C’è bisogno di resistenza civile…

A Natale puoi …sigla di uno spot di un’azienda dolciaria, divenuta negli anni un testo famosissimo, che viene cantato da tutti bambini e adulti. Un brano, che rappresenta la tradizione recente del Natale. Un motivo musicale, che ha racchiuso negli ultimi anni quel clima magico e ovattato del Natale. Ma da qualche anno tutto è diverso. Tutto sembra cozzare con le parole rassicuranti di quello spot.

Perché tutti, in questo periodo trepidiamo di allegria per l’arrivo dell’amata festa, ma in realtà continuiamo a trattare con indifferenza: la fame, la povertà, l’espulsione del prossimo sfociando in una cattiveria estesa che innalza muri immateriali, ma massicci, la diversità dell’Altro è avvertita come pericolo da cui difendersi o sgombrare.

Con cinismo ed egoismo voltiamo le spalle a chi soffre in solitudine, ed a tutti coloro i quali falliscono nel loro viaggio alla ricerca di salvezza. Siamo sordi di fronte alle cattiverie ed alle ingiustizie, anche a quelle vicinissime a noi.

E allora il Natale diventa solo una festa per imbandire le nostre tavole, addobbare alberi e acquistare regali spogliando di senso i nostri cuori.

In un periodo come questo, in cui imperversa l’intolleranza nei confronti del diverso e del debole, c’è un grande bisogno di forza interiore per fare gesti di solidarietà e resistenza civile. Gesti che abbiano come unico fine la difesa dell’umanità tutta, senza esclusioni.

Il filosofo tedesco-sudcoreano Byung-Chul Han denuncia l’espulsione dell’Altro in un mondo dominato dalla comunicazione digitale e dai rapporti neoliberistici di produzione. Ci dice anche che «La rumorosa società della stanchezza è sorda. La società a venire potrebbe invece chiamarsi una società dell’ascolto e dell’attenzione. Oggi è necessaria una rivoluzione del tempo che dia inizio a un tipo di tempo completamente diverso. Si tratta di scoprire il nuovo tempo dell’Altro».

Forse dovremmo proprio ripartire dalle azioni più semplici, senza spettacolarismo. Partire dall’ascolto, quello vero e sincero; regalare un po’ del proprio prezioso tempo; prestare attenzione a lamenti del dolore e della povertà.

Forse dovremmo proprio imparare a guardare e contemplare il volto delle persone, come amava dire l’uomo degli auguri scomodi, don Tonino Bello: «Il volto dell’uomo con la sua individualità, con la sua esplosiva ricchezza spirituale, con la sua irripetibile valenza. Non solo il volto di noi bianchi, ma anche quello dei fratelli del Marocco, della Tanzania, di tutti i paesi abbandonati, che non ricordiamo più. Volti unici, irripetibili. Ricerca del volto, non della maschera. Quando riesci a guardare un uomo negli occhi, capisci che è tuo fratello; e quando guardi una donna negli occhi, riesci a intuire che è tua sorella. Se non fai così, è ancora notte, anche se il sole è alto nel cielo».

Donarsi all’Altro, non solo a Natale, ma tutti i giorni per ricevere molto di più. Perché a Natale puoi, ma in realtà potresti sempre.

Buon Natale per sempre.


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So che tutto ha un senso. Nulla succede per caso. Tutto è dono. L'umanità è meravigliosa ne sono profondamente innamorato. Ciò che mi spaventa e mi scandalizza, non è la debolezza umana, i suoi limiti o i suoi peccati, ma la disumanità. Quando l'essere umano diventa disumano non è capace di provare pietà, compassione, condivisione, solidarietà.... diventa indifferente e l'indifferenza è un mostro che annienta tutto e tutti. Sono solo un uomo preso tra gli uomini, un sacerdote. Cerco di vivere per ridare dignità e giustizia a me stesso e ai miei fratelli, non importa quale sia il colore della loro pelle, la loro fede, la loro cultura. Credo fortemente che non si dia pace senza giustizia, ma anche che non c'è verità se non nell'amore: ed è questa la mia speranza.