
Si è spento Cino Tortorella che, con il suo Zecchino d’oro, entrò nel Guinnes dei Primati
Felice. Questo il nome di battesimo di Cino Tortorella. Un nome come tanti altri, se non fosse che quel nome rappresentava un mood, un atteggiamento nei confronti del prossimo, senza eguali. Lo aveva abbreviato per non sembrare troppo ingombrante: Cino Tortorella interpretava i suoi personaggi con la grazia di una pacata diminutio, carezza impressa nelle corde vocali di bambini lanciati nel mondo dello spettacolo per puro divertimento, tralasciando gli stereotipi di una semplice competizione canora.
Frequentando la Scuola d’Arte Drammatica del Piccolo Teatro di Milano, Cino apprese il timbro recitativo da Giorgio Strehler. Grazie a lui, nel 1956, porta in scena “Zurlì, il mago lipperlì”, divenuto, nel 1958, “Zurlì, il mago del giovedì”. Ma è nel 1959 che le idee di intrattenimento di Cino Tortorella sfiorano la geniale trovata televisiva. L’eureka in questione accende la lampadina nelle case degli italiani. In quell’anno lo Zecchino d’oro parte con la sua prima edizione, Cino ne presenterà addirittura cinquantuno, entrando, nel 2002, nel Guinness dei Primati per aver condotto la stessa trasmissione più a lungo di qualsiasi altro showman al mondo.
Autore per la Rai di successi come “Chissà chi lo sa?”, “Scacco al re” e “Dirodorlando”, ha scritto testi per “La luna nel pozzo” di Domenico Modugno e “Bravo Bravissimo” di Mike Bongiorno. La collaborazione con il giornale per bambini “Topolino” segna l’inizio della stagione di duetti con la marionetta Topo Gigio.
E poi l’impegno sociale quando, nel 2009, dopo essersi ricoverato per ischemia cerebrale, ha fondato l’associazione “Gli amici di mago Zurlì” per proseguire l’opera a favore dei diritti per l’infanzia.
Il coro dell’Antoniano rende omaggio ad un uomo che amava tornare bambino, una figura centrale nel rispetto dei più piccoli. Cino Tortorella ha difeso i più deboli con la forza della musica.
Ci piace immaginare che, prima di lasciarci, abbia voluto esprimere un ultimo desiderio, un succulento piatto di pasta. Quale? Le tagliatelle di Nonna Pina, ovviamente.