
Federico Mancin è un runner milanese che ha superato un momento di difficoltà psicofisica e ora raccoglie fondi per la lotta alla sclerosi multipla.
Buongiorno, chi è Federico Mancin?
Sono un marito e un papà. Una persona normale, che lo scorso anno ha vissuto un momento di difficoltà psicofisica e ha trovato nella corsa un’alleata nella terapia di guarigione.
Lei ha scritto un libro “Corri che ti passa” e aperto un blog “Runner Extra-large”. Cosa l’ha motivata?
Quando cominciavo a stare meglio e a vedere tutto meno buio, ho notato l’interesse delle persone che mi stavano attorno per questo mio ritrovato spirito sportivo e per i benefici dell’allenamento sul mio fisico. Ho pensato che parlare di running in un modo diverso dal solito potesse aiutare le persone a trovare una strada, per iniziare (o riprendere) a fare sport, per stare meglio, dentro e fuori. Ho aperto questi canali per raccontare in modo diretto e non mediato la mia esperienza personale e i miei progressi.
Nella sua vita c’è stata una parola, un disturbo dell’umore che accomuna tante persone purtroppo, una parola che spaventa, ma può aiutare a capire e capirsi: “depressione”. Per uscirne, e vedere la “luce”, cosa occorre?
Difficile dare una risposta valida per tutti. Nel mio caso il riuscire a focalizzare tutta l’energia negativa in qualcosa di utile (e stancante) come lo sport ha permesso alla mia mente di ritrovare lucidità e fiducia. Più in generale mi sento di dire che non bisogna avere paura di parlarne e di farsi aiutare da chi ci sta vicino.
Ci sono state e immagino ci siano ancora due altre parole nella sua vita: “sacrificio” e “volontà”, giusto?
Certamente. La volontà è quella cosa che ognuno di noi ha dentro di sé e che permette di raggiungere qualsiasi tipo di risultato. La cosa difficile è alimentarla. Il sacrificio invece è stato per me uno stimolo fortissimo: la corsa ti aiuta ad apprezzare la fatica e a valutarla come strumento di sopravvivenza.
Posso chiederle come ha reagito chi le stava accanto quando è stato poco bene?
È stato difficilissimo per loro. La verità è che non accettavo facilmente il confronto, in quel momento. Lo percepivo, e non nego di essermi preoccupato tanto per me quanto per chi cercava di aiutarmi, ma non riusciva a trovare la chiave per farlo.
Ammesso che si trovi l’incentivo per questa “resilienza”, poi quanta fatica costa mantenere un equilibrio psicofisico?
Costa molta fatica, ma sono i risultati a farti capire che ne vale davvero la pena. Stai meglio in tutto e per tutto e questo è lo stimolo per non fermarsi. Ma la cosa fondamentale è continuare a darsi obiettivi.
So che aiuta l’Aism…
Sì, ho deciso spontaneamente che il ricavato che otterrò dalle vendite verrà devoluto per la Sclerosi Multipla. Nel momento più buio ero convinto di esserne affetto e questa cosa mi ha permesso di immedesimarmi (in minima parte) nella battaglia che combattono in tanti, giovani e non.
Dimenticavo… I social media, lei li usa, quanto aiutano nella ricerca di sé e nella risoluzione dei problemi, possono diventare un medico senza laurea se non usati con intelligenza?
Possono essere un’arma a doppio taglio e vanno usati con cautela e giudizio. La mia fortuna è quella di poter sfruttare le mie competenze professionali in questo ambito. Devo dire in ogni caso che ho conosciuto online persone e storie fantastiche.
Cosa fa adesso, come comincia la sua giornata e come la termina?
Mi prendo cura della mia famiglia e lavoro, come ho sempre fatto, ma un po’ più consapevole che dentro di noi ci sono risorse pronte a salvarci nei momenti no.
E, ovviamente, corro.