Intervista a Francesco Vurchio

 Gli stereotipi legati alla preparazione atletica ci portano, spesso, a sottovalutare i rischi che comporta un allenamento fisico applicato da autodidatti. Per sfatare qualsiasi tabù e luogo comune in merito, abbiamo chiesto al rinomato personal trainer andriese Francesco  Vurchio, già opinionista della trasmissione “Speaker’s Corner” di Tele Dehon, di chiarirci alcuni aspetti ancora sconosciuti all’utenza media pubblica del culturismo:

Ciao Francesco. Che valore attribuisce un personal trainer esperto come te all’alimentazione da seguire pre e post allenamento?

Un personal trainer può solo consigliare, specificando che qualsiasi suggerimento va preso come tale e non come un programma alimentare che, invece, dev’essere stilato da un dietologo, un dietista o un biologo nutrizionista. Compito del personal trainer è sincerarsi che l’atleta non segua diete troppo restrittive o, addirittura, digiuni forzati, sfavorevoli nel prosieguo di un allenamento anche a causa di un carente apporto di micro e macro nutrienti.

Quanto può essere efficace utilizzare sovraccarichi durante l’attività fisica?

I sovraccarichi, come indicato nelle più recenti e aggiornate evidenze scientifiche, sono utili al miglioramento posturale. L’ipertrofia (aumento delle dimensioni delle cellule muscolari), ad esempio, determina un giovamento dello stato di salute, in maniera generale. A vanificare gli effetti dei suddetti benefici c’è l’improprio abuso di tecniche applicate in modo scorretto.

Che cosa si intende per “approccio joint by joint” e quali sono i problemi legati alla stimolazione delle articolazioni stabili e mobili?

L’approccio joint by joint ci aiuta a capire quali siano le articolazioni stabili, mobili, e l’importanza del movimento affinché non vengano alterate le loro funzionalità. Un’articolazione stabile, come il tratto lombo-sacrale, deve necessariamente conservare la propria solidità evitando dannosi movimenti di torsione all’anca.  Di diversa natura è, invece, l’articolazione della caviglia la cui mobilità è  condicio sine qua non per dar vita ad esercizi più complessi e allenanti.

Dove credi finisca il lavoro motivazionale di un istruttore e inizi la volontà dell’atleta?

Senza la motivazione dell’atleta qualsiasi piano di allenamento risulterà vano. Non esiste risultato senza sacrificio, e un personal trainer non potrà mai svolgere il proprio lavoro se di fronte ha un agonista con scarsa determinazione e abnegazione, un ginnasta che guarda unicamente all’obiettivo finale.

Progetti futuri?

Lo scopo che cerco di perseguire assieme al mio staff è quello di offrire, a chi mi è vicino, un servizio sempre più leale, continuativo ed efficace, immettere chi lo desidera in un cammino sterrato ma che conduca al benessere psico-fisico.