”I fratelli De Filippo”

Presentato al Festival del Cinema di Roma, con la folkloristica partecipazione di Maurizio Micheli, Vincenzo Salemme e Maurizio Casagrande, ”I fratelli De Filippo” è un’opera biografica diretta da Sergio Rubini. Magistralmente dietro la macchina da presa, il regista pugliese porta sul grande schermo l’epopea di una famiglia, dapprima reietta e rinnegata, poi in auge al teatro autoriale e popolare italiano.

Figli dell’innovatore e dispotico Eduardo Scarpetta (Giancarlo Giannini), Eduardo, Peppino e Titina, interpretati da Mario Autore, Domenico Pinelli e Anna Ferraioli Ravel, crescono dietro le quinte di un palcoscenico della vita alterato, nel quale realtà e finzione si fondono in un contesto tragicomico, riso e pianto diventano un tutt’uno e trasportano nel privato dei tre attori l’instabilità emotiva che solo la recitazione riesce ad esternare.

Eduardo, istrionico e creativo, Peppino, dimesso e subordinato, Titina, materna e accogliente. Tre caratteri, tre maschere, tre modi differenti di intendere la professione e le relazioni, un trio che anela all’indipendenza  sociale da una matrice ingombrante, un testamento che lascia in eredità solo l’arte, mentre le tre buste puzzano di incertezza invece che profumare di futuro.

Eduardo e Peppino, personalità agli antipodi, idiosincrasia selettiva di chi è nato con lo stesso sangue, gelosia sprezzante del successo, invidia messa da parte solo per l’odio nei confronti di Vincenzo Scarpetta (Biagio Izzo).

Destini divisi, come sei personaggi in cerca d’autore, come le sirene milanesi di un refolo di vento siciliano e pirandelliano, sotto i riflettori del cinema di Totò, all’ombra di una dinastia di secondo letto, matrimoni da consumare a tutti i costi per superarsi a vicenda nei favori di mamma Luisa (Susy Del Giudice) e del pubblico.

Tre fratelli come tre Re Magi, un Natale in casa Cupiello che sa di capolavoro, il paradiso del Kursaal di Napoli, gremito in ogni ordine di posto per l’imperdibile debutto, lo snodo che allontana ma avvicina mondi agli antipodi, destinazioni  che, meticolosamente random, regaleranno ai libri di storia una comicità unica ed una drammaturgia irripetibile, il documento che le teche RAI hanno consegnato ai posteri  con la convinzione che il genio sopravvivrà in eterno sotto lo steso cielo:


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.