Si chiude un anno segnato senza dubbio dalla guerra russo-ucraina. Ma il 2022 si era aperto con il caso Djoković, strascico polemico del periodo post Covid.

Il 2022 se ne va, un anno caratterizzato dalla lenta uscita dalla pandemia. In questo articolo faremo riferimento ad alcuni degli avvenimenti più significativi sulla scena internazionale.

Il 2022 si è aperto con il caso Djoković.

Al tennista serbo, numero uno del mondo, era stato negato il visto per poter prendere parte all’Australian Open. La sua esenzione al vaccino era stata ritenuta non valida. Dopo giorni pieni di incertezze, durante i quali Nole era stato detenuto in un Hotel e  il giudice Kelly aveva annullato la decisione dell’Australian border force, liberando di fatto Djoković, è arrivata la decisione della Corte federale australiana, presa per non rafforzare un’opinione contraria ai vaccini. Il serbo “sarebbe diventato un’icona per i no-vax, e la sua posizione contro i vaccini avrebbe creato un danno alla salute pubblica del Paese”. Nonostante la mancata partecipazione all’AO e agli US Open, Djoker ha trionfato per la settima volta a Wimbledon e alle ATP Finals, stabilendo diversi record e il 2023 lo vedrà sicuramente protagonista.

Il 24 febbraio 2022 si torna a combattere una guerra in Europa, a distanza di 23 anni. Con l’Operazione Militare Speciale Putin annuncia l’invasione dell’Ucraina, dopo aver riconosciuto le  Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, soltanto due giorni prima. Sono seguiti aspri combattimenti, perdite pesanti da entrambe le parti e le sanzioni da parte dell’Unione Europea contro Mosca e contro i magnati che vivevano nelle grandi città europee, come l’ex proprietario del Chelsea Roman Avramović. La NATO, che negli anni ha stretto una morsa asfissiante e accerchiante attorno alla Russia ha offerto il suo sostegno a Zelensky, attraverso l’invio di armi. Alcune città, come Zaporizhzhya, Mariupol, Mykolaïv e Kherson, sono assurte a simbolo di un conflitto che non avrà fine nel breve e nel quale la diplomazia fatica a trovare una soluzione, anche se proprio in questi giorni Putin ha aperto a un possibile negoziato, sul quale Zelensky ha frenato  con l’invito a “tornare alla realtà”. L’Ucraina sarebbe pronta a un summit di pace da tenersi  all’ONU entro la fine di febbraio.

Lo scorso 8 settembre la Regina Elisabetta II d’Inghilterra muore nel Castello di Balmoral. Si chiude un regno iniziato nel 1952 allorquando era succeduta a suo padre, Giorgio VI, morto per malattia e che nel 2015 ha superato il record della grande Regina Vittoria. Pochi mesi prima Elisabetta aveva celebrato il Giubileo dei 70 anni di regno, quello di platino, non deludendo i suoi sudditi che l’avevano omaggiata con il God Save the Queen. Per tanti britannici Elisabetta ha rappresentato il riferimento di una vita poiché soltanto i più anziani potevano ricordare Giorgio VI. Gli stessi funerali sono stati vissuti con grande curiosità, non solo dagli inglesi, ma dal mondo intero che ha seguito in TV l’evento. Carlo III è diventato il nuovo sovrano e l’incoronazione, fissata per il 6 maggio, sarà uno degli eventi clou del prossimo anno.

Il 2022 è stato l’anno della riconferma di Emmanuel Macron come Presidente della Repubblica francese, mentre in Italia vince la coalizione di Centro Destra che ha portato Giorgia Meloni al governo, la prima volta per una donna a Palazzo Chigi. Nelle elezioni di Midterm tutti attendevano la marea rossa dei Repubblicani, che non c’è stata. Infatti, pur avendo ottenuto la vittoria alla Camera, i Repubblicani hanno perso al Senato dove i Democratici hanno ottenuto un seggio in più.

È stato l’anno in cui in Iran sono scoppiate violente proteste contro il regime, iniziate dopo la morte di Mahsa Amini, arrestata perché colpevole di non aver indossato correttamente il velo. La popolazione ha chiesto il rispetto dei diritti e delle libertà negate. Il governo non si è fatto impressionare ed ha usato il pugno duro contro gli oppositori, praticando anche la pena di morte. In appoggio a quanto stava accadendo in patria, i giocatori dell’Iran non hanno cantato l’inno nella partita d’esordio ai mondiali contro l’Inghilterra.

Proprio i Mondiali del Qatar sono diventati una vetrina importante per reclamare il rispetto dei diritti umani a livello globale. Si ricorderanno la mano davanti alla bocca dei giocatori della Germania che con il capitano Neuer volevano presentarsi con la fascia arcobaleno. Si è ripetuto il gesto contro il razzismo, Black lives matter, da parte degli inglesi, già messo in atto ad Euro 2020.