
Quella volta che con un buco tre volte superiore a quello del crac Parmalat, Bernie Madoff mise in ginocchio la maggior parte delle banche americane ed europee.
“Ah, a proposito Signorina, non si spinga troppo oltre la boa, sa, se stesse per annegare io non potrei certamente salvarla!” E’ l’agosto del 1967 e a Long Island un aitante ventinovenne gestisce un’attività balneare di tutto il rispetto. Si chiama Bernie Madoff e di fare il bagnino proprio non ha voglia. Per carità, a spaventarlo non era di sicuro l’acqua, le ondate rivoluzionarie dell’epoca non potevano trascinarlo a fondo, solo che Bernie preferiva nuotare con gli squali, quelli veri, capitalisti da prendere per le corna, come quel toro che campeggia dinanzi al freddo addiaccio di Wall Street.
Cominciò così l’epopea imprenditoriale di un uomo diventato, successivamente, presidente del NASDAQ, il listino dei titoli tecnologici statunitensi. Man mano che la sua azienda, la Bernard Madoff Investment Securities, aumentava il proprio livello di influenza nazionale, Bernie non esitò ad assumere molti famigliari, tra cui il fratello Peter e i figli Andrew e Mark. A precederlo, soprattutto nella comunità ebraica, era la nomea di una figura rispettabile e rassicurante, un broker soprannominato Jewish Bond, l’obbligazione sicura che avrebbe trasformato in oro tutto l’apparente luccichio di cui era circondato.
Invece, l’11 dicembre 2008, Madoff viene arrestato con l’accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato. Con un ammanco di circa 65 miliardi di dollari, il suo businness si rivela un autentico Schema di Ponzi. Agli albori del ‘900, un pedestre immigrato italiano, Charles Ponzi smise repentinamente di bivaccare mettendo a punto una catena basata su grandi guadagni a breve termine, fondi autofinanziati attraverso il reclutamento di nuovi investitori.
Con un buco tre volte superiore a quello del crac Parmalat, Madoff mise in ginocchio la maggior parte delle banche americane ed europee. Le vittime di Madoff erano, soprattutto, istituti finanziari e investitori istituzionali. Diverse realtà, in tutto il Mondo, hanno dichiarato di essere esposte, direttamente o indirettamente, verso le pratiche remunerative di Madoff. Tra gli esempi nostrani spiccano l’Unicredit, con un disavanzo di 75 milioni di euro, e il Banco Popolare le cui perdite ammonterebbero a 8 milioni di euro. Il pernicioso effetto domino della fallace strategia ha coinvolto persino la Royal Bank of Scotland, espostasi per 445 milioni, la spagnola Bbva, dalla malaparata stimabile sui 300 milioni, e la francese Naitixis, dai cui rubinetti sono fluiti liquidi attigui a 500 milioni. La diffusa ecpirosi ha fatto sbandare anche star del calibro di Steven Spielberg, John Malkovich ed il Premio Nobel, Elie Wiesel.
Di bradisismica forca mediatica, la sentenza è stata inclemente: 150 anni di reclusione per colui il quale ha ingannato la fede pubblica.
Madoff, negli anni, ha sconfitto il proprio cancro ma non la vergogna di suo figlio Mark, suicida nel 2010, nè il linfoma che ha portato via il secondogenito Andrew. Durante una delle poche ore d’aria che gli vennero concesse, chiese il permesso di guardare ancora una volta il mare. Le orme sulla sabbia erano segni di una nave ancorata al deserto, splendido meccanismo di una spaventosa inutilità. Bernie osservò allora l’orizzonte e scrutò una ragazza, era passato un secolo dal suo primo lavoro, ma in quel momento si sentiva di nuovo libero, libero anche di dispensare consigli:
“Ah, a proposito Signorina, non si spinga troppo oltre la boa, sa, se stesse per annegare io non potrei certamente salvarla!”