Lettera aperta al signor Ministro e chi lo attacca a ogni piè sospinto
Signor Luigi De Maio, Ministro dello sviluppo economico, del lavoro e delle Politiche sociali,
l’ho conosciuta personalmente la prima volta ad Andria cinque anni fa. Arrivò lei, giovanissimo, con la sua vettura, senza scorta,pur avendone diritto, essendo vicepresidente della Camera. Ricordo che dopo il suo intervento, lucido ed appassionato salii sul palco e riferii sulle inefficienze e beghe intestine dimoranti nel M5S di allora.
Seguì un suo applauso alle mie oggettive considerazioni. La situazione nei meet up locali, però, non è migliorata ed i personalismi lacerano le energie che dovrebbero essere convogliate verso le aspettative della collettività. In quell’occasione, essendo lei sconosciuto ai più, pensai dentro di me: “Questo giovane non immagina minimamente il futuro politico che l’aspetta.”
L’ho sentita la seconda volta ancora ad Andria in una piazza centrale nei pressi della Cattedrale. Alla fine del comizio, lei si avvicinò ad un disabile ed insieme al deputato D’ambrosio vi si intrattenne per alcuni minuti. Apprezzai la sua attenzione per il grave disabile, conosciuto poche ore prima, con il quale avevo dialogato a lungo.
L’ho sentita, signor Ministro, nelle vesti di oratore e di capo politico in moltissime occasioni, sia nel territorio che nelle varie kermesse nazionali, dove estese aree erano sistematicamentedestinate ai disabili, ai quali di solito viene offerta una flebile attenzione, pur essendo pesantemente penalizzati dalla vita e dagli uomini. Consideri che a Barletta, dove mi batto da quindici anni per l’abbattimento di una barriera architettonica in via Imbriani e l’installazione di ascensori alla stazione, nessun politico batte ciglio ed i cittadini languono nell’indifferenza e nella rassegnazione totale.
Mi sono sempre compiaciuto per il suo solido argomentare, la chiarezza espositiva, la concretezza dei progetti, l’esigenza di ascoltare gli altri e di coinvolgerli nella partecipazione della cosa pubblica, da protagonisti. Direttamente.
Avendo insegnato per quarant’anni la grammatica italiana, le mie orecchie sono particolarmente sensibili a cogliere le più lievi sfumature erronee. Mi è capitato, perciò, di estrapolare dal suo eloquio, fluido, ben strutturato e chiaro qualche sbavaturagrammaticale, relativa alla incerta conoscenza del modo congiuntivo.
Con sincerità le riferisco che non mi ha fatto veramente piacere ascoltare strafalcioni di tal natura. Errore grave. Per gli alunni si usa il colore blu. Mi sono limitato, però, a sorridere, considerando che la stragrande maggioranza del popolo italiano possiede poca dimestichezza con un modo decisamente declinante. Un vero peccato, perché comunica di volta in volta l’idea di dubbio, incertezza, esortazione e di impossibilità ai propri pensieri e concetti.
Mi rendo, però, conto che alla grammatica italiana ed in particolare alla sintassi viene data scarsa importanza nell’insegnamento per le scelte dissennate che sono state compiute dai legislatori e governi che si sono avvicendati con la nascita della Repubblica.
Anche molti docenti non brillano più di tanto nell’esprimersi, siain forma orale che nello scritto. Anzi… Se lei provasse a leggere qualche verbale, si porterebbe le mani ai capelli. Si trova, quindi in ottima compagnia. Evidentemente il suo vissuto scolastico l’ha penalizzata. Non le dico poi di circolari siglate da presidi per non parlare di quelle, infarcite di rimandi ed eminentemente confuse che arrivavano dal Ministero.
Non si meravigli. Agli studenti è richiesto che sappiano tutto supoeti e scrittori della letteratura italiana, ma poco sulla struttura della lingua italiana, men che meno sulla conoscenza diretta dei classici, nella padronanza dello scrivere, sulla creatività, ricchezza lessicale e dizione.
Certo non è bello che lei lasci a desiderare per la correttezza grammaticale. La giustifica, ma solo in parte, il fatto che parlando a braccio, può capitare che si impappini. Ponga, perciò, rimedio, assieme al collega Marco Bussetti, Ministro dell’istruzione, alla manchevolezza in atto, socialmente molto diffusa. A vantaggio dei tanti studenti che frequentano la scuola italiana. Le tesi di laurea di molti laureati, di conseguenza, sono raffazzonate e straripanti di incongruenze logiche e grammaticali.
In quanto a lei, se nell’ultima settimana di agosto capitasse nella sua Campania, mi renderei disponibile ad offrirle gratuitamente lezioni di grammatica per la cancellazione di quella sbavatura, un semplice raffreddore, in cui inciampa. Basterebbe solo qualche ora, non di più.
Non potrei, però, far proprio nulla per i suoi detrattori, affetti da un’incurabile patologia. Si limitano gli esimi opinionisti, che in modo dispregiativo si rivolgono a lei con “Giggino”, come se fosse un amichetto di biglie, ad attaccarla per il congiuntivo e non si rendono conto della loro disonestà intellettuale. Non riescono proprio a denunciare con coraggio le violenze che quotidianamente vengono perpetrate ai danni del territorio e di ogni forma di vita, alla violazione di diritti elementari. Il loro servilismo non si ferma davanti a nulla.
La ringrazio per l’eventuale attenzione che volesse prestare all’istanza, aperta ed informale, rivoltale.
Colgo l’occasione come cittadino, attivo e critico, per congratularmi con il primo Ministro Giuseppe Conte e con lei per l’impeccabile gestione della gravissima vicenda del ponte di Genova miseramente crollato. Auspico che non ci si trovi davanti a promesse e che nell’ambito di tempi ravvicinati si accertino le cause, si perseguano i responsabili, si ponga mano a provvedimenti seri, imboccando la strada maestra che porti lo Stato a prendersi cura dei cittadini e questi ultimi ad avere fiducia verso lo Sato.
Durante le esequie ufficiali a Genova, la gente l’ha applaudita con un’ovazione. Evidentemente al popolo italiano non importa più di tanto che lei scivoli sulla buccia di un qualche congiuntivo (Ripeto: errore da eliminare!). E’ terrorizzato, invece, dal fatto che… crollino i ponti, che… i loro figli vengano sfruttati o siano costretti ad emigrare, che… la qualità della vita sia scadente, che la salute, la giustizia, la sicurezza, l’equità sociale e la salute vengano trascurate, che… i beni pubblici vengano contaminati e svenduti, che… il paese rimanga soggetto alle logiche di liberismo selvaggio delle multinazionali.
Grazie.
- Domenico Dalba