«Le persone vengono sempre nella tua vita per una ragione, per una stagione o tutta la vita.
Quando saprai perché, saprai anche cosa fare con quelle persone».

(Paulo Coehlo)

 

Breve cronaca di un weekend straordinariamente ordinario tra Cilento e Lucania

«Scusi, la strada per Sant’Angelo a Fasanella?» – «Sempre dritto. Ma aspettate che adesso telefono al mio amico Bernardo: lui si farà trovare in piazza e vi farà da guida…». Tra i mille inizi possibili di questo articolo, ho scelto questo: vi dà subito l’idea dell’ospitalità con cui ci ha accolto la gente cilentana.

Avevamo in mente di fare un giro per paesini mai visitati e a noi sconosciuti: Corleto Monforte, Sant’Angelo a Fasanella, Roscigno Vecchia, nell’Alto Cilento. Arriviamo a Corleto e ci inoltriamo per le stradine del centro storico. Giungiamo in vetta e vorremmo visitare la chiesa di San Giovanni, ma è chiusa e non c’è nessuno in giro a cui chiedere informazioni. Mia moglie suona il primo campanello, a caso. Risponde la signora Carmela: «Tranquilli, vi apro io la chiesa: ho le chiavi». Carmela ci dedica oltre mezz’ora. Naturalmente, non ci chiede una lira, ci parla di un paese ormai semideserto: «Non perché si vive male, ma perché non c’è lavoro. Anche se qui abbiamo pace e aria buona…». La salutiamo, ringraziandola, e ci avviamo per la seconda tappa del tour.

Ecco l’incontro con una sconosciuta signora di cui sopra, che ci ha fatto conoscere il suo amico: Bernardo Marmo, che scopriremo essere il consigliere delegato per il turismo nel Comune di Sant’Angelo a Fasanella.

Quando arriviamo nella piazzetta, lui non c’è ancora, chiediamo informazioni ad un’altra passante e lei: «Non ho il numero di Bernardo, ma aspettate un attimo che telefono a mio fratello e me lo faccio dare…». Incominciamo a pensare di essere come Alice nel paese delle meraviglie: tutti sembrano aspettarci, tutti si mettono immediatamente a nostro servizio, tutti telefonano per noi, naturalmente a spese loro. La telefonata non è ancora terminata che scorgiamo Bernardo correre trafelato incontro a noi: «Mi dovete scusare, ma oggi c’è il vescovo in visita pastorale. Ho bisogno che mi diate un paio d’ore. Tornate dopo pranzo. Dovete assolutamente visitare la Grotta Santuario di San Michele Arcangelo! Ci troviamo qui e vi porterò anche delle pubblicazioni. Naturalmente, è tutto gratis…».

Restiamo allibiti e non possiamo che accettare, ma lui aggiunge: «A meno che non vogliate essere nostri ospiti a pranzo!». Ci sembra davvero troppo e decliniamo l’invito, tra l’altro abbiamo già con noi di che mangiare, e lui: «Allora vi consiglio di fare sosta nell’area picnic della cascata Austo, ci sono anche il mulino vecchio e un ponte romano».

Ovviamente, seguiamo i suoi consigli e, fatta la sosta, decidiamo di puntare a Roscigno Vecchia. Siete liberi di non crederci, ma anche qui sembra che ci stessero attendendo: un signore della Pro Loco ci apre il museo della civiltà contadina e ci fa visitare anche un paio di case in una città fantasma che lo smottamento della montagna sta progressivamente cancellando. La gente si è trasferita a Roscigno nuova, su in alto, tranne una sola persona: Giuseppe Spagnolo che, da oltre vent’anni, è l’unico abitante di Roscigno vecchia. Anche lui ci invita a visitare casa sua e non disdegna di mettersi in posa per delle foto. La visita di Roscigno Vecchia? Gratis, naturalmente!

Si è fatto tardi. Bernardo ci aveva lasciato il suo numero di cellulare e pensiamo di telefonargli per dirgli che siamo in ritardo, ma non facciamo in tempo: ci chiama prima lui e ci dice di fare con calma, che tanto ci aspetta nella piazzetta di Sant’Angelo. Arriviamo con un’ora e un quarto di ritardo, ma Bernardo non fa una piega. È rimasto ad aspettarci sotto una pensilina, perché nel frattempo il sole ha lasciato il posto alla pioggia. Ci dirigiamo alla Grotta di Sant’Angelo, uno dei due siti Unesco del Comune, l’altro è l’Antece, che è una figura maschile raffigurante un guerriero. È scolpita su un monolite di pietra calcarea ed è situata sulla cima di Costa Palomba, tra i Monti Alburni: «All’Antece non si fa in tempo ad arrivare, ma tanto dovrete tornare con i vostri amici. Sarò a vostra disposizione per tutta la giornata, naturalmente senza che dobbiate pagarmi».

Bernardo ci fa così visitare la Grotta Santuario di San Michele Arcangelo, la cui bellezza e la cui storia ci lasciano a bocca aperta: non è un caso se è iscritta nella lista dei beni tutelati dall’Unesco.

Ma non è finita: «Dovete assolutamente visitare la chiesa di Santa Maria Maggiore. C’è ancora il vescovo. Venite a salutarlo».

Il vescovo? Noi? Ma non ci conosce! Del tutto inutile obiettare. Arrivati alla chiesa, che è stupenda, siamo immediatamente condotti da padre Antonio De Luca. “Padre” perché è un redentorista, ma è anche il vescovo di Teggiano-Policastro: solo che ci ordina di dargli del tu e di non chiamarlo “eccellenza”: «Che aspettate? Offrite ai nostri ospiti un liquorino, o una tisana e dei dolcetti. Volete la tisana? La faccio io…». Naturalmente, accettiamo.

Caro lettore, sono costretto a precisare: sto facendo la cronaca di un giorno di ordinaria ospitalità. “Ordinaria” per i Cilentani, ma noi non sappiamo se credere ai nostri occhi. Mons. De Luca vuol sapere tutto di noi. Si interessa alle nostre storie. Appreso del mio lavoro, mi chiede di leggergli l’articolo Quando non mi sento italiano e, durante la lettura, continua ad approvare con ampi cenni della testa e un volto che esprime compassione. Chiosa, citando Paulo Coeho: «Le persone vengono sempre nella tua vita per una ragione, per una stagione o tutta la vita: voi siete entrati definitivamente nelle nostre esistenze!». Siamo commossi, senza parole. Prima di salutarci, gli chiediamo una foto e lui accetta, ci abbraccia e ci dà la sua benedizione.

Torniamo ad Atena Lucana. Alloggiamo nel Magic Hotel, il cui patron è “don” Antonio. Durante la cena, nonostante la sua già considerevole età, continua a correre avanti e indietro per i tavoli. Ci sono almeno cento persone a cena – attirate da una cucina di eccezione e dalla grandissima cordialità dei padroni di casa –. Antonio ha una parola per tutti. A tutti chiede se stiano gradendo, se abbiano bisogno di altro. A tutti dice grazie perché tutti gli fanno i complimenti. Prima di andare via, chiediamo di salutarlo. Ci stringe la mano e ci abbraccia come fossimo suoi figli. Nel frattempo la cameriera ci porte due grappe: «Sono offerte da don Antonio». Naturalmente, senza pagare.

Ok, troppe emozioni: devo partorire. Abbozzo la prima stesura di questo pezzo e vado a dormire, ma non prima di aver fatto la mia preghiera della sera: «Grazie, buon Dio, per avermi fatto nascere italiano e terrone».

Ma non finisce mica qui! E fu sera e fu mattina: secondo giorno. Si riparte per tornare a casa, ma decidiamo di far prima tappa nel centro storico di Atena Lucana e poi a Brienza, in provincia di Potenza. Ad Atena, appena arrivati, ci viene incontro una ragazzina, Roberta, che si offre subito di farci da guida. Soldi? Naturalmente manco a parlarne, ma riusciamo almeno a farle accettare una merenda al cioccolato; vorremmo visitare il santuario di San Ciro, che è chiuso. Anzi no: il nostro arrivo è stato notato ed hanno mandato qualcuno apposta per aprirci, naturalmente…

Bene, bussola verso Brienza. Appenga giunti, ci vorrà poco a scoprire che l’ospitalità dei Cilentani fa rima con quella dei Lucani. Vorremmo, infatti, visitare il castello medioevale, ma scopriamo all’ultimo momento che è chiuso per dei lavori di restauro. Non facciamo in tempo a chiedere informazioni ad un passante che lui brandisce il telefono e spiega: «Vediamo se posso aiutarvi». Trenta secondi di telefonata, naturalmente a spese sue, e poi il responso: «Mi sono permesso di chiamare il sindaco. Se potete aspettare tre minuti, sta arrivando il presidente della Pro Loco. Aprirà solo per voi ed è disposto ad accompagnarvi per una visita guidata…».

#chetelodicoafare? Della serie: benvenuti al Sud. Arriva il presidente della Pro Loco, Eduardo Andreozzi che prima ci presenta l’ass. al turismo, Antonio Sabatella, e poi si trattiene con noi per oltre due ore; Antonio, gentilissimo, ci conduce in ogni angolo del castello, ci racconta la storia di Brienza, ci riempie di informazioni preziosissime, ci spiega che i lavori sono ormai completati e che presto tutto il rione sarà destinato a diventare centro per le antiche botteghe artigianali: una scelta quanto mai lungimirante. Al momento dei saluti, ha accettato del denaro? Naturalmente, no.

Mi rimetto al volante e penso di nuovo: «Che bella questa Italia! Grazie, buon Dio, di avermi fatto nascere proprio così: italiano e terrone».

Perché noi terroni dell’accoglienza non parliamo: la facciamo.

 

Post scriptum

Non c’è solo l’Italia dei monumenti famosi e della città d’arte. C’è un’Italia tutta da scoprire, quella dei piccoli borghi che combattono per non scomparire e di gente la cui cordialità non mancherà di commuovervi. Volete dar loro una mano? Allora mettete in conto di fare un viaggio nella bellezza.

Ecco i riferimenti che vi servono:

Sant’Angelo a Fasanella: Bernardo Marmo, cell. 3397753001, pagina facebook Bernardo Marmo

Corleto Monforte: Museo Naturalistico degli Alburni di Corleto Monforte

Roscigno Vecchia: Pro Loco, telefono, 0828963377; sito, Roscigno Vecchia, email: info@roscignovecchia.it

Giuseppe Spagnolo, l’ultimo abitante di Roscigno Vecchia: reportage, Libero, abusivo, speciale

Brienza: Eduardo Andreozzi (presidente Pro Loco): email, eduardoandreozzi4@gmail.com

pagina facebook, Pro Loco Brienza Città d’Arte

 


FontePhoto credits: Paolo Farina
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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

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