Diciamo la verità: chi tra gli amanti del calcio non si è rivolto, almeno una volta nella vita, ad un arbitro apostrofandolo con l’epiteto che spetterebbe ad un “cervo a primavera”, piuttosto che all’amante tradito’

Il punto è che a sentirsi tradito è più spesso il tifoso che non l’arbitro, per cui, a conti fatti, “cornuto” sarebbe il primo e “dongiovanni” il secondo.

La ragione del contendere? Fin troppo semplice: un rigore non dato, un goal annullato, un fuorigioco non visto e chi più ne ha, più ne metta.

E allora la soluzione sembrerebbe semplice: il ricorso alla tecnologia! Che si tratti di una moviola in campo o di sensori che dicano se la palla ha passato o no la linea di porta, in tanti si chiedono perché non introdurre anche nel calcio strumenti che la tecnologia offre e che in altri sport, ad esempio nella pallavolo, sono ormai utilizzati con successi da diversi anni.

I partiti, si sa, sono da sempre almeno due, ma in questo caso sono molti di più.

Ne citerò solo alcuni.

Qualche mese fa, Rizzoli, l’arbitro della finale dei Mondiali di Brasile 2014, pur con tutte le precauzioni del caso e precisando di trovarsi ad esprimere solo una opinione personale, ha aperto all’ipotesi di introdurre anche nel calcio italiano la Goal line technology, la stessa che si è vista all’opera proprio negli ultimi Mondiali. Nicola Rizzoli ha però detto no alla moviola in campo, mentre non intende rinunciare agli arbitri addizionali che, a suo parere, sono un supporto valido per limitare gli errori arbitrali. Anche perché, diciamolo francamente, la serie dei “goal fantasma” è davvero molto lunga.
Non è del medesimo avviso l’amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, non solo per il famoso goal fantasma di Muntari in Milan-Juventus del 25/2/’12 (quella partita fini 1-1 e la Juve avrebbe vinto lo scudetto con 4 punti di vantaggio proprio sul Milan…), ma anche dopo la più recente vittoria dei rossoneri sui bianconeri di Udine, nonostante un nuovo “goal fantasma” non assegnato al Milan. Per Galliani, l’ora dell’impiego della tecnologia nel calcio italiano non è più differibile e Nicchi, il presidente dell’AIA (Associazione Italiana Arbitri), punzecchiato dai giornalisti, ha ribattuto: “C’è poco da aggiungere. Dico solo che se la vogliono mettere la prendiamo, che gli arbitri di area sono importanti ed utilissimi e da quando esistono non hanno mai sbagliato un episodio”.

Sarà vero? Non mi sembra che il giudizio dei tifosi, da Napoli a Torino, da Milano a Palermo, passando per tutti gli altri stadi d’Italia siano dalla sua parte. E, per favore, non chiedete a Totti cosa ne pensi! Anche perché lui vi dirà che il goal di Astori, in Udinese-Roma è del tutto regolare.

E lontano dai campi del Belpaese cosa dicono?

Un esempio solo: lo scorso novembre, dopo aver strappato un insperato 2-2 sul campo del Liverpool, Nigel Pearson, tecnico del Leicester, anziché commentare soddisfatto, ha pensato subito di togliersi il sasso(lino) dalla scarpa, dichiarando: “Non sono felice per il primo rigore che ci è stato fischiato a sfavore. Lo svantaggio di 2-0 era indubbiamente non meritato e mi è piaciuta la risposta dei ragazzi […]. Non sempre in questa stagione abbiamo ottenuto quanto meritato. Vorrei che gli arbitri potessero godere dei benefici della tecnologia sarebbe giusto per tutti e non creerebbe differenze fra uno stadio e l’altro. Come manager saremmo solo felici se venissero introdotti questi strumenti”.

Parimenti, la cosa potrebbe far piacere anche alle mogli e fidanzate degli arbitri che, con buona pace di tori, cervi e compagnia bella, non si vedrebbero più paragonate a fedifraghe dai dubbi costumi.