Razzismo o equivoco? Quel che non si dice e non si sa sul tema dell’immigrazione…

Integrazione, assimilazione o chiusura? Chiamatelo razzismo, ma io sono fortemente convita che siamo di fronte ad un equivoco intellettuale. Questo fenomeno dell’equivoco ha trovato terreno fertile in Europa e da qualche mese anche nella terra dei sogni e della possibilità del riscatto: l’America di Donald Trump.

Senza cadere nella voragine della retorica e volgendo lo sguardo in casa nostra, quindi in Europa, troviamo senza neanche tanta fatica, gente del calibro di Matteo Salvini e Marine Le Pen, nonché colleghi paritari del taycoon newyorkese ehm… scusate, del presidente degli Stati Uniti.

Questi “uomini della politica” fondano la loro politica sul mancato riconoscimento dell’altro come essere umano, ignorando di fatto che le differenze razziali derivano dai processi evolutivi che hanno generato molteplici forme di vita esistenti sul nostro pianeta. La cultura, direbbe Edward Tylor, noto antropologo della prima metà dell’800, “è quel complesso insieme che comprende il sapere, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e ogni altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro di una società”. In questa definizione l’enfasi è posta sulle idee e sugli ideali appresi e condivisi dai membri di un gruppo sociale. Altrettanto ha scritto Ernesto Galli sul Corriere della sera, spiegando, nel saggio “Integrare senza sensi di colpa”, come il multiculturalismo possa e debba esistere.

Oggi però il problema non è solo culturale, ma anche e soprattutto  politico, perché in Europa non abbiamo capacità decisionale poiché l’immigrazione è resa costosa, difficile e illegale con conseguenti conflitti per il lavoro, l’aumento della criminalità e la mancata integrazione; tutto ciò alimenta la nascita di luoghi comuni verso gli immigrati.

Non c’è autore che fondi un talk show sul Pil italiano incrementato dal 6,1 % grazie al lavoro degli immigrati che sono anche dei buoni contribuenti  e non evadono le tasse rispetto agli italiani, eppure c’è chi ha urlato in piazza “prima gli Italiani” andando a rispolverare periodi di storia passati non proprio felici. Le leggi in vigore che regolano l’immigrazione, inoltre, contribuiscono a creare cattive condizioni di vita agli immigrati, causando conflitti sociali ed economici.

Nondimeno, al di là delle leggi e della burocrazia italiana, l’immigrazione crea presupposti per un arricchimento culturale e l’Italia non ne beneficia come potrebbe; ancora, l’immigrazione contribuisce alla stabilità sociale ed economica come il sopracitato Pil e infine c’è un apporto di manodopera nei settori in cui c’è carenza, o meglio, nei lavori in cui gli italiani tendono ad essere refrattari.

Il tema dell’immigrazione è, dunque, complesso e affinché non ci sia un’ondata di trumpismo anche in Europa è bene che gli Stati membri comincino a prendere seri provvedimenti in materia, anziché accordarsi opportunamente e vergognosamente con Erdogan, mentre assistiamo inerti e incapaci di fronte alle stragi di migliaia di barconi naufragati sulle coste dove un tempo nasceva la civiltà.