Il Messaggio di Papa Francesco per la 51ª Giornata mondiale della pace
“Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace” è il titolo del Messaggio di Papa Francesco per la 51ª Giornata mondiale della pace che si celebra, dal 1968 per desiderio del Papa Paolo VI, il 1 gennaio.
La pace, afferma il Papa argentino, venuto dalla fine del mondo, è “un’aspirazione profonda di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza” e ricorda che sono tanti, tantissimi, “oltre 250 milioni nel mondo dei quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati”. Prendendo in prestito alcuni passaggi, dell’Angelus del 15 gennaio 2012 –99ª giornata mondiale del migrante e del rifugiato-, di Benedetto XVI, richiama: “migranti e rifugiati sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace”. Per trovarlo, sottolinea, “molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta”.
Il Messaggio, tutto dedicato ai migranti e ai rifugiati, ha parole addolorate, ma allo stesso tempo, chiare e dirette, che non scansa o evita i problemi, ma li affronta in maniera nitida. Papa Francesco mette in guardia contro la “retorica” di chi “fomenta la paura nei confronti dei migranti, magari a fini politici, anziché costruire la pace, seminano violenza, discriminazione razziale e xenofobia, che sono fonte di grande preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore la tutela di ogni essere umano”, ed esorta le nazioni ad approvare i patti globali Onu per migrazioni sicure e per i rifugiati di cui si discuterà nel 2018.
“Accogliere l’altro richiede un impegno concreto, una catena di aiuti e di benevolenza, un’attenzione vigilante e comprensiva, la gestione responsabile di nuove situazioni complesse che, a volte, si aggiungono ad altri e numerosi problemi già esistenti, nonché delle risorse che sono sempre limitate”. Da qui l’invito ai governanti perché agiscano “nei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso, [per] permettere quell’inserimento”. “Essi hanno una precisa responsabilità verso le proprie comunità”, sottolinea Papa Francesco, “delle quali devono assicurarne i giusti diritti e lo sviluppo armonico, per non essere come il costruttore stolto che fece male i calcoli e non riuscì a completare la torre che aveva cominciato a edificare”.
Francesco esorta ad avere sui migranti uno “sguardo contemplativo, capace di accorgersi che tutti facciamo parte di una sola famiglia, migranti e popolazioni locali che li accolgono, e tutti hanno lo stesso diritto ad usufruire dei beni della terra, la cui destinazione è universale”.
Chi è capace di questo sguardo potrà, afferma Papa Bergoglio, scoprire che: “i migranti non arrivano a mani vuote: portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono. Chi è animato da questo sguardo sarà in grado di riconoscere i germogli di pace che già stanno spuntando e si prenderà cura della loro crescita. Trasformerà così in cantieri di pace le nostre città, spesso divise e polarizzate da conflitti che riguardano proprio la presenza di migranti e rifugiati”.
Il Messaggio ha poi una parte molto concreta, infatti, Francesco suggerisce anche “quattro pietre miliari per l’azione”, ovvero quattro azioni, quattro verbi: “accogliere, proteggere, promuovere e integrare” utili a tessere strategie efficaci, in grado di offrire a “richiedenti asilo, rifugiati, migranti e vittime di tratta una possibilità di trovare quella pace che stanno cercando”.
Accogliere: “richiama l’esigenza di ampliare le possibilità di ingresso legale, di non respingere profughi e migranti verso luoghi dove li aspettano persecuzioni e violenze”.
Proteggere: “ricorda il dovere di riconoscere e tutelare l’inviolabile dignità di coloro che fuggono da un pericolo reale in cerca di asilo e sicurezza, di impedire il loro sfruttamento”. Promuovere: “rimanda al sostegno allo sviluppo umano integrale di migranti e rifugiati”, in particolare con l’”assicurare ai bambini e ai giovani l’accesso a tutti i livelli di istruzione”.
Integrare: “infine significa permettere a rifugiati e migranti di partecipare pienamente alla vita della società che li accoglie, in una dinamica di arricchimento reciproco e di feconda collaborazione”.
“Non è superfluo ricordare che i profughi…sono persone…”. (S. Giovanni XXIII, Lettera enciclica, Pacem in terris).