Prima serata della XVIII Settimana di San Tommaso, ad Andria, con il Prof. Franco Annicchiarico SJ, Responsabile della Pastorale Universitaria nell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, intervenuto sul tema Discernere insieme l’umano nella città del nostro tempo.

Padre Franco, perché discernere in una società in cui sembra che si sfugga dall’assumersi responsabilità?

Il discernimento fa parte del compito dell’esistenza, cioè del diventare uomini, proprio perché in qualche modo l’umano è un compito da realizzare. Non basta venire al mondo, bisogna comprendere, rispetto alla complessità della vita e alla complessità del nostro sentire, le vie della vita, discernere appunto le vie della vita. Perché la nostra è un’esistenza segnata dalla morte. La morte è sempre presente ed è sempre una possibilità concretissima, non solo come ultimo momento della nostra vita, ma intesa come tutto quello che imbruttisce la vita, avvelena la vita, uccide la vita anche da vivi. La costruzione della nostra esistenza verso l’umano, e per i credenti verso l’umano secondo il sogno di Dio, è affidata al nostro discernimento, al cercare di cogliere tra le diverse vie quali sono le vie di vita e quali sono le vie di morte. Guardiamo per esempio al cammino dell’Esodo, che è stato attraversare il deserto: il deserto è fatto di piccole vie, appena accennate talvolta, ed è fondamentale -per rimanere nell’immagine- riuscire a distinguere quella via che ti porta all’oasi, perché la possibilità concreta di prendere vie che invece rimangono nel deserto, e quindi nella morte, è concreta.

Dunque il discernimento è un processo generatore?

Il discernimento è una dimensione bella della nostra umanità e della costruzione della nostra umanità. Per noi credenti in questo processo abbiamo Dio accanto. Il gesuita  p. Kolvenbach, Preposito Generale della Compagnia, affermava che la vera autorità è quella che rende capaci gli altri di essere autori della loro vita. A me piace l’idea di un Dio che è con noi, che ci dà fiducia, che ci aiuta a cercare le strade, che non ci mette tutto pronto davanti. Non mi piace tanto l’immagine di “progetto di Dio”, che farebbe pensare a qualcosa di già tutto pronto. A me sembra che la Scrittura ci dia l’immagine di un Dio che ci dà fiducia, che innanzitutto crea, chiama alla vita e benedice tutta la creazione. E dà libertà, pone alterità, ci riconosce come altro e “con” noi costruisce vita, “con” noi porta avanti il suo sogno per tutti noi.

Anche Papa Francesco richiama al discernimento nella sua visione di Chiesa

Pensare il discernimento come una novità è il segnale che indica il vicolo cieco in cui ci siamo infilati, perché veniamo da percorsi ecclesiali in cui ci aspettavamo le regole. Anche rispetto all’Amoris laetitia, c’è chi aspetta ancora i decreti attuativi per sapere cosa fare e non ha capito che il Papa ci sta chiedendo di pensare, di riflettere, nelle condizioni concrete, quali sono le vie di vita possibili.

Qual è il valore del discernimento comunitario?

Il discernimento comunitario è l’altra dimensione importante del discernimento, sia come dimensione esistenziale che cristiana. Noi non siamo degli individui: l’esperienza dei cristiani è quella di essere strappati da una chiusura individualista per diventare persone, quindi gente che cammina insieme. Il mio discernimento è un discernimento che sono chiamato a fare nel mio cuore e nell’ascolto e nel confronto con i miei fratelli, che a loro volta pensano, elaborano nel loro cuore. E insieme camminiamo. Certo, nella comunità ciascuno ha il suo compito, il suo ministero, e se ne dovrà assumere la responsabilità, ma tutti dobbiamo dare il nostro contributo, in una dimensione di ascolto reciproco del nostro cuore, di noi stessi, degli altri, di Dio.


1 COMMENTO

  1. Brava Silvana ! La tua è una sintesi chiara ed efficace di una relazione molto bella e significativa del professore che ci ha guidati, attraverso la lettura di brani deĺla Sacra Scrittura, a comprendere la bellezza di un cammino da fare, insieme,per arrivare a comprendere in pieno la grandezza e le potenzialità dell’uomo quando si apre all’Altro e agli altri.Grazie.

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