Da Sanremo si bisbiglia alle coscienze?

“Brividi” di Blanco e Mahmood vince il Festival di Sanremo 2022. Cantata da e tra due cantanti uomini sul palco dell’Ariston. Al passo con i tempi? Al passo con il magma evolutivo di questi tempi sociali in divenire, chissà.

Un brano che fa dondolare il pubblico degli ascoltatori e dei telespettatori del Festival; un brano che così cantato dai due cantanti sembra parlare di un amore tra due uomini. Al passo coi tempi?

I “Brividi” li avranno avuti, senz’altro, quelli che erano i cosiddetti ‘diversi’: coloro che dovevano attingere amore randagio o semplice calore nel fango, al di là delle colonne d’Ercole del dovuto, al di là della morale pubblica pubblicamente indotta ai più, per decenni.

Sicuramente i “Brividi” li avranno avuti tutti quei disallineati degli scorsi decenni, alienati come scarti nelle macellerie morali dell’esistenza familiare a rime obbligate: tutti i diversi, le diverse, con i loro amori, con i loro fardelli e con le loro briciole sentimentali. Tutti coloro per cui il desiderio liberante era proibito davanti al pubblico ed alle istituzioni. Tutti coloro che hanno dovuto lottare nelle proprie vite private e sugli altari immanenti delle piazze, troppo a lungo inascoltate.

Gli amori diversi, gli amori di chi si ama senza il “se” delle regole sociali dominanti: valorizzati con una canzone che narra di un semplice amore cantato da due cantanti uomini? Chissà, magari tutti quei ‘diversi’ saranno stati equamente più ‘uguali’, almeno nell’arte, con un palco dell’Ariston che attraverso la TV e l’Eurovisione è arrivato addirittura nelle periferie ostili e nei provincialismi a vita quasi omologata, secondo tradizione e conservazione.

Il diritto ha già fatto vari passi in avanti ed ulteriori passi dovrà fare. Intanto l’arte anticipa le cose, lasciando briciole segnaletiche sulla via, come Pollicino, per far tornare nella casa dell’umanità gli uomini stessi.

L’amore al di là dei generi è stato dichiarato dolcemente in una canzone, attraverso un’indicativa esibizione con due cantanti uomini. Dalla parte di chi fino all’altro ieri era avvertito come ‘diverso’, dalla parte di chi oggi può riscoprirsi semplicemente unico ed irripetibile. E noi giornalisti d’azione progressista senza pregiudizi dovremmo stare dalla loro parte: dalla parte, d’altronde, dell’amore in sé.


Articolo precedenteNELLA NOTTE
Articolo successivoUmanesimo della Pietra
Luigi Trisolino, nato l’11 ottobre 1989 in Puglia, è giurista e giornalista, saggista e poeta, vive a Roma dove lavora a tempo indeterminato come specialista legale della Presidenza del Consiglio dei ministri, all’interno del Dipartimento per le riforme istituzionali. È avvocato, dottore di ricerca in “Discipline giuridiche storico-filosofiche, sovranazionali, internazionali e comparate”, più volte cultore di materie giuridiche e politologiche, è scrittore e ha pubblicato articoli, saggi, monografie, romanzistica, poesie. Ha lavorato presso l’ufficio Affari generali, organizzazione e metodo dell’Avvocatura Generale dello Stato, presso la direzione amministrativa del Comune di Firenze, presso università, licei, studi legali, testate giornalistiche e case editrici. Appassionato di politica, difende le libertà e i diritti fondamentali delle persone, nonché il rispetto dei doveri inderogabili, con un attivismo indipendente e diplomatico, ponendo sempre al centro di ogni battaglia o dossier la cura per gli aspetti socioculturali e produttivi dell’esistere.