Qualcuno ha sorriso per le false affermazioni della Casa Bianca sulla quantità di persone presenti alla cerimonia di inaugurazione di Donald Trump. Il web si è divertito sovrapponendo quelle immagini tanto alla stessa cerimonia di Obama, quanto alla presenza di studenti universitari agli appelli di gennaio. In realtà ci sarebbe da piangere. Quello a cui stiamo assistendo è la distruzione della credibilità della Casa Bianca come organo ufficiale del governo americano.
Questo triste spettacolo di falsi, resi istituzionali dalla Casa Bianca, è una tragedia per la democrazia degli Stati Uniti, ma anche per il resto del mondo – e, in particolare, per gli alleati dell’America – che dovrebbe cominciare ad avere paura. Un’amministrazione Trump dipendente dalle bufale e dalla mistificazione dei fatti ha implicazioni molto pericolose per la sicurezza globale.
Sapendo che gli addetti stampa della Casa Bianca dicono cose che possiamo dimostrare come false, come potremmo fidarci sulla Corea del Nord, la Russia, l’Iran e la guerra all’Isis? Possibile che i falsi di Bush sull’Iraq, con le mai trovate armi di distruzione di massa di Saddam nel 2003, non ci abbiano insegnato niente?
Ogni presidenza degli Stati Uniti ha avuto la sua crisi internazionale da risolvere. Oggi più che mai il mondo come una polveriera pronta a esplodere. E quando Trump andrà a chiedere supporto agli alleati, che sia all’ONU o sul campo di battaglia con la NATO, i nostri leader come risponderanno? A chi credere?
È vero che la fiducia nella parola degli Stati Uniti è stata gravemente danneggiata da quel fallimento in Iraq, ma è anche vero che quell’episodio è stato archiviato come “errore grossolano” sulla base di false informazioni e non come pretesto per invadere quei territori, magari anche grazie ai grossi interessi che quella guerra ancora oggi porta con sé. Non a caso l’amministrazione Obama ha fatto molto per ricostruire la fiducia nella credibilità del governo degli Stati Uniti, tentando anche un piano di rientro delle truppe americane in Iraq.
Ma le bugie come linea politica di un presidente degli Stati Uniti, annullerebbero un lavoro di anni, gettando benzina sul fuoco dei sentimenti antiamericani che buona parte del globo nutre nei confronti degli Yankee. E se in passato Dick Cheney, vice-presidente di George W. Bush, e lo stesso Bush erano attenti a mentire agli elettori e alla stampa, o comunque seguivano uno storytelling di comodo, con Trump, le bugie sono così frequenti e così plateali da diventare innegabili.
Alcuni potrebbero obiettare che mentire circa le dimensioni della folla all’inaugurazione, o sulle controversie con i servizi segreti, sono solo piccole bugie che non influenzeranno la credibilità dell’amministrazione Trump per gravi questioni di guerra e pace.
Questi ignorano il fatto che la carriera politica di Donald Trump è stata imbevuta di falsità fin dall’inizio. Tutto è cominciato sulla base di una menzogna, ovvero che il presidente Barack Obama non sia nato in America, e così è continuata.
Se l’amministrazione Trump ora distrugge la credibilità americana, avrà consegnato i governi russo e cinese una vittoria di proporzioni storiche. La guerra fredda non è stata una battaglia solo di economia o di potere militare, ma anche di verità e democrazia. Il crollo dell’Unione Sovietica, alla fine, è avvenuto proprio perché era troppo evidente che si trattava di un regime basato sulla menzogna.
La Russia moderna ha adottato una forma più sofisticata di disonestà. Putin fa l’occhiolino al neo Presidente sapendo che tutti mentono e manipolano la realtà, e che la Casa Bianca non è e non sarà diversa dal Cremlino. La Russia ha fatto qualche progresso con questa strategia, ma ha anche limiti evidenti. Al Cremlino sono stati capaci di negare che armamenti russi siano stati usati per abbattere il volo Malaysia Airlines 17 in Ucraina nel 2014. Con scarsi risultati, se non quelli di ottenere ulteriori sanzioni economiche internazionali.
Ma in futuro, quando si andrà a raccontare la versione dei fatti nel corso di una crisi internazionale, il resto del mondo avrà due bugiardi a raccontare la propria verità, come nel peggiore degli indovinelli. Terreno fertile per speculatori, grandi lobbisti internazionali delle armi, del petrolio ed esponenti di multinazionali senza scrupoli.
Avere un bugiardo della Casa Bianca è un disastro non solo per la sicurezza globale, ma anche per la causa della democrazia in tutto il mondo. Fino ad ora, i dissidenti in Russia, Cina o altri regimi autoritari potevano condurre le loro battaglie per i diritti civili con l’esempio di un mondo libero democratico possibile e realmente esistente. Oggi, se l’amministrazione Trump può essere tacciata di disonestà, quale sarà il modello per chi la democrazia ha bisogno di conquistarla? Come condurre una lotta solitaria e pericolosa per la verità e puntare ad ovest per dimostrare che un modo migliore esiste? Come sarà possibile sostenere che le bugie non sono la norma e che “la verità rende liberi”? Ma la parola libertà a malapena è pronunciata nel discorso inaugurale di Trump. E il presidente degli Stati Uniti è chiaramente indifferente alla verità.
Se l’amministrazione Trump non può essere invocata a sostenere i normali standard di onestà in politica, da che parte deve guardare il mondo? Il governo tedesco, guidato da Angela Merkel, non può farlo da solo e l’Europa non è mai stata così divisa al suo interno e minata da populismi. Infine, il governo britannico di Teresa May, che ha come obiettivo da perseguire la Brexit e per cui “chi è cittadino del mondo, non è veramente cittadino di nessun posto”, rischierà di trovarsi incredibilmente da solo tanto da finire per abbracciare troppo vigorosamente non tanto le politiche, quanto la figura di Donald Trump.
È come se un nuovo muro di Berlino fosse stato costruito e dalla parte sbagliata, questa volta, ci troviamo tutti noi.