Chi l’ha detto che l’Occidente abbia sempre ragione e gli altri sempre torto?

Quello che è stato deciso da alcuni sindaci francesi e difeso dallo stesso Governo d’Oltralpe è ormai arcinoto e perciò non starò a ripeterlo. Piuttosto, vorrei lanciare alcune riflessioni in ordine sparso su quello che è il dibattito più in voga in questi giorni e che potremmo così sintetizzare: burkini o bikini?

In effetti, sono mille le ragioni che l’un mondo e l’altro, ora quello islamico ora quello occidentale, ora quello tradizionalista ora quello femminista, ora quello dell’assetto costituzionale francese ora di quello italiano potrebbero suggerire, ma anche queste sono state arci-commentate, per cui mi scuserà il benevolo lettore se non mi annoio (e non lo annoio) a riprenderle.

In definitiva, preferisco solo soffermarmi su un unico interrogativo: siamo così sicuri noi, occidentali, noi, democratici, laici e liberali, noi, eredi della cultura cristiana, noi, figli degli ideali della Rivoluzione Francese, siamo davvero così sicuri di avere sempre e comunque ragione e di poter insegnare agli altri tutto, proprio tutto?

Se il burkini sia più o meno rispettoso della donna, e della sua inviolabilità, di quanto non sia invece il bikini non è certo questione che chi scrive possa in alcun modo dirimere. Nondimeno, che taluni commentatori sembrino avere la ricetta pronta, la verità preconfezionata e la risposta immediata a qualunque genere di questione, e sempre in nome della sedicente superiorità del nostro modello di civiltà, francamente, è un modello che incomincia a mostrare tutte le sue incrinature.

Vogliamo forse parlare dell’uso che la nostra pubblicità fa del corpo femminile? O dei femminicidi? O della tratta delle prostitute? Vogliamo parlare di pari opportunità? Siamo così sicuri di poter insegnare agli altri come si rispetta una donna? Chi è senza peccato, ha detto un Tale, scagli la prima pietra.

Io non mi azzardo di certo a farlo. Del resto, sono troppo giovane e inesperto per potermi anche solo cimentare in un simile dibattito. Ma non così ingenuo da credere che noi si sia sempre nel giusto e gli altri siano sempre in ritardo.