
Michele Sinisi: “Una città senza il rito del teatro non può essere nulla”
“Abbiamo immaginato il Festival come un organismo vivente che necessita l’ossigenazione delle zone periferiche al pari dell’organo centrale e che, ormai alla sua XX edizione, dimostra la maggiore età ampliando il respiro e avvicinandosi alla cittadinanza tutta”. Queste le parole dell’assessore alla Cultura Luigi del Giudice, che spiega la scelta dei luoghi del Festival: oltre allo chapiteau, cuore pulsante in piazza Vittorio Emanuele II, i palchi sono quest’anno dislocati nelle periferie di Andria.
Un Festival che arriva davvero a tutti grazie al coinvolgimento delle scuole con i mattinée e all’interessamento della cittadinanza: “Se il Castel dei Mondi è importante, lo è grazie al pubblico – continua l’assessore – e alla sua partecipazione che conta oltre 500 abbonamenti”. E su questo tema danzano le parole di Michele Sinisi, del Teatro Pubblico Pugliese, ieri a conclusione del suo Amleto: “Una città senza il rito del teatro non può essere nulla; il teatro si fa insieme per stare insieme. Oggi più che mai sento fortemente questo inizio Festival”.
Con il quesito essere o non essere? si apre questa XX edizione che ha visto Michele Sinisi in scena alle 10.30 e alle 21: “Alla celebre domanda, i ragazzi della platea hanno risposto questo è il problema, quasi come il ritornello di una canzone pop. È questo il bello di lavorare sui classici – spiega l’attore – Fornire un nuovo apporto ad un archetipo della letteratura è un lavoro arduo, tuttavia c’è una tale confidenza col testo che il pubblico ha sempre grande curiosità di conoscere altre rivisitazioni”. Un Amleto sicuramente inusuale, che in un soliloquio si trova ad affrontare i ricordi assillanti dei personaggi, tutti presenti nella sua testa; uniche testimoni le sedie vuote. All’insegna dell’umanità il laboratorio teatrale di Michele Sinisi, ormai alla sua II tappa dopo Roma, con il Zio Vanja di Cechov: “È un’indagine sull’umanità campagnola descritta dall’autore russo ma anche sulla capacità dell’attore di emanciparsi rispetto a ciò che racconta”.
“Stupore, riflessione critica e immersività”: queste le parole chiave, racconta il direttore artistico Michele Carbutti, che si svilupperanno durante il Festival sino al 9 ottobre. Stasera, in replica alle 19 al Sagrato Porta Santa, in scena la centesima novella del Decameron con Griselda, della compagnia La luna del letto.