
La 16enne svedese, il 20 agosto del 2018, aveva portato in piazza quattro milioni di persone, studenti soprattutto per la salvaguardia dell’ecosistema mondiale
Nella più grande e famosa delle favole, Adamo ed Eva ricevono in dono da Dio la custodia del Paradiso terrestre e un bel giorno, per una mela, ne tradiscono la fiducia e vengono scacciati: stanchezza, freddo, malattie, fame… la vita di ogni giorno praticamente, li attende. Da quel giorno in poi l’uomo si è sentito abbandonato e, scorato, ha cercato di diventare egli stesso un dio. I bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki del 1945 sono una manifestazione di quella onnipotenza. Perché un Dio non esiste per taluni e per altri l’assenza di un Dio è un Dio anch’essa, così l’uomo si è sostituito all’ordine naturale delle cose, pretendendo il controllo della vita e della morte. Siamo vicini alla clonazione umana, manca poco.
Apprendo da alcuni siti che esiste il Premio “Right Livelihood”, esistenza giusta, definito anche come Nobel alternativo. È un premio annuale creato nel 1980 da Jakob von Uexkull, scrittore, filatelico ed ex membro del Parlamento europeo. Il premio viene assegnato ogni anno di fronte al parlamento svedese alla vigilia dell’assegnazione del Nobel per la pace: onora chi si confronta per la risoluzione dei problemi che affliggono il mondo, dalla protezione ambientale, alla pace, ai diritti umani, allo sviluppo sostenibile, alla salute, all’educazione. È stato assegnato quest’anno all’attivista svedese per il clima Greta Thunberg, insieme ad altre tre persone: l’attivista del Sahara Occidentale, Aminatou Haidar, l’avvocatessa cinese che difende i diritti delle donne, Guo Jianmei, e il leader dell’associazione Hutukara per i diritti degli indigeni della regione brasiliana di Yanomani, Davi Kopenawa.
Thunberg è stata premiata “per aver ispirato e amplificato richieste politiche per azioni urgenti sul clima basate sulla scienza”, ha spiegato la Right Livelihood Award Foundation. La 16enne svedese, il 20 agosto del 2018, aveva portato in piazza quattro milioni di persone, studenti soprattutto per la salvaguardia dell’ecosistema mondiale.
Tutti e quattro le vincitrici riceveranno un premio di un milione di corone svedesi (94mila euro) che verrà consegnato il prossimo quattro dicembre. Li doneranno per la loro causa?
Mi soffermo su di una premiata, Greta Thunberg: potrebbe comprarsi dei libri biodegradabili, ammesso che voglia tornare dietro i banchi di scuola realizzati con gli alberi tolti alla madre terra! Trovo sia la rappresentante umana delle frustrazioni più ancestrali e recondite di una buona percentuale della popolazione che vorrebbe espiare i propri peccati ingaggiando guerre sociali senza fondamento scientifico.
È la conferma che a qualcuno serve sempre un osso da rincorrere nel tempo libero. Diversi scienziati si sono pronunciati e qualcuno ha confermato, qualcuno ha negato la relazione tra attività umane e surriscaldamento globale. Tuttavia è plausibile e dimostrabile che il clima della Terra sia cambiato più volte da quando esiste il nostro pianeta, con periodi più caldi e più freddi causati da fattori naturali. Mi domando solo perché la coscienza di tutti i premi Nobel per la Pace, non si sia passata da certi luoghi: da Taranto, polmone malato di cancro che nessuno ha mai voluto curare perché l’economia del Mezzogiorno si fermerebbe; in Congo dove Bambini di ogni età e altri poveri cristi dimenticati, lavorano con le mani per estrarre un minerale, il Coltan, utile a costruire i cellulari; nelle coltivazioni di pomodori e angurie, pagati pochi euro all’ora; nelle vie dove si vende droga perché venderla è meglio che morirne. Comodo, sicuramente il primo inerme e inerte sono io tra gli uomini, proclamare la pace pulita in abiti puliti dopo una doccia e tre pasti al giorno. Il buon senso vorrebbe che noi tutti si fosse ovunque, al pari di eroi comuni. Eppure una sorta di felicità effimera e apparente, una folla ci ascolta ammirata, ci offre momenti di appagata invincibilità: dimentichiamo che il regalo è la vita, apprezziamo altri doni, finiamo stremati e incattiviti dal silenzio del mondo ad inseguire l’amore e se non possiamo averlo lo rubiamo.
Carlo Rubbia, Nobel per la fisica, ha affermato che non è veritiera l’affermazione che tenendo sotto controllo le emissioni di CO2, il clima della terra resterebbe costante: “Nell’ultimo milione di anni la Terra era dominata da periodi di glaciazione, la temperatura era meno 10 gradi. 10.000 anni fa è cominciato il cambiamento climatico che tutti conosciamo, l’inizio della civilizzazione odierna. Negli ultimi 2.000 anni la temperatura della Terra è cambiata profondamente: ai tempi dei Romani, per esempio, Annibale ha attraversato le Alpi con gli elefanti per giungere in Italia. Oggi non ci potrebbe venire perché la temperatura della Terra è inferiore a quella che era ai tempi dei Romani, di circa un grado e mezzo; quindi oggi gli elefanti non avrebbero potuto passare come all’epoca. Nel medioevo c’è stata una piccola glaciazione, una glaciazione durante il periodo del 1500 a.c.: nel Nord i Vichinghi ebbero enormi problemi di sopravvivenza a causa di questa mini glaciazione.
Se restiamo nel periodo degli ultimi 100 anni, ci sono stati problemi che sono venuti prima dell’Effetto serra. Quando sono nato io, la popolazione della Terra era 3,7 volte più piccola di quella che è oggi e il consumo energetico primario è aumentato di 10 volte nella mia vita. Dal 2000 al 2014 la temperatura della Terra non è aumentata ma diminuita di meno zero, due gradi. Non siamo di fronte l’esplosione della temperatura. La temperatura media della Terra negli ultimi 15 anni non è aumentata ma diminuita. E nonostante questo ci troviamo di fronte ad una situazione assolutamente drammatica, le emissioni di CO2 stanno aumentando in maniera esponenziale. L’unico paese che è riuscito a mantenere e ridurre l’emissione di CO2 è paradossalmente gli Stati Uniti, grazie allo sviluppo del gas naturale il cui costo è inferiore di 1/5 di quello Europeo […] ”.
Alla fine un interrogativo spopola sui media: ma tra uno scienziato e una ragazzina di 16 anni chi è più social?
Non sono d’accordo con la demonizzazione di chi si preoccupa per la sopravvivenza del nostro pianeta e della specie umana, tra le altre. I dati storici citati nell’articolo non sono affatto una prova il dato che il cambiamento climatico in corso non sia estremamente accellerato dalle attività umane incontrollate. Le analisi scientitifiche dell’andamento dei fenomeni in atto indicano che l’intervento umano ha un ruolo cruciale nel rendere i cambiamenti climatici veloci e drastici. Il non riconoscere il ruolo dell’intervento umano in quando sta avvenendo al nostro pianeta appare come un desiderio di sfuggire alle responsabilità. La consapevolezza e la conoscenza sono un dovere della nostra specie e la premessa per un agire volto al bene comune.