
«Chiunque lo desiderasse poteva parlare. Era la democrazia nella forma più pura»
(Nelson Mandela)
Una delle implicazioni dell’approccio alla giustizia che sto cercando di esplorare è il bisogno e l’importanza della democrazia in termini di discussione pubblica. Il ruolo del ragionamento pubblico globale è sempre più importante nel nostro mondo così interdipendente. Ciò si applica non solo ai vecchi problemi del mondo, ma anche ai nuovi problemi globali, le minacce ambientali (fra cui il riscaldamento globale), la portata del terrorismo (con la sua rete globale), le depressioni internazionali (fra cui le crisi economiche come quella che stiamo vivendo oggi).
(Amartya K. Sen)
Cosa significhi “democrazia” appare quasi pleonastico spiegare anche ad un fanciullo di prima media. Le maestre, e poi il primo professore di storia che ha incontrato sul suo percorso, gli hanno sicuramente detto il significato partendo dall’etimo, dalla storia greca, dall’articolo 1 della Costituzione italiana. E l’adolescente ha introiettato il senso della parola e la sua potenza semantica.
Solo che poi è cresciuto, si è spostato alle scuole superiori, dove magari studia pure diritto, e qualche docente più avvertito gli ha spiegato che la “democrazia” è una tecnica, ovvero nelle democrazie si vota, e, alternativamente, al governo ci vanno alcuni e poi degli altri, poiché hanno vinto le elezioni.
E il popolo che ha il potere (significato etimologico di “democrazia”), nel frattempo, è sparito e il suo esercizio è consistito solamente nella delega ai suoi rappresentanti.
Che strana democrazia è questa che celebra i suoi riti (che qualcuno chiamava “ludi cartacei”) ogni tot anni per poi divenire uno strano fescennino tutto recitato dai rappresentanti, senza mai, che dico consultare, ma almeno tener conto della volontà popolare?
Se la democrazia è una tecnica, che differenza c’è tra una “democrazia occidentale” (quasi per definizione la più pura e la migliore, stando alla propaganda dei media mainstream ) ed una democratura (crasi efficace tra le parole democrazia e dittatura), come ad esempio quella russa putiniana?
La domanda è d’obbligo e la risposta banale: nessuna, funzionano allo stesso modo, magari al netto di un controllo dall’altro durante il voto (forse …).
Peraltro, mai bisogna dimenticare che dittature assai famigerate, quali il fascismo e il nazismo sono salite al potere “democraticamente” dopo l’esercizio del voto popolare. Solo che poi sono esondate…
E allora, veramente possiamo accettare che la democrazia si esaurisca al momento del voto? Veramente possiamo tollerare che il popolo venga “disturbato” per recarsi alle urne, delegare ai propri rappresentanti il potere e poi tornare nell’indistinta melma del silenzio? Per tornare di corvée alle elezioni successive?
Questo è svilimento della democrazia, intesa nel senso più altro, che è quello etimologico, e giuridicamente, per noi italiani, fondato sull’articolo 1 della Costituzione.
E non solo: è furto, poiché al popolo viene sottratto il primato della politica, che gli spetta di diritto nelle democrazie serie, vere.
Ma pare che ormai il tema dell’esercizio della democrazia sia passato in cavalleria. Dal popolo si vuole che faccia il suo dovere, recandosi alle urne, e poi lasci fare agli eletti, casta autoreferenziale, auto-coccolantesi, che vive negli agi, poco o nulla impipandosi delle necessità del popolo.
Non solo. Se c’è astensione massiccia, il popolo è indifferente e quindi sbaglia. Se vota per partiti non graditi alla casta (e ai poteri forti!) sbaglia sempre e solo il popolo. Ergo, la casta, trascurando la volontà del popolo, va avanti comunque per la sua strada…o, nei casi più paradossali (leggi Romania o Georgia) “annulla” il risultato delle elezioni! Eppure, il popolo, quando vota, non sbaglia mai, qualunque sia la sua scelta!
Ecco cosa sono diventate le democrazie occidentali, tanto da far fatica a distinguerle dagli stati autoritari…
Ma dovevamo accorgercene prima, da quando si è cominciato a parlare di esportazione della democrazia.
Fa specie considerare la democrazia un “bene” da contabilizzare in partita doppia sulla bilancia dei pagamenti! Ma, ahimè, anche questo vulnus ha patito!
La democrazia, invece, è giustizia, scelta libera, discussione, sintesi possibile di più punti di vista, ferma restando l’opinione della maggioranza che si esprime col voto.
Il grande economista, filosofo, politologo, sociologo, indiano Amartya K. Sen, dal pensiero profondo e lucido, con un breve, ma preziosissimo saggio “Sull’ingiustizia” del 2022, taglia con l’accetta ogni dubbio su cosa sia la giustizia per le persone, per i popoli. E, allo stesso tempo, ricorda cosa sia la democrazia: non solo una tecnica di scelta della rappresentanza, ma, prima di tutto e soprattutto, una scelta tramite discussioni e dibattiti, in costante alimentazione dal basso.
Gaber diceva che “la democrazia è partecipazione”.
E allora perché stiamo vivendo il tempo della negazione, dell’astensione, della censura, del divieto e non quello della pullulante discussione, dell’analisi, del dibattito? Essi sono il sale della democrazia…
Una volta nei partiti gli iscritti si riunivano e discutevano per poi decidere. Lo stesso nelle associazioni.
Oggi è tutto verticalizzato perché si decide dall’alto, i partiti e le associazioni sono “padronali”.
Il disamore per la politica è palpabile, specie nei giovani… Come siamo arrivati a questo punto ?
(continua)