La Coppa d’Africa e i rimpianti degli allenatori di serie A

Codice di avviamento postale 33030. Chissà cosa avrebbe mandato in dono Pietro Savorgnan di Brazzà al Comune di Moruzzo se avesse saputo che proprio in Friuli gli sarebbe stato dedicato un museo. Esploratore italiano naturalizzato francese, Brazzà ha circumnavigato l’Africa, colonizzando, soprattutto attraverso accordi con i vari capi di governo del Basso Congo, in particolare con il re Makoko dei Bateke, aree vicine all’attuale Gabon. Si deve a Brazzà, ad esempio, la fondazione di Franceville, città di quarantacinquemila abitanti, attraversata dal fiume Mpassa, e denominata dai gabonesi, Masuku.

Conosciuta originariamente come Francheville, la zona collinare della provincia Haut-Ogoouè perse la “acca” in seguito all’affrancamento degli schiavi indigeni dall’imperialismo transalpino. Oggi, nel terzo centro abitato più popoloso del Gabon, la bandiera nazionale viene issata al mattino e deposta la sera, eccetto quando gioca la squadra di Aubameyang e Lemina, in quel caso il tricolore verde-giallo-blu è illuminato dalla festosa partecipazione di gente pronta a celebrare successi calcistici, simbolo di riscatto sociale.

In fondo, la Coppa d’Africa è anche questo, l’occasione per apporre la propria firma sul palcoscenico internazionale e, magari, ottenere un contratto da professionisti in Europa, un biglietto di prima classe verso una vita dignitosa e remunerativa.

In vetrina non ci saranno solo le giovani promesse, ma anche le star del nostro campionato che, fino al 5 febbraio, giorno della finale, proveranno a vincere un trofeo, ammendante di celebrità per i prossimi mesi. Sono addirittura quattordici gli “italiani” impegnati nel Continente Nero.

Oltre al già citato Lemina, la Juve si è vista costretta a far partire il difensore marocchino Benatia. Stesso trattamento riservato al Napoli, privo nel reparto arretrato di elementi quali Ghoulam (Algeria), Koulibaly (Senegal) e del centrocampista El Kaddouri (Marocco). Luciano Spalletti dovrà rinunciare alle rapide transizioni del giallorosso Salah, simbolo dell’Egitto, mentre la Lazio dovrà fare a meno dei gol del senegalese Keita. L’allenatore dell’Atalanta, Gasperini, ancora non si capacita della perdita del trequartista ivoriano Kessiè, rivelazione stagionale. Il granata Mihajlovic piange l’assenza di Acquah (Ghana) ed il Crotone dovrà affrontare la lotta salvezza senza le scorribande dell’algerino Mesbah. L’Udinese di Del Neri si è rassegnata all’idea di abbandonare Wague (Mali) e Badu (Ghana), Donadoni intanto sacrificherà Taider (Algeria). Il Genoa del Presidente, Enrico Preziosi, ha già fatto sapere che la convocazione da parte del Togo di Gakpè non resterà impunita e che presto presenterà una protesta scritta contro la Lega Calcio.

Così, dopo aver telefonato alla Federazione, gli hanno consigliato di inviare un telegramma urgente all’unico vero responsabile di questa morìa di talentuosi calciatori. Non hanno fatto alcun nome, gli hanno semplicemente suggerito un cap. Quale? Il 33030, ovviamente!