
Attraverso un progetto che, dal 2003, favorisce l’accoglienza dei bambini bielorussi in Italia, l’andriese Luigi Pomo, autore de “La Befana incontra Baba Jagà”, ha incantato i lettori di Mosca e Minsk con parole condite da nonviolenza, animo green e tradizioni da esportare fuori dai confini nazionali, in un’ottica che ammicchi all’integrazione e all’educazione dei più piccoli
Ciao, Luigi. Quando e perché la Befana incontra Baba Jagà?
Il racconto favolistico “La Befana incontra Baba Jagà”, nasce dalla mia curiosità – legata agli studi classici – per la lingua russa, ortograficamente simile al greco e grammaticalmente e sintatticamente al latino (Cirillo, che la inventò circa 1000 anni fa con suo fratello Metodio, era un monaco ortodosso di Tessalonica e dunque officiava in greco e parlava in latino, lingua diplomatica del tempo); questo mi ha spinto a cercare persone che potessero aiutarmi a studiarla. Dalla conseguente amicizia virtuale nata con alcuni russi, bielorussi e ucraini, ho conosciuto un personaggio della favolistica tradizionale slava: ‘Baba Jagà’, vecchia strega malvagia che si nutre di uomini, volante in una tinozza con una scopa di betulla. Mi è venuto facile associarla alla Befana, vecchina amabile della tradizione italiana che vola con una scopa di saggina. Nel volerla raggiungere, la Befana dovrà superare tutti gli ostacoli che i difensori del regno della strega (cavalieri della natura: il vento, la pioggia, la terra, il fuoco ecc…) gli porranno sulla strada. L’intento della vecchia romana è quello di convincere Baba Jagà a mettere insieme le loro forze magiche per convertire il cuore dell’uomo. Alla fine si incontreranno e si parleranno per decidere il da farsi.
L’esplosione del reattore nucleare di Chernobyl, nel 1986, ha fatto da ponte tra la nostra cultura e quella sovietica. Cosa unisce oggi, più di tutto, questi due mondi, apparentemente, agli antipodi?
Questa favola fa parte del progetto culturale “Il fantastico studio dell’italiano”, da me pensato per diffondere la nostra lingua nel macrocosmo russo. La Russia, infatti, è estremamente attratta dalla cultura italiana e questa fatale attrazione è antica: basti pensare che la parte più bella e significativa di San Pietroburgo fu costruita da architetti italiani nel ‘700, che alla transiberiana contribuirono i nostri ingegneri, che i grandi scrittori russi dell’800 vennero in Italia a scrivere le loro opere e la moglie di Brodskij (premio nobel), volle che fosse sepolto a Venezia. I 13 racconti narrativi fanno il paio con 6 capitoli finali dedicati alla grammatica. Da Esopo ai Fratelli Grimm, c’è tanta pedagogia dietro la composizione favolistica.
Con quale spirito letterario ti sei approcciato al progetto di accoglienza dei minori bielorussi?
Questo progetto culturale prevede una trilogia, la seconda opera della quale è già scritta da me: “Baba Jagà a Roma” , sarà edita nel 2021 e conterrà l’eserciziario della lingua italiana. Nel frattempo ci hanno chiesto di produrre una commedia per bambini, da eseguire col teatro delle ombre di Mosca. L’ho creata: “Il fantasma Uomotondo”. Ma abbiamo dovuto fermarci a causa del lockdown. “La Befana incontra Baba Jagà”, stampato a Mosca in 1000 copie, è stato ivi presentato il 04 ottobre 2019. Si è interessato ad esso un imprenditore che lo ha distribuito ai migliori clienti, facendolo arrivare in ogni angolo della Russia, da Kaliningrad ad Anadyr in Kamchjakta (quasi l’anagramma di Andria). Poi ci ha chiamati l’ufficio culturale dell’ambasciata italiana di Mosca, molto interessata ad un progetto di questo tipo, e abbiamo tenuto una lezione nella gigantesca biblioteca per bambini di Mosca a dicembre 2019. Invitati a presentarla nella giornata della cultura italiana di Mosca, il 25 luglio 2020, ha potuto presenziarvi solo la traduttrice Yulia Osipova, avendo un incredibile (per me) successo. Distribuito nelle librerie della capitale russa ha fatto subito sold out. In Bielorussia è in vendita a Minsk; abbiamo tentato di contattare le organizzazioni che portano i bambini di Chernobyl in Italia, ma non ci siamo riusciti. La Caritas diocesana di Andria ha voluto regalarlo alle famiglie ospitanti e a tal proposito abbiamo organizzato una presentazione il 7 gennaio 2020.