L’ascesa di un uomo che spezza i panini per l’ultima cena, baciando gli affari come solo uno spietato Giuda sa fare

Con “Saving Mr. Banks” il regista John Lee Hancock aveva tracciato un quadro dettagliato dell’influenza che Walt Disney ebbe su un mondo impreparato a tanta innovazione onirica. Dirigendo, invece, “The Founder”, lo statunitense descrive, pedissequamente, la vita e la scalata imprenditoriale di Ray Kroc, rappresentante di frullatori dell’Illinois che, negli Anni Cinquanta, sfrutta il marchio “McDonald’s” per fondare una serie di ristoranti destinati a diventare leggenda. La storia di Kroc era già nota al grande pubblico americano, ma l’idea del produttore, Don Handfield, di ripercorrerne le tappe commerciali è arrivata ascoltando la canzone “Boom, i like that” di Mark Knopfler.

Interpretata dal redivivo Michael Keaton, la figura di Kroc incarna perfettamente il potere capitalistico di un Paese che vuole espandersi a qualsiasi costo. In una recente intervista al “Jimmy Fallon Tonight Show”, Michael Keaton ha confessato di aver avuto perplessità riguardo alla preparazione del ruolo: “Guarda, John, se stai pensando ad una storia sdolcinata, ci sono un milione di attori più adatti di me“.

Ma il plot nasceva aggressivo e l’espressività di Keaton corrispondeva esattamente a quella tipologia di personaggio disposto a tutto pur di tornare a galla, con lena ritrovata e spirito di rivincita sociale. Stessa illuminazione del regista Alejandro Gonzalez Inarritu che affidò a Keaton la parte principale in “Birdman”, rispolverando un eroe in declino, fermatosi al “Batman” di Tim Burton e incapace di svestire i panni dell’immaginario paladino della giustizia. Qui, però, Keaton somatizza lineamenti pazzoidi di una visionaria Cassandra. Folgorato dalla fordiana “catena di montaggio” dei pasti, Kroc è affascinato dalla velocità con la quale i dipendenti della prima stamberga McDonald’s servono la clientela. Decide, allora, di incontrare i fratelli Dick e Mac McDonald (Nick Offerman e John Carroll Lynch) per stilare un programma epidemico che desse alla gente l’opportunità di sbocconcellare leccornie di immediata fruibilità.

L’ipoteca sulla casa è solo il primo degli ostacoli lungo la strada verso il Paradiso. Il divorzio dalla moglie Ethel (Laura Dern) lo fa avvicinare sentimentalmente a Joan (Linda Cardellini), ma la svolta è nell’amicizia con un giovane consulente finanziario, le cui delucidazioni spostano Kroc dal mercato alimentare a quello immobiliare.

La qualità recitativa di Keaton è misurabile dall’evoluzione carismatica a cui tende per tutta la durata della pellicola. Lo spettatore è invitato a rimpinzarsi di hamburger e maliziosi ghigni, non è né a favore né contro Kroc, nel momento stesso in cui lo biasima, prova affetto per un uomo che si carica attraverso discorsi motivazionali sparati a palla dall’autoradio. Kroc ridisegna gli archi dorati di una “emme” che, a suo dire, “sostituisce la croce nella Chiesa americana“.

Kroc è sensibile alle dinamiche familiari, ma puntiglioso su cavilli contrattuali che aggira con una stretta di mano, quella delle biascicate royalties, quella che spezza i panini per l’ultima cena, baciando gli affari come solo uno spietato Giuda sa fare!


Fontewikimedia.org
Articolo precedenteI PADRI DELL’EUROPA (parte prima)
Articolo successivoFino alla morte. I Peshmerga Curdi
Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.