«L’ignoranza è un’erbaccia che i dittatori possono coltivare tra i loro sudditi, ma che nessuna democrazia può permettersi tra i suoi cittadini»

(William Beveridge)

L’allucinante crisi del conflitto, ha preso dei risvolti di una tale eccitazione da far temere un finale infernale, apocalittico. Siamo qui a parlarne come fosse una cosa che non ci riguarda ma, l’underground della nostra coscienza continua a dirci, a noi non udenti, verso quale baratro ci siamo incamminati.

I tentennamenti e le amnesie non ci hanno aiutato a risolvere dignitosamente la tragedia che, come un fiume in piena corre verso il mare per sopraffare le “acque” lì esistenti: gli stanziali, inquieti, interminabili guai.

La serenità non è più di casa ed è questo il doloroso motivo che ci affligge. Abituati a mettere in fila libri nelle nostre biblioteche non ci siamo abbastanza curati dei loro contenuti, dei pensieri ivi scritti; della storia tramandata che, se fosse ben studiata e recepita, di certo metterebbe dei paletti per arrestare le nostre imprudenze, le pericolose nostre avventatezze. Le nostre coscienze sono rimaste zittite e tenute in aspettative migliori, anche se vaghe. Questo alla pari del proverbiale comportamento di uno struzzo davanti ad un problema…?

D’altro canto i problemi non mancano mai. Con tutti questi “signori” della guerra che si mettono di traverso sulle vie della pace, sbarrandone l’accesso, il libero proseguo, il lecito percorso per la saggia meta, non sarà mai raggiungibile? La proliferazione di questi figuri negativi è data dalla “sorte matrigna” che rimane costantemente incinta nei lascivi rapporti col possesso e col denaro, partorendo, di tale specie, a non finire. Basta uno solo di questi figuri o, qualsivoglia pazzo, a tenere un intero popolo sulla griglia.

Ricatto e paura di reagire oppure saggezza nel rispondere in modo sensato all’estorsione? Nessuno può definire l’intenzione di un pazzo, in particolar modo quando questi ostenta una micidiale, distruttiva, infinita quantità di armi di sterminio, quale l’atomica.

Ma si gioca ancora un poker parzialmente scoperto, dove la carta rimanente coperta rappresenta l’imprevedibilità di un pazzoide messo alle strette dalla rappresaglia, che lui stesso si è tirata addosso.

Ora Putin sposta una parte del suo arsenale atomico in Bielorussia e quell’altro scappato di mente condivide l’impresa senza pensare alle conseguenze che ne potrebbero derivare in caso di un uso distorno di quelle armi. “Darsi la zappa sui piedi” è un detto attinente al caso Lukashenko poiché se dovesse bombardare l’Ucraina con l’atomica di Putin, dovrebbe poi subire la pestilenza da lui stesso causata. Questi lazzi smemorati, acerbi fin sotto le ascelle, non tengono conto dei loro squilibri, adombrati come sono i loro cervelli, da non distinguere più un “uccellino” da una supposta, tanto per loro, va bene lo stesso, purché si goda.

Barcamenandosi alla men peggio uno pensa di arrivare fino in fondo ai suoi piani, noncurante dell’imprevisto. Ce ne sempre uno sulla strada maestra e qualcuno di troppo nella mente di coloro che oltraggiano la vita e la dignità umana.

Qui non si parla solo di Russia e Ucraina ma, senza se e senza ma, del quadro globale. Situazione che non lascia spazio a pensieri positivi. Ispirazioni che possano librarsi in un cielo limpido, di etica e di valori sociali.

Per il raggiungimento di tali principi comporta osservare i doveri e le responsabilità: i nostri diritti sono solo una conseguenza…


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Salvatore Memeo è nato a San Ferdinando di Puglia nel 1938. Si è diplomato in ragioneria, ma non ha mai praticato la professione. Ha scritto articoli di attualità su diversi giornali, sia in Italia che in Germania. Come poeta ha scritto e pubblicato tre libri con Levante Editori: La Bolgia, Il vento e la spiga, L’epilogo. A due mani, con un sacerdote di Bisceglie, don Francesco Dell’Orco, ha scritto due volumi: 366 Giorni con il Venerabile don Pasquale Uva (ed. Rotas) e Per conoscere Gesù e crescere nel discepolato (ed. La Nuova Mezzina). Su questi due ultimi libri ha curato solo la parte della poesia. Come scrittore ha pronto per la stampa diversi scritti tra i quali, due libri di novelle: Con gli occhi del senno e Non sperando il meglio… È stato Chef e Ristoratore in diversi Stati europei. Attualmente è in pensione e vive a San Ferdinando di Puglia.