
Oggi, come avviene nel resto del mondo, sembra che anche in Italia si stia recuperando un approccio più equilibrato, meno ideologico, verso questa pianta. Anche in Puglia.
Fino a mezzo secolo fa, l’Italia produceva canapa di una qualità fra le migliori del mondo. Era il nostro paese, ad esempio, a fornire questa fibra alla marina inglese per le vele delle sue navi o per il cordame. Eravamo il secondo paese produttore, dopo l’Unione Sovietica. Nel dopoguerra arrivò il boom economico, con esso le fibre sintetiche, la canapa allora fu considerata superata. La produzione diminuì drasticamente. A dare il colpo di grazia ci pensarono le leggi proibizioniste del 1961 e del 1975, che ne vietarono la coltivazione di qualsiasi tipo.
Oggi, come avviene nel resto del mondo, sembra che anche in Italia si stia recuperando un approccio più equilibrato, meno ideologico, verso questa pianta. È passata l’idea che, nonostante esistano centinaia di tipologie possibili di questo vegetale, la differenza fondamentale resta fra Canapa Sativa e Canapa Indica. Detto grossolanamente: la prima non ha una concentrazione di THC tale che assunta possa fungere da stupefacente, la seconda sì.
Di questo si sono accorte anche le istituzioni. La pianta, di per sé, andando oltre le sue potenzialità dopanti, presenta proprietà affatto comuni e il suo utilizzo è davvero vastissimo. Un utilizzo che, se implementato a dovere, può avere risvolti economici apprezzabili. Ecco che a livello nazionale, la commissione Agricoltura al Senato ha deliberato che è possibile coltivare canapa senza autorizzazione se il suo principio attivo rimane entro il limite dello 0,6. Sulla questione si sono mosse in autonomia anche diverse regioni, fra queste la Puglia.
In Puglia già oggi si coltiva canapa. Lo si fa dal 2012, quando, grazie ai fondi messi a disposizione dalla Regione tramite il bando Principi Attivi, un gruppo di giovani fondò CanaPuglia. L’associazione nasceva con lo scopo di tornare alla coltivazione della canapa e promuoverne un uso consapevole. Così in effetti è stato. L’esperienza ha fatto scuola in Italia. Oggi esiste anche l’impianto di lavorazione Southemp a Crispiano e CanaPuglia Emporio, a Conversano, negozio in cui poter toccare con mano i prodotti fatti con la pianta in questione.
Ad ottobre 2016 i consiglieri regionali del gruppo Emiliano Sindaco di Puglia, assieme a Confcommercio e Coldiretti, hanno presentato la proposta di legge per la “Creazione filiera agro-industriale regionale per avvio della produzione, coltivazione, trasformazione e commercializzazione della canapa industriale (sativa)”. La proposta è stata finanziata con 100 mila euro e prevede in sostanza la creazione di un marchio che la Regione stessa concederà, assieme a un contributo, alle aziende che rispetteranno i requisiti richiesti.
La coltivazione della canapa, una volta approvata la legge, verrà inoltre incentivata nelle zone attigue ai poli industriali, dunque aree altamente inquinate. Si cercherà allora di costituire delle “cinture verdi” coltivate a canapa col fine di bonificare e rivalorizzare terreni agricoli ormai compromessi. Tale tipo di coltivazione non richiede infatti l’utilizzo di diserbanti o disseccanti e non produce rifiuti difficili da smaltire. La fibra potrà essere poi impiegata nella bio-edilizia, nel settore energetico, per i tessuti, per l’abbigliamento.
Un’altra proposta di legge invece chiede che si avvii in Puglia un progetto sperimentale per la coltivazione di cannabis (con un livello di THC apprezzabile) da utilizzare a scopo terapeutico. Questo tipo di uso era già stato previsto in una legge del 2014, ma l’approvvigionamento della sostanza doveva avvenire presso lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Oggi, dovendo il sistema sanitario locale garantire la cannabis a chi ne ha bisogno, e volendo ridurre i costi del suo acquisto, proverà a convenzionarsi con uno stabilimento locale che la produca.
Che la si chiami canapa, cannabis, marijuana, ganja: siamo di fronte alla storia di un’erba cattiva che, come vuole il proverbio, non è morta mai. La resistenza ha dato i suoi frutti perché sembra che oggi sia tornata ad essere buona.