A volte davvero ci si sente come di vetro e pare che l’unico modo per spezzare il muro della vita sia toccare il cuore e le sue fragilità, una ad una. Perché a diciott’anni la paura è fatta anche di rimpianti e di prospettive precarie e prive di contorni nitidi.

Come accade a Gabriele, il protagonista del romanzo “Giro di vita” arricchito di particolari e bellezza, ripubblicato da Les Flâneurs Edizioni e scritto da Alessio Rega, eccellente editore e scrittore di grande sensibilità.

La fine di un matrimonio dopo vent’anni fra tira e molla logora e nella brevità di un attimo tutti i flash di un passato ormai lontano stropicciano gli occhi di Gabriele fra vuoti e pieni.

Non è facile accettare che i genitori non vivano più insieme e che in città diverse provino a ricostruirsi una vita: nel giro dei pensieri talora si perdono anche le abitudini.

In ogni momento di passaggio anche i monosillabi nascono dall’imbarazzo o da un senso di inadeguatezza ma l’inizio di un nuovo anno scolastico è il tentativo di uscire da zone d’ombra e da una lentezza estrema priva di ritmo.

L’autore accompagna il lettore nei meandri di un’adolescenza fatta di illusioni e tenerezze, di musica a palla e amicizie a pelle, quelle di una vita, quelle che uniscono interessi ed esigenze.

Giulio, ad esempio, così diverso per estrazione sociale e carattere. «La sua esigenza di doversi guadagnare tutto ciò che possedeva molto più intraprendente, meno impacciato, già pronto ad affrontare il mondo vero degli adulti»

Giulio è estroverso, intraprendente, sicuro con le ragazze mentre Gabriele è timido, insicuro, con un fisico ancora senza senso, in fase di crescita e privo di contorni ben definiti, con vestiti solo di marca, persino calze e mutande.

«Era una regola non scritta che il gruppo imponeva alla quale bisognava adeguarsi per non correre il rischio essere esclusi.»

Poi c’è Enrico, conosciuto in prima elementare, un’amicizia cresciuta con il passare degli anni fortificandosi sempre più ma è l’incontro con Chiara Marzano che fa riavvolgere il nastro magnetico della memoria risvegliando a un certo punto in Gabriele un ricordo nitido. Il loro è un abbraccio pancia contro pancia senza un millimetro di distanza e Gabriele viene travolto da un vulcano di parole e allegria.

I primi amori sono come avvolti in bolle di insicurezze: al contempo la paura di un rifiuto e la sicurezza di una curiosità che attrae, sempre in bilico tra felicità e infelicità.

Il ticchettio di un orologio può anche amplificare il senso di solitudine rendendola tangibile ma la musica rock e violenta spegne il silenzio, alza il volume dei desideri e in Flight of Icarus c’è la stessa smania di non restare imprigionato nelle paure.

Cigola il rapido trapasso delle emozioni, cigola il trascorrere del tempo fra pensieri buffi, significati profondi, pessimi voti e formule incomprensibili, questioni politiche e scioperi per saltare le lezioni.

Lungo la strada dei giorni mentre le parole si scombinano accade anche di recuperare il rapporto con un genitore mettendo da parte una rabbia rinsecchita: il bene si trasforma e i ricordi bussano per entrare ricercando somiglianze.

Cos’è allora la felicità? Bisogno di capire motivazioni e scelte? Necessità di perdonare gli errori per abbracciarsi contenti?

Basta uno sbaglio a rabbuiare anche una bella amicizia e a rendere lacunose le ricostruzioni: Gabriele un eterno incompiuto con la testa all’insù a guardare le stelle.

A volte si avverte l’esigenza di ingannarsi per non sentirsi inutili.

Gabriele prova continuamente a non sentirsi con le spalle al muro: eppure gli manca sempre qualcosa per sentirsi leggero.

La fine dell’anno scolastico in un caldo impazzito disperde gli affetti così come il senso della realtà nella folla imbestialita di pensieri e confusione. Da Milano a Bari giunge sempre il momento del ritorno, quello che tra vento e maree coglie tutte le sfumature dell’animo con tanta voglia di recupero.

Sembra così complicato prendere la giusta traiettoria e chiudere i cerchi rimasti aperti, con l’angoscia di essere sempre fuori tempo nella vita.

La felicità non ha un biglietto di prima classe, ha molte deviazioni, molti grovigli mentre il mondo dentro agli altri può sembrare capovolto.

Rega ha la capacità di cogliere i dettagli, di saperli combinare in un’opera d’arte d’eccellenza, stemperando malinconie e cromatismi in nuove dinamiche comunicative.

«Nessuno mi aveva mai insegnato ad ascoltare me stesso, a capire i miei reali bisogni, i miei desideri; quando ci provavo mi scontravo con paure che si erano sedimentate nel mio inconscio» pensa Gabriele facendo i conti con la propria coscienza.

Anche la verità di un nuovo amore con Bea può disarmare e dissolversi sotto la pioggia.

Il cuore non si anestetizza mai dal dolore ma decolla senza tenere tutto sotto controllo

Per essere felici ci vuole un perché. Uno qualunque che sappia capire.

 


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Angela Aniello è nata a Bitonto nel 1973, si è laureata in Lettere classiche e dal 1998 insegna nella scuola secondaria di primo grado. Da tempo si dedica alla scrittura come vocazione dell’anima. Ha pubblicato nel 1997 il racconto “Un figlio diverso” edito da Arti Grafiche Savarese e, nel 2005, ha pubblicato anche una raccolta di poesie dal titolo “Piccoli sussurri” edito da Editrice Internazionale Libro Italiano. Ha vinto il concorso nazionale Don Tonino Bello nel 1997 e nel 2004, ha conquistato il secondo premio a un certamen di poesia latina, Premio Catullo ad Acerra (Na) e nel febbraio del 2006 è arrivata il suo quarto premio al concorso di poesia d’amore Arden Borghi Santucci. Quest’anno (precisamente a giugno 2018) ha vinto il terzo premio di poesia e il primo premio per il racconto “Anche la paura puzza” al Concorso “La Battaglia in versi”.