
I suoi 40.000 elettori, al voto lo scorso 24 aprile
Il suo nome originale sarebbe ”Greenland”, ma la terra verde della Groenlandia è, da anni, ricoperta da un ghiaccio che ne limita lo sviluppo sociale ed economico. Con una superficie quattro volte superiore a quella della Francia ed una popolazione di 55mila abitanti, la Groenlandia, lo scorso 24 aprile, ha aperto le urne ai quasi 40mila elettori, chiamati a scegliere i 31 rappresentanti del nuovo Parlamento.
Il sogno dei due principali partiti, Siumut (Avanti) e Inuit Atagatigiit (Comunità Inuit), è sempre stato quello di raggiungere un’indipendenza politica dall’area geografica americana e dal governo centrale danese a cui l’isola più grande del Mondo deve dar conto da tempo immemore.
Solo nel 2009, infatti, Copenaghen ha concesso alla Groenlandia maggiore autonomia legislativa, giudiziaria e ambientale, favorendo lo sfruttamento interno di un sottosuolo ricco di uranio e petrolio, materiali preziosi che, però, a causa di difficoltà logistiche di estrazione, non hanno suscitato grande interesse di superpotenze quali Gran Bretagna e Cina, investimenti disattesi che hanno ridotto le casse dello Stato dagli 850 milioni del 2011 agli 80 milioni del 2016.
Anche, e soprattutto, per questo, la scelta di confermare il premier uscente Kim Kielsen (suffragato all’interno del Siumut con il 27,4% delle preferenze) parte dal desiderio del Parlamento di non rinunciare al milione di corone di sussidi dalla Danimarca, introiti necessari per ovviare alle complicazioni sorte in ambito edilizio, nel sistema scolastico e nelle assicurazioni sanitarie.
Una situazione da prendere con le pinze e non sottovalutare, visto che il welfare della Goenlandia potrebbe davvero condizionare la crescita imprenditoriale delle maggiori aziende europee, un’annosa questione che sta tenendo col fiato sospeso non solo la NATO, ma anche l’intera Comunità Europea che ha aperto un dialogo con i vertici del Siumut cercando, disperatamente di …rompere il ghiaccio!