L’arte tra bellezza estetica e antropologia assiologica (Fides Edizioni) è saggio di don Salvatore Sciannamea, il vademecum di una pedagogia che stimola la creatività per immaginare forme artistiche che colleghino maestro e allievo, lezioni di vita che si avvalgono della più profonda sensibilità umana

Ciao Don Salvatore. Genitori, scuola, società e parrocchia: esiste una scala di valori per stabilire chi assume più importanza nel percorso formativo?

Vi è certamente un discernimento nel campo educativo e una gradualità di valori ma, osservando attentamente, ci si può accorgere che tutto può essere motivo di formazione. Basti pensare alla geometria di un broccolo o di una pigna, all’armonia di un’onda, al disporsi regolare delle formiche. A me sembra che ogni agenzia educativa debba essere fedele alla propria identità, entrando in un fecondo dialogo. Quando scuola e famiglia infatti vivono una alleanza educativa vi è un vantaggio maggiore, non solo per gli studenti, per tutti. Società e Chiesa hanno vocazioni diverse ma devono entrare, sempre più, in un dialogo proficuo e arricchente, perché al centro c’è sempre l’uomo con la sua dignità. Il cammino verso il bene comune infatti coincide anche con il vero bene personale. Tu hai usato una parola splendida: valore. Etimologicamente valore significa ciò che vale. Prima ancora di trincerarsi dietro pseudo-certezze è bene chiedersi, adesso, in questo contesto, nella nostra storia, dopo il crollo delle ideologie e il disincanto di un certo imperialismo economico: cosa vale veramente?

Educare attraverso l’Arte significa offrire qualcosa fruibile da tutti o solo dalle anime più sensibili?

Siamo fatti per il bello. Arte è la regolarità, come il nostro cuore che batte. Arte è andare oltre, non contro, le regole, come la creatività. Sotto la nostra epidermide, c’è più sensibilità; allo stesso modo dietro la scorza dura di tanta arroganza, durezza e grettezza c’è un’anima incantevole o per dirla con F. de Andrè, dietro ad ogni persona volgare c’è un giardino incantato. Educare significa tirare proprio questa meraviglia che non si vede, proprio come fa lo scultore, usando un’immagine michelangiolesca, con il marmo, attraverso la scultura. La sensibilità quindi la si impara. Non sto negando che vi siano animi maggiormente predisposti ma l’esperienza dice che lì dove c’è un bravo docente, lì dove c’è entusiasmo e passione, la bellezza diviene percezione comune e non solo di competenti o persone predisposte.

Se l’Arte è espressione di Dio, qual è il suo scopo?

È espressione che rimanda a ciò che è intangibile attraverso la materia, a ciò che è vero ma non riesce a definirsi, a ciò che è armonia e incanto, anche attraverso materiali semplici e banali. La tradizione spirituale ha una pedagogia nell’arte ma anche tanta spiritualità. Basti pensare alle icone che, oltre ad affermare verità dogmatiche nei simboli, sono una finestra verso l’eterno. L’arte nella tradizione cristiana orientale insegna la contemplazione, in quella occidentale la narrazione, ma entrambe, nelle nostre cattedrali o opere particolarmente medioevali, entrano in un meraviglioso intreccio che canta la meraviglia dell’uomo e la grandezza di Dio. Per contemplare l’arte si può anche non avere fede ma certamente non si può non riconoscere una spiritualità umana che è propria di chi trascende, innalzandosi verso il Bello.

Quanto ti ha inorgoglito la prefazione di un grande pedagogista come Vittoriano Caporale?

Il Prof. Vittoriano Caporale, già Presidente dei Corsi di Laurea in Scienza dell’Educazione e Formazione Primaria e ordinario di Storia della Pedagogia, nella Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari, è una persona straordinaria. Incontrarlo e ascoltarlo in tante chiacchierate è stato bellissimo e arricchente. Nella prefazione ha usato parole di grande stima nei miei confronti che, in tutta sincerità, non penso di meritare. Vittoriano mi ha incoraggiato sulla via della ricerca e della divulgazione per offrire ciò che mi porto dentro. È stato bello scoprire che è stato il più grande conoscitore e studioso di Mauro Carella, un grande pedagogista della mia città, Canosa di Puglia. Il suo stile di cordialità e amicizia, con le sue parole di apprezzamento e di attenzione umana, mi hanno molto rinfrancato. Detto ciò, permettimi di dirti che sono altrettanto orgoglioso della nostra testata giornalistica online di Odysseo, di avere un grandissimo direttore come Paolo Farina, di conoscere un giornalista come te, ma più ancora di godere della vostra preziosissima stima e amicizia. Questo contributo è il frutto della stima di persone amiche che, come Paolo e te, mi hanno incoraggiato a pubblicare. Colgo l’occasione per ringraziare, inoltre, insieme a te e al nostro Direttore, anche tutti i collaboratori di Odysseo per il loro splendido contributo alla cultura. Per ciò che mi è dato di comprendere, questo servizio è un dono e una profezia per i nostri tempi così tanto difficili ma profondi e preziosi allo stesso tempo. Ciò che è stato fatto è straordinario, incantevole ciò che si continua a fare, ma penso che tanto stupore, debba essere ancora narrato e tanti cuori, carichi di luce, possono continuare a impreziosire la nostra testata giornalistica che, nel suo genere, reputo più unica che rara.

Grazie di cuore Miky, a te e alla testata Odysseo per questo incontro. Buon cammino di luce e bellezza a tutti.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.