Si tratta del prof. Sergio Tanzarella, Ordinario di Storia della Chiesa presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale ed esperto conoscitore della figura di don Lorenzo: gli abbiamo fatto qualche domanda sull’affascinante figura del priore toscano

La Biblioteca diocesana “S. Tommaso d’Aquino”, in collaborazione con la Caritas diocesana e il Forum di Formazione all’Impegno Sociale e Politico della Diocesi di Andria, ha promosso un incontro sulla figura di don Lorenzo Milani, educatore, testimone e profeta, dal titolo Don Lorenzo Milani ci aspetta nel futuro. Il 1° Febbraio 2018 presso l’Officina S. Domenico, Andria.

A parlarne il Prof. Sergio Tanzarella, Ordinario di Storia della Chiesa presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale ed esperto conoscitore della figura di don Lorenzo nonché curatore dell’opera omnia di Don Milani (Mondadori, 2017).

Professor Tanzarella, a cinquant’anni dalla morte, per don Milani si può dire non solo che sia attuale ma che ancora ci precede? La sua profezia è ancora per noi all’orizzonte?

Milani è ancora davanti a noi. Le sue intuizioni, le sue scelte esemplari restano per noi un modello di ispirazione e le emergenze della nostra società, rispetto anche al tradimento o alla non attuazione della Costituzione italiana, restano ancora esemplari. Ecco perché ci aspetta nel futuro: perché resta ancora lontano da noi quello che ha realizzato. Una quantità non di idealità generiche, ma di scelte concrete, che dovrebbero ispirare ancora oggi coloro i quali vogliono impegnarsi per il bene comune. Don Lorenzo questo lo ha fatto con straordinario coraggio.

Nonostante questo, la figura di don Milani è ancora a molti sconosciuta o limitata a slogan. C’è un don Milani che vale la pena conoscere, un aspetto che vuole mettere in rilievo?

Alcuni si sono impossessati della figura di don Milani, di alcune sue citazioni ed anche di citazioni inventate, ed hanno ripetuto sempre quelle. Per cui le conoscenze sono ridottissime e spesso false, perché non passano attraverso le fonti, cioè non passano attraverso gli scritti di don Lorenzo. Ecco perché abbiamo realizzato l’opera omnia in tremila pagine! Non ci è chiesto di leggerle tutte, però leggere le fonti più importanti, come alcune lettere sia pubbliche che private, aiuterebbe a capire chi è stato don Milani.

Le fonti ci rivelerebbero la complessità della figura di questo sacerdote ma anche la pericolosità della sua proposta! Milani è pericoloso per il potere, per il potere inteso come dominio. In fondo, quello che lui propone ai suoi studenti, a giovani, adulti, bambini, è una cosa sola: essere cittadini. Lo fa in perfetta supplenza, perché lo Stato non si preoccupa di questo. Dunque restituire la parola alla sua gente, con la scuola, significa restituire la consapevolezza di essere cittadini.

Tra le fonti di rilievo ci sono senz’altro la Lettera ai cappellani militari e la Lettera ai giudici, che ha recentemente pubblicato per l’editore Il Pozzo di Giacobbe, con un ampio apparato critico. So che lei le propone soprattutto ai giovani. Qual è il messaggio delle lettere?

Innanzitutto una rilettura della Storia italiana, dall’Unità d’Italia in poi. Don Milani denuncia che quella storia è conosciuta soltanto attraverso mistificazioni e soprattutto per le guerre condotte dall’Italia. Milani le condanna tutte, in particolare la Prima Guerra Mondiale. Spiega che sono state guerre in cui il popolo è stato costretto a combattere e ne dimostra l’inutilità e inumanità.

Il secondo messaggio importante riguarda il primato della coscienza, come responsabilità individuale. Non si può rimandare ad altri la responsabilità di ciò che si fa. Qui si intravede la sua straordinaria attualità! Questo emerge nella Lettera ai giudici (una memoria difensiva per il processo che egli dovette subire come conseguenza alla lettera ai cappellani ndr.), ma soprattutto nella Lettera ai cappellani militari (uno scritto in cui chiede rispetto per chi accetta il carcere per l’ideale della nonviolenza, intervenendo in difesa dei giovani italiani obiettori di coscienza, accusati di essere dei vili dai cappellani militari della Toscana ndr), che è un’opera più compiuta.

Per i nostri giovani sarebbe una lettura obbligatoria, che merita di entrare nella Letteratura italiana. Si tratta di testi di altissimo valore anche letterario. In altre parole, un po’ meno D’Annunzio e più Milani potrebbero far molto bene alla formazione dei nostri giovani!