Serie A, al via il Video Assistant Referee o, se preferite, semplicemente VAR…

Il primo dubbio da sciogliere sulla nuova tecnologia che da quest’anno rivoluzionerà il mondo del calcio è il genere da attribuire ad un meccanismo destinato a far parlare di sé. Sarebbe giusto dire IL Var o LA Var? Ricercando il significato dello spinoso acronimo, scopriamo che Var sta per Video Assistant Referee, l’articolo “IL”, in questo caso, richiamerebbe proprio all’aiuto offerto ai direttori di gara nel decidere rispetto ad episodi controversi per cui è necessario il supporto visivo, un replay che possa garantire giustizia al regolare svolgimento di una partita.

Premettendo che sarà sempre l’arbitro ad avere l’ultima parola, l’utilizzo del Var scatterebbe solo quando al fischietto di turno sfuggisse qualche infrazione. Tecnici autorizzati monitorerebbero dall’alto le immagini e avviserebbero il giudice di gara che potrebbe, così, tornare, nel giro di pochi secondi, sui propri passi e rimediare alla svista.

Ma quando va applicato? Per quante volte durante i 90 minuti? Sono solo alcune delle migliaia di domande che nascerebbero spontanee, quesiti a cui neppure gli organi preposti saprebbero dare risposte precise. La sperimentazione, a dir la verità, era partita già lo scorso dicembre in occasione del Mondiale per Club vinto dal Real Madrid, con risultati tutt’altro che incoraggianti. I segnali arrivati dalla Confederation Cup di giugno, invece, avevano riacceso l’entusiasmo tra i sostenitori di un football moderno, un calcio che si adattasse all’avanguardia sociale, uno sport in cui, da essere la persona più vicina all’azione, con gli anni, l’arbitro è diventato l’ultimo a conoscere la realtà dei fatti e l’uomo più in difficoltà nell’interpretarli.

Ecco, l’interpretazione, altro punto cruciale nella querelle. Per dirimere la questione, si è stabilito che il Var vada consultato quando un gol sia viziato da irregolarità, sui calci di rigore (accertati o simulati, con conseguente cartellino giallo), sulle espulsioni (per colpi a gioco fermo o a palla lontana) e per scambi di persona. L’arbitro valuterebbe personalmente la dinamica dell’azione e, con il gesto del profilo dello schermo, annuncerebbe a tutto lo stadio la volontà di ricorrere all’istant replay. Un po’ come per l’occhio di falco nel tennis e nel basket, o il fazzoletto rosso sventolato in NFL dove la tecnologia fa capolino dal 1986.

Tuttavia, resta mera opinione di chi vi scrive che non tutti gli episodi abbiano l’imprimatur di oggettività e a dimostrarlo è proprio quanto successo nel primo match stagionale di Bundesliga tra Bayern Monaco e Bayer Leverkusen. Ai bavaresi viene concesso un penalty per presunta trattenuta su Robert Lewandowski, presunzione di colpevolezza confermata anche dopo l’agevolazione del rallenty. La titubanza del direttore di gara, specie in un Paese che vive di sospetti come l’Italia, potrebbe annullare quella minima percentuale di buonafede ammessa, e far scadere tutto in una sorta di complottismo internazionale a favore delle squadre più titolate e a svantaggio delle cosiddette “piccole”, facendo la fortuna di urlanti talk show e di settimanali chiacchiere da bar, ops, da Var.