Nell’ultima settimana il web è stato attraversato da un’ondata di proteste come non se ne vedevano da un po’.
Sicuramente molti dei lettori non sapranno di cosa sto parlando, quindi andrò con ordine.

Circa un anno fa compare su YouTube un nuovo personaggio (che si tratti di un personaggio si scoprirà solo in seguito). Si chiama Francesco Sole, è un ragazzo dalla faccia pulita, parla dei problemi degli adolescenti con dei video abbastanza strutturati per uno youtuber emergente, ma soprattutto dispensa perle di saggezza scrivendo sui post-it. Sì, dei comuni, banalissimi post-it colorati.
La cosa strana è che viene pubblicizzato da numerosi personaggi affermati del web e della televisione, tanto che nel giro di pochissimo tempo colleziona visualizzazioni, commenti, like e fan in gran quantità.
La magia del web, però, consiste nel rendere virali le informazioni, e quando una voce comincia a circolare è difficile fermarla. Ecco che spuntano le prime indiscrezioni: Francesco Sole è in realtà Gabriele Dotti, accolto sotto l’ala protettrice di Francesco Facchinetti e spinto a forza su ogni social da personalità come Selvaggia Lucarelli.
In breve tempo Sole si ritrova a fare pubblicità per Mediaset Premium, a condurre Tú sí que vales su Canale 5 con Belén Rodríguez e infine a pubblicare un libro dal titolo Stati d’animo su fogli di carta. (La tentazione di mettere le virgolette a “condurre” e “libro” è tanta.)

Arriviamo al nocciolo della questione: perché il web ha creato una rivolta?
L’utente medio non si indigna per il fatto che Gabriele Dotti non usi il suo vero nome, in tanti creano un nome d’arte. Non si indigna per il fatto che riceva dei soldi per quello che fa, in tanti anche su YouTube lavorano dietro compenso e collaborano a progetti retribuiti. Non si indigna vedendo il Facchinetti o la Lucarelli di turno spingere avanti il loro pupillo, è una questione di marketing. Non si indigna perché pubblichi un libro che è sostanzialmente un copia e incolla di frasi scopiazzate in giro per il web, se qualcuno è disposto a investire in un progetto del genere non si può far nulla. Non si indigna per i 300 mila iscritti su YouTube e il milione di fan sulla pagina Facebook, c’è a chi piace.
No. L’utente medio si indigna e si unisce ad altri utenti medi indignati quando la mediocrità di un progetto costruito ad arte viene venduta come qualcosa di spontaneo, vero e casuale.
I promotori del personaggio Francesco Sole hanno avuto l’arroganza di credere che l’utente medio potesse accettare una bugia così grande e così evidente senza battere ciglio.
L’idea del ragazzo qualunque che raggiunge il successo in poco tempo senza l’aiuto di nessuno e grazie solo al suo immenso talento avrebbe funzionato se almeno una parvenza di talento ci fosse stata. I video di Sole possono anche essere ben confezionati, ma né più né meno dei lavori di altri videomaker.

Un post su facebook della Lucarelli (successivamente rimosso) è stato la scintilla che ha fatto scatenare la rabbia degli utenti e di alcuni youtuber, che hanno avviato la protesta con l’hashtag #SelvaggiaNonMentire. L’hashtag è diventato immediatamente trend topic su twitter, cioè uno degli argomenti più discussi, e chi è pratico del social sa bene che non è facile totalizzare questi numeri, specialmente vista la concomitanza con la finale del talent X Factor, seguitissimo anche sulla rete.

Il motto in ogni caso parla chiaro: non è rivolto a Gabriele Dotti o a Francesco Sole in quanto persona, è rivolto al meccanismo che c’è dietro al progetto, alla pretesa di voler trasformare il web in un format televisivo dove si può raccontare che un ranocchio può diventare per magia un principe.
Il web è trasparenza, è interazione tra chi crea un prodotto e chi ne usufruisce. Se un prodotto vale raccoglie consensi. Non ci dovrebbe essere spazio per le menzogne, questo è ciò che ha fatto arrabbiare la rete.

L’onestà avrebbe avuto un altro effetto: che male c’è nel creare un personaggio e venderlo? Non c’è niente di sbagliato in questo. Quello che bisogna capire è che la gente è stufa di veder sfilare sotto gli occhi un fiume di bugie dove non ce n’è bisogno.

In tanti si sono espressi sulla questione, alcuni rabbiosamente ma con correttezza, altri con toni più pacati e alcuni semplicemente lanciando insulti sterili che nulla di buono hanno prodotto se non far sembrare delle vittime chi in questa storia ha la parte del lupo cattivo.

La maggioranza ha però mantenuto una certa diplomazia, mettendo in tavola discussioni intelligenti e iniziative pacifiche ma forti. I primi risultati si sono visti nella ritrattazione di alcuni post in cui la storia del ragazzo qualunque scoperto per caso veniva spacciata per storia vera.

Gli utenti questa volta hanno segnato un punto, ma la partita è ancora aperta. La speranza è che questo sia solo un primo passo verso una compattezza che porterebbe ad avere un web più trasparente e più corretto.

Come sempre, l’unione fa la forza.