Il fico d’India: dalla coltura alla cultura gastronomica (parte II)

Impiegato in cucina, nella cosmesi, ma anche in artigianato

Dopo aver parlato di storia, tradizioni e raccolta nelle regioni di Calabria e Sicilia nell’articolo precedente, conosciamo questo frutto succulento come prepararlo in cucina.

Il frutto dal punto di vista nutrizionale è costituito da una polpa succosa e carnosa molto ricca di acqua, zuccheri, vitamine e sostanze minerali tra cui potassio e magnesio. I fichi d’India contengono molte fibre, tanto da contrastare la stitichezza, favorire la diuresi, ridurre i calcoli renali. Sono anche ricchi di antiossidanti, capaci di combattere i radicali liberi.

Su 100g di prodotto edibile sviluppa circa 55 calorie.

Il fichi d’India si distinguono dai colori. Questi colori ci indicano che fanno parte di tre varietà diverse e sono:

  1. la rossa detta Sanguigna

  2. la gialla Sulfarina

  3. la bianca Muscaredda

In base alla varietà possiamo ottenere dai frutti, dei succhi di fichi d’India con proprietà differenti (rosso indica la presenza di licopene, viola antocianine, giallo-arancio betacarotene).

Sempre dai frutti, possiamo ottenere delle marmellate abbinate col peperoncino e cipolla rossa, da accostare a formaggi stagionati. Delicata e piacevole è la confettura di fichi d’India con rum e gocce di cioccolato fondente. Le più utilizzate per queste tipologie di confettura sono leSanguigneperché più dolci di tutte.

Dai fiori essiccati si possono ottenere anche ottimi decotti. Su 1 litro di acqua, si aggiungono 20 fiori secchi. Si lascia bollire e una volta raffreddato va zuccherato e bevuto.

Invece, le foglie di questa pianta prendono il nome di pale. Esse possono essere mangiate, ma non tutte. Si preferiscono in modo particolare le pale di appena un anno. Sono più tenere rispetto a quelle precedenti, perché meno fibrose. Le pale vengono pelate, lavate, bollite e condite, oppure, una volta cotte, possono essere frullate con olio EVO e usati comepatèper i crostini. Dalle pale si ricava un ottima farina ricca di fibre. Essa viene miscelata con le classiche farine per ottenere pasta o prodotti lievitati da forno.

Un pensiero per i vegani e vegetariani non manca mai! Con la “buccia” che avvolge il frutto, tolte le spine, possiamo ottenere delle gustose e semplici cotolette. Le infariniamo e le immergiamo nella pastella di acqua e farina. Una volta fritte in olio, li possiamo servire sulla pala della pianta come usavano fare i contadini siciliani.

Il frutto è ottimo anche usato per i primi piatti in un risotto: viene tostato il riso, sfumato con vino bianco e cotto per circa 18 minuti, col brodo vegetale. In ultimo, viene aggiunto il succo di fico d’India preferibilmente la varietà Sulfarina. Va mantecato con formaggio e una macinata di pepe. Una volta impiattato, aggiungiamoci un nido di stracciatella e qualche cubetto di speck precedentemente saltato in padella e fatto sfumare con brandy.

Non finisce qui! Questa pianta è utilizzata in tre settori diversi, oltre a quello alimentare, viene sfruttato nel settore cosmetico in creme utili per il viso e per il corpo. Ha un effetto rassodante e tonificante. Sui capelli ha un’azione idratante e lisciante, per cui lo shampoo si rivela utile per i capelli crespi e ribelli.

Infine, il terzo settore è quello dell’artigianato. Le pale vengono raccolte, fatte essiccare, e con dei procedimenti industriali, si riesce a ricavare il reticolo fibroso-legnoso presente nelle pale, da cui si ottengono dei cesti o contenitori graziosi per decorare la nostra casa.

Insomma, una pianta antica, povera e ricca, che dietro ad una corazza di spine nasconde oltre alla dolcezza dei suoi frutti, tante storie, tradizioni, ricette e persino l’arte.

Come potete vedere nel video, l’idea di questo giovane ragazzo palestinese vi lascerà meravigliati. Con un semplice pennello, colori acrilici e molta pazienza, darà vita a delle vere e proprie opere d’arte uniche e naturali nel suo genere. Buona visione!