Dal bordello per minori in Bangladesh ai bacha – bazi afghani, al sexting dei teen-ager d’Occidente

Di bufale i social sono stracolmi, bufale che tanti, come pecoroni, si bevono. Forse per questo qualche anno fa ho disattivato il mio profilo facebook, salvo non resistere alla tentazione di riattivarlo una tantum per dare una sbirciata al mondo del virtuale. E proprio per questo, quando, durante uno dei miei rarissimi giri tra gli utenti facebook, mi sono imbattuta in una notizia agghiacciante, ho sperato si trattasse di una bufala: un bordello di prostitute bambine in Bangladesh, chiuso e poi riaperto.

Ero paralizzata. A fatica ho digitato sulla tastiera del pc il nome del bordello: Kandapara.

Una serie di link si sono materializzati sul display.

Kandapara è un bordello attivo da più di 200 anni a Tangail, quartiere nel cuore del Bangladesh, uno dei pochi paesi musulmani dove la prostituzione è legale, nonostante la carta costituzionale prescriva al governo di prevenirla. Ospita più di 700 ragazze, molte delle quali sono nate all’interno delle sue mura. Vengono sfruttate sessualmente già dai 12 anni di età per intrattenere 15/20 uomini al giorno, guadagnando 9 euro circa a cliente; sono addirittura costrette ad assumere dosi di steroidi, come l’Oraxedon, in genere somministrato ai bovini, per crescere più sane e floride e attirare un maggior numero di clienti.

Agghiacciante che delle bambine siano schiave del sesso, agghiacciante che la prostituzione minorile sia legalizzata, agghiacciante che un bordello sia stato chiuso e riaperto perché è “illegale licenziare delle donne lavoratrici”, secondo quanto dichiarato dalla ‘Bangladesh National Woman Lawyers Association’, una delle ong locali che si è attivata per la sua riapertura.

Dalle prostitute bambine del Bangladesh ai bacha – bazi, i “bambini per gioco” afghani: rapiti o adescati per strada, sono costretti a indossare abiti femminili e danzare per essere sfruttati sessualmente da uomini più grandi. Una pratica atroce vietata dal governo, ma accettata dalla società, perché protetta delle tradizioni radicate di questo paese.

Abusi diffusi che violano le norme sui diritti dell’infanzia proclamati dalla convenzione di Lanzarote e calpestano la dignità dei bambini, impedendo loro di vivere serenamente la propria età.

Una situazione di estrema povertà, discriminazione sociale e scarsissima qualità dell’istruzione rende vulnerabili questi minori e li costringe a diventare schiavi del sesso.

Il pensiero va ai loro coetanei che dall’altra parte del continente si prostituiscono volontariamente e con grande naturalezza. Recenti sono gli scandali delle baby prostitute dei Parioli a Roma e delle studentesse di Brescia. Scandali che hanno scosso l’opinione pubblica, ma che lasciano indifferenti loro, i protagonisti, i ragazzi, così abituati a vedere il compagno o la compagna di banco che nei bagni della scuola o semplicemente inviando foto col cellulare si vendono per una ricarica del telefono o soltanto per pochi euro. E nella maggior parti dei casi non sono ragazzi indigenti, ma appartengono a famiglie di un certo ceto sociale che vogliono soddisfare i propri capricci o semplicemente dare una sferzata trasgressiva alla propria routine.

E i social fanno la loro parte, contribuendo alla massiccia diffusione della prostituzione tra i minori: il sexting è ormai una pratica diffusissima che coinvolge entrambi i sessi. Basta iniziare a chattare su siti “noti” per fare “amicizia” e vendere online i propri autoscatti hot, stando comodamente nella propria cameretta, magari mentre la mamma sta preparando il pranzo.

Il sesso ha smarrito qualsiasi valore e significato: gli uomini ritengono i corpi solo degli oggetti da usare, mettendoli in vendita o acquistandoli, per poi buttarli quando non servono più. Non c’è più l’idea di amare e di essere amati. L’anaffettività dilaga tradendo quello che, secondo Aristotele, è il bisogno degli uomini di essere animali sociali, individui, cioè, felici nella relazione.