Participants in the Women's March, gather on Westminster Bridge to hold hands in silence, to remember victims of the attack in Westminster earlier in the week, in London, Britain March 26, 2017. REUTERS/Neil Hall

Donne che pregano, mano nella mano, a Londra, sul ponte di Westminster: per darci speranza

Questa è la storia della quasi sessantenne Sarah Waseem, della quarantenne dottoressa di Surbiton, Afriha Khan, e di centinaia di donne musulmane che, lo scorso 26 marzo, sono rimaste in piedi lungo le funi del ponte di Westminster. Si sono strette l’une alle altre, mano nella mano, per non annegare nelle acque del  pregiudizio, per non sprofondare in un Tamigi macchiato di sangue dopo che, quattro giorni prima, Khalid Masood aveva investito, con il suo Suv, decine di civili, uccidendone tre, e accoltellato a morte un poliziotto, prima di cadere egli stesso sotto i colpi delle Forze dell’Ordine.

Hanno pregato con tutte le loro forze, e un potere femminile contagiava l’intera Londra. Il Big Ben, alle loro spalle, segnava le 4:00 p.m., i rintocchi delle campane suggerivano l’incombente scadenza di un tempo destinato a disperdersi nel ricordo delle vittime di un vile atto terroristico.

Hanno pregato vestite di blu, colore simbolo di speranza e libertà, simbolo di un cielo infinito, dimora dei loro cari, simbolo di una fede che, nonostante tutto, continua a professare valori di amore e carità.

Un attacco contro Londra è un attacco contro tutti noi. – ha singhiozzato, commossa, la Waseem – L’Islam condanna totalmente la violenza, quanto accaduto ci ripugna”. A farle eco, le parole di Afriha Khan: “La sensazione di ciò che è accaduto qui mercoledì è molto forte. Abbiamo pensato alle persone comuni che sono state falciate, è stato molto coinvolgente“.

Al loro fianco, bambine e ragazze inglesi, senza velo né pretese religiose, con la sola voglia di esserci, di incrociare le proprie dita con quelle di altre culture, insieme, anelli di una catena che non si spezzerà mai, legami indissolubili di un coraggio che non si piegherà alle pavidi menti del demone nichilistico e distruttivo.

Donne, pluralità di un’emancipazione che parte dal cuore della società e affonda le radici nelle concimate terre del Mondo, dove l’erbaccia da estirpare fa da pacciamatura a distese di fiori, preludio di una mendace primavera.