
““Quid sit futurum cras, fuge quaerere et
Quem fors dierum cumque dabit, lucro
Appone, nec dulces amores
Sperne, puer, neque tu choreas,
Donec virenti canities abestt
Morosa”[1]
Cosa spinge uno studente ad andare via dall’Italia? Ricerca di opportunità? Curiosità? Semplice voglia di viaggiare? Ne abbiamo parlato con Chiara, una studentessa italiana, laureata in fisica all’università di Edimburgo, che attualmente segue un Master di Fotonica in un programma Erasmus Mundus (Europhotonics Erasmus Mundus Master).
Chiara, come si svolge il tuo master?
Il mio master è concepito per permetterci di studiare in varie università europee, sfruttando al massimo i settori in cui queste sono eccellenti. Ogni semestre cambio università e nazione: il primo anno a Marsiglia e Karlsruhe, il secondo anno Barcellona. Nel periodo che passerò in Germania è anche prevista una trasferta di due mesi. Io ho scelto di andare a Zurigo, dove lavorerò sui fenomeni di Entanglement.
Wow! Davvero un programma bellissimo e, si direbbe, di altissimo livello. Torniamo però un po’ indietro nel tempo: come mai hai scelto, alla fine del liceo, di andare via dall’Italia?
Per vari motivi, tanto per cominciare i miei genitori mi hanno sempre incoraggiata ad andare a studiare fuori, poi io stessa sentivo il bisogno di cambiare aria. Ho frequentato il liceo classico, amavo e amo ancora moltissimo la poesia e la letteratura, ma lo studio di una materia umanistica mi pareva così vasto e soggettivo da essere destabilizzante. Cercavo una qualcosa che potesse darmi dei problemi con una soluzione concreta ed una certa oggettività. Per questa ragione ho scelto fisica.
Come mai Edimburgo?
Stavo preparando un esame di inglese, in seconda liceo, ed il mio prof conosceva molto bene Edimburgo. Non faceva altro che raccontarmi di quella città, descrivendola come un posto meraviglioso per gli universitari. Ho fatto qualche ricerca su internet ed ho deciso che faceva al caso mio!
Già quell’anno dovetti fare domanda per entrare all’università che avevo scelto: c’è bisogno di molto anticipo per andare a studiare nel Regno Unito. Un po’ di tempo dopo aver fatto domanda partii e passai una settimana in Scozia, durante quei giorni ho visitato l’università e sono stata inconsapevolmente selezionata.
Inconsapevolmente? Che vuol dire?
Sì! Da quell’anno per un problema di fondi c’erano solo 80 posti disponibili per il corso che avevo scelto. Quando sono andata a visitare l’università ho incontrato in segreteria un signore molto simpatico che mi ha fatto da guida. Abbiamo chiacchierato a lungo dei miei studi e dell’università. Dopo circa un mese ho scoperto che lui era un big boss del mio corso e che tra le varie cose si occupava anche della selezione delle matricole. Mi ha mandato una mail dicendomi che ero stata accettata, a patto di prendere un voto maggiore di 95/100 alla maturità!
Com’ è stato l’impatto con la nuova vita?
Il primo anno è stato faticoso (ma, ripensandoci, nemmeno troppo!) ho dovuto riprendere tutta la matematica che non avevo fatto al liceo classico! Per fortuna ad Edimburgo sono abituati ad avere studenti molto diversi tra loro. Il primo anno è una sorta di azzeramento totale delle conoscenze di tutti. Avevo dei professori bravissimi, molti si occupavano di ricerca di nuovi metodi di insegnamento della Fisica. Con loro ho seguito delle lezioni meravigliose! Eravamo le loro “cavie” e su di noi sperimentavano metodi di tipo Peer Wise!
Di cosa si tratta?
È una tecnica di insegnamento in cui lo studente partecipa in modo molto attivo alla lezione. Bisogna già aver studiato la materia a casa, la lezione inizia con una domanda da parte del professore, alla quale ciascuno risponde autonomamente. Un software analizza automaticamente le risposte e conta quante risposte giuste sono state date. Di solito sono pochissime! Successivamente gli studenti si dividono in coppie o piccoli gruppi e lavorano insieme sul problema che è stato assegnato, e ciascuno spiega ai suoi pari il proprio punto di vista. Alla fine della discussione il professore ripropone la domanda iniziale e ancora gli studenti rispondono in modo autonomo. In genere il numero di risposte esatte aumenta moltissimo! L’Italia è troppo conservatrice per accettare un metodo simile!
Abbiamo parlato dell’università, com’è invece la vita in una città nuova?
Quando vai via dall’Italia sei sempre un po’ spaventato, perché sei uno dei pochi ad avere il coraggio di partire. In realtà quando sono arrivata ad Edimburgo ho scoperto che tutti i miei coetanei erano fuorisede come me, tutti desiderosi di fare amicizia e conoscere gente nuova. Ho trovato quelli che sono ancora oggi i miei migliori amici nella prima settimana all’estero!
Non è stato difficile lasciare questi amici, una volta deciso di partire per il Master?
Ma non li ho persi! Continuiamo e sentirci e qualche volta ci vediamo in giro per il mondo. Probabilmente li avrei persi se fossi rimasta in Inghilterra, visto che sono partiti tutti!
C’è una differenza tra l’essere un fuorisede stabile in un’altra città rispetto al cambiare nazione ogni semestre?
Secondo me sì. Quando da Edimburgo tornavo a casa dalle vacanze, dopo poco mi sentivo soffocare, mi sembrava che a casa tutto fosse statico e che il tempo si fosse fermato ai tempi del liceo. Non trovavo nulla di interessante nella mia vecchia città, eccetto l’affetto della famiglia. Oggi invece, cambiando città in continuazione, mi rendo conto di quanto il mondo sia vario e di quanto ogni posto sia diverso. È come se la mia testa fosse diventata di argilla, plasmabile ed adattabile ad ogni situazione. Anche casa, ora, non mi sembra più banale!
Non è facile, pensi che tutti possano riuscirci?
Sì.
Che consiglio daresti ad un maturando italiano?
Essere flessibili, e mai fissarsi su uno schema, non credere mai di saperne abbastanza. Nella mia vita, oltre ad essere studente, sono stata cameriera, insegnante, baby-sitter, scrivo poesie da quando avevo sei anni! Credere di sapere è un grande limite!
[1] “Che cosa t’attenda in futuro, rinuncia a indagare: qualunque altro giorno t’aggiunga il destino, tu devi segnarlo all’attivo. Sei giovane, non disprezzare gli amori gentili, le danze, fin tanto che il tuo verdeggiare rimane lontano da uggiosa canizie”(Orazio, Carmina, I,9, Ad Thaliarcum)
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