Come spesso accade, i più colpiti sono i più vulnerabili, poveri tra i poveri: i malati, gli anziani e i bambini

“L’uscita dall’accordo di Parigi è segno di una politica oscurantista”. È il commento pressoché unanime alla decisione del presidente Donald Trump di ritirare l’adesione degli Usa dall’Accordo sull’ambiente. L’approccio del leader della Casa Bianca è stato “scettico e superficiale”, attacca l’eurodeputato Giovanni La Via, già presidente della Commissione ambiente del Parlamento europeo e capo della delegazione di europarlamentari che ha partecipato ai lavori per l’Accordo di Parigi, e “mira a cancellare quanto fatto dal suo predecessore, che si era speso per contribuire alla causa mondiale, puntando su un’economia a basso impatto ambientale e investendo in innovazione ed energie rinnovabili”.

Questo potrebbe portare Trump a fronteggiare una forte opposizione interna, non solo da parte di attivisti e oppositori politici, ma anche di governatori e sindaci in stati che stanno investendo molto nelle energie rinnovabili, come il sindaco di New York, de Blasio, che ha intenzione di firmare un ordine esecutivo per fare in modo che la città rimanga nell’accordo di Parigi.

L’annuncio su Parigi è il culmine di una serie di decisioni che il presidente ha preso in questi mesi per eliminare molte delle norme introdotte da Obama per ridurre le emissioni e per incentivare il passaggio a fonti di energia meno inquinanti. Il 29 marzo Trump ha adottato un provvedimento che prevede di tenere aperte centinaia di centrali elettriche alimentate a carbone che, secondo il piano di Obama, avrebbero dovuto essere sostituite da impianti eolici e solari. Trump inoltre ha nominato Scott Pruitt, uno scettico dei cambiamenti climatici, alla guida dell’agenzia per la protezione ambientale (Epa) e ha proposto di tagliare drasticamente i fondi dei programmi scientifici sul clima.

La decisione avrà importanti conseguenze politiche: vari analisti temono che Washington sia destinata a perdere parte del suo peso politico internazionale anche su altre questioni; e le altre potenze ne approfitteranno per riempire il vuoto: Cina, Russia, India.

La visione apocalittica che domina il discorso sull’ambiente riflette la tendenza di isolare la questione, mantenendo invariato il resto dei fattori: la desertificazione della terra dove l’acqua comincia paurosamente a scarseggiare, la cementificazione legata all’urbanizzazione selvaggia…

La quantità di diossido di carbonio (CO2, ancora chiamata anidride carbonica ignorando la nuova nomenclatura IUPAC entrata in vigore circa 60 anni fa) ha raggiunto ormai livelli tali che una riduzione delle emissioni, da sola, non risolverebbe il problema alla radice in quanto il gas oggi presente è destinato a restare nell’atmosfera per decenni. Inoltre bisogna evitare la feticizzazione del CO2 che si impone nell’attuale discorso apocalittico sul clima, perché non è l’unico gas killer: anche il metano (CH4) non scherza.

Nota Robert W. Howarth, docente di biologia ambientale alla Cornell University, “…in una ricerca del 2011 si era già segnalato come, impiegando il fracking[1] per estrarre gas naturale, una quantità di metano fuoriuscisse dal suolo entrando in atmosfera”. Le recenti indagini purtroppo forniscono dati molto più preoccupanti: nell’estrazione tradizionale si disperde in atmosfera circa il 3,6% del metano; per lo shale gas (gas metano derivato da argille), prodotto con la tecnica del fracking, si sale a oltre il 12%.

Attualmente il 40-60% delle emissioni di metano complessive a livello globale degli ultimi 10 anni provengono dagli Stati Uniti e dal Canada, in misura minore anche dal Messico.

Le previsioni apocalittiche sull’eventuale catastrofe imminente, ma al contempo perpetua e indefinita, purtroppo spingono verso una progressiva chiusura di ogni spazio di inclusione e discussione, mettendo al bando il concetto di solidarietà e spingendo quello di comunità similari.

Lo sviluppo della solidarietà è il collante necessario affinché i processi politici e sociali non siano effimeri, ma si consolidino con la convivenza e la condivisione di esperienze. Tutto questo contro ogni lefebvriana ipotesi di un’autogestione generalizzata del problema, che si rivela come la più improbabile da immaginare nello scenario attuale.

Come spesso accade, i più colpiti sono i più vulnerabili, poveri tra i poveri: i malati, gli anziani e i bambini. Di fronte a queste realtà papa Francesco il 28 novembre 2016 ha tuonato nel suo discorso ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze: ”La sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza, che cercano anzitutto il profitto, è dimostrata dalla distrazione o dal ritardo nella applicazione degli accordi mondiali sull’ambiente e dalle continue guerre di predominio, mascherate da nobili rivendicazioni, che causano danni sempre più gravi all’ambiente e alla ricchezza morale e culturale dei popoli”.

***

[1] Con il termine fracking si intende una particolare tecnica estrattiva di petrolio e gas naturale utilizzata per la prima volta in America nel 1947. Questa tecnologia è stata perfezionata in Texas nei decenni successivi. Questo metodo sfrutta la pressione dei liquidi per provocare delle fratture negli strati rocciosi più profondi del terreno. Per questo motivo è conosciuto anche con il nome di ‘fratturazione idraulica’ o ‘hydrofracking’. Si tratta di un metodo impiegato per agevolare la fuoriuscita del petrolio o dei gas presenti nelle formazioni rocciose consentendo un recupero più rapido e completo. Le preoccupazioni connesse con le operazioni di fratturazione idraulica sono quattroinquinamento delle falde acquifere, impatto ambientale-paesaggistico, rischio di provocare eventi sismici, effetto serra.


Fontehttps://flic.kr/p/4WPKJV
Articolo precedenteLa fresca rivoluzione di Varadkar
Articolo successivoLa mia casa
Elia Ercolino, nato a Peschici (FG) 15/02/1954. Formazione classica con specializzazione in teologia biblica. Ha tenuto corsi di esegesi e teologia   vetero e neotestamentaria. Giornalista pubblicista dal 1994 e professionista dal 2004. Impegnato nell’emittenza televisiva locale dal 1992. Direttore di Tele Dehon dal 1994 con auto dimissioni nel 2012. Direttore responsabile e fondatore della testata giornalistica “Tele Dehon Notizie” dal 1995 al 2012. Impegnato da sempre nel mondo del volontariato sociale.