
Il condono ideato dal governo Renzi e l’effetto boomerang sulle cartelle dei contribuenti
Lo scorso ottobre, con decreto legge n. 193, il governo Renzi ha varato la “rottamazione di Equitalia”, con la possibilità, tra le altre cose, per i cittadini di rientrare dei debiti esattoriali ancora in corso eliminando sanzioni e interessi di mora. A dicembre il decreto è stato convertito con modificazioni dalla Legge n. 225/2016, e si applica alle somme riferite ai carichi affidati a Equitalia tra il 2000 e il 2016.
Fin qui tutto bene. Tutti i telegiornali ne hanno parlato, Renzi stesso l’ha annunciato in pompa magna come una promessa mantenuta e l’abolizione di Equitalia comincia con un grande condono erariale, utile a far rientrare un po’ di contanti nelle casse dello Stato.
Ma quello che è stato pubblicizzato come un atto di carità del governo, in realtà ha scatenato la corsa dei piccoli debitori agli sportelli di Equitalia, con l’intento di rateizzare il debito e abbattere sanzioni e interessi. La stessa Equitalia ha confermato all’Ansa che “circa 50mila contribuenti si sono presentati direttamente allo sportello per avanzare la loro domanda (il 55%), il 27% l’ha inviata via posta elettronica certificata mentre il 18% ha utilizzato l’email ordinaria. Nel solo dicembre sono state protocollate dagli uffici della società 65mila istanze di adesione, dopo che Equitalia ha pubblicato il modello aggiornato”.
Quello che non è stato detto è che a coloro che fanno una semplice richiesta di informazioni, con un estratto o col saldo, viene fornito tutto lo storico delle cartelle e quelle informazioni valgono come notifica degli atti.
Questo può rivelarsi devastante per i contribuenti, perché annulla la decorrenza dei termini di legge per la prescrizione delle cartelle, in cambio della chimera della rateizzazione. Per evitare di pagare le sanzioni, infatti, ci sono requisiti particolari:
1. Le richieste devono soddisfare criteri non ancora noti ed essere accettate da Equitalia.
- Pagamento in un’unica soluzione o rateizzazione fino a un massimo di 5 rate, uguali fra loro, con tutto il debito pendente, non solo una parte di esso.
- La scadenza delle rate sarà: luglio 2017, settembre 2017, novembre 2017, aprile 2018 e settembre 2018.
Per l’OCSE in Italia dal 2008 ad oggi sono fallite circa 100000 imprese. Indipendentemente dalla loro grandezza. Immaginiamo la nostra imprenditoria locale: un parrucchiere, un’impresa manifatturiera tessile, una lavanderia, un bar o un ristorante che hanno chiuso.
Quanti di questi hanno dovuto scegliere tra farsi staccare la luce e non pagare l’iva o l’inps. E quanti sono arrivati ad accumulare debiti per 10, 20, 30000 euro verso lo Stato? E, ancora, quanti hanno trovato lavoro dopo aver perso tutto?
È ipotizzabile, per queste persone, rateizzare in 5 rate tale debito? Difficile, molto difficile. Ma intanto sono andati a informarsi, con la speranza di poter rientrare dei loro debiti, e addio prescrizione.
Sia chiaro, con questo articolo non si vuole insinuare che le tasse non debbano essere pagate, perché tanto vanno in prescrizione. Assolutamente no.
Però, in uno stato di diritto, ci sono giustamente leggi che tutelano tanto i creditori quanto i debitori.
E in fondo sarebbe anche ora che a Roma cominciassero a lottare la vera evasione, quella da miliardi di euro che viaggia incontrastata verso i paradisi fiscali tropicali, anziché venir meno a un proprio dovere (l’obbligo di notifica), per di più illudendo la povera gente. Auspicando che l’Agenzia delle Entrate comini a studiare piani di rientro più diluiti per i piccoli contribuenti, quelli si senza interessi e sanzioni.