E alla fine arriva lui, irriverente, geniale e colpisce ancora

Checco Zalone è il testimonial della nuova campagna #eiochiamolaricerca per la ricerca sulla SMA, l’atrofia muscolare spinale.

Riesce a strappare il sorriso anche difronte ad una situazione così delicata come la malattia e lo fa senza pietismi o retorica. Nello spot il comico è sfinito dai disagi procurati al condominio dalla presenza di Mirko, un bambino malato di sma, che gioca alla playstation fino a tardi, impedendo ai vicini di dormire, ingombra le scale del condominio con la poltroncina meccanica e riceve dal Comune addirittura il posto auto di Checco. Guai a toccare il parcheggio a un italiano! Checco esplode e la rabbia diventa paradosso: decide di chiamare la ricerca per una donazione nella speranza di riavere il posto auto quando Mirko sarà guarito.

A dirla tutta Mirko non è un bambino adorabile, anzi sembra quasi sfrontato e divertito difronte ai disagi che crea ai vicini di casa, Luca Medici in primis, che si cala ancora una volta nel personaggio dell’italiano medio, insofferente perché costretto a dover fare i conti ogni giorno con le esigenze della disabilit … e non esita a donare per la ricerca, non semplicemente per far guarire più in fretta chi è affetto da questa patologia gravemente invalidante, ma, egoisticamente, per rendere la vita più facile a se stesso.

Un punta di vista politically incorrect quello che Zalone ha scelto con coraggio: è lui l’autore dello spot con cui ha voluto far guardare la malattia da un’altra prospettiva e far riflettere sulle piccole fortune che noi abbiamo, dandole per scontate, e che per alcuni sono invece un sogno irraggiungibile. Così facendo ha messo a nudo le nostre ipocrisie perché siamo i primi a parlare di inclusività e poi siamo i primi a relazionarci con pietismo e compassione a persone con queste disabilità, doppiamente ferite dalla malattia e dai pregiudizi di chi li circonda. Perché chi vive la malattia vive anche il disagio e i pregiudizi dell’altro, che condannano ancora di più all’emarginazione. Non si dimentichi l’episodio del campione di football americano, Travis Rudolph che, in visita con la sua squadra in una scuola media di Tallahasee, non ha esitato a sedersi accanto al bambino autistico, Bo Paske, lasciato solo a mensa dai compagni, per condividerne il pranzo. Spesso in queste situazioni il sostegno di persone vicine dà forza e coraggio e fa sentire meno sole nell’affrontare la patologia.

La verità è che la diversità fa paura e per rimuovere questa fragilità ci si è creati l’alibi dell’inclusione, nascondendosi dietro un falso buonismo; ma è solo una maschera, non c’è dietro empatia vera, quella che dovremmo essere capaci di creare con questi malati; come dice Platone: “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre”.

Questa volta la pubblicità è piaciuta moltissimo perché non è il solito spot lagnoso che vuol commuovere lo spettatore, ma è l’esempio di una campagna di comunicazione intelligente e ironica che normalizza l’handicap, calandolo nella vita reale; non solo, ma ha messo tutti d’accordo, esperti e non, facendo anche dimenticare il polverone suscitato dalla recente campagna del #FertilityDay. “La prossima volta chiederemo a Zalone” – È stato il commento ironico del premier Renzi, pensando alle prossime campagne di comunicazione sociale.

Lo spot ha avuto milioni di condivisioni sui social non appena è stato pubblicato: la speranza è che quei “mi piace” non rimangano un semplice click, ma si trasformino davvero in donazioni per permettere a bambini come Mirko di avere un futuro migliore.

https://www.youtube.com/watch?v=xXD-A5spN5k