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“La stanza di Agnese” è una nuova produzione “Meridiani Perduti Teatro“, nata dalla sinergia con la Scuola di Formazione Antonino Caponnetto e vincitrice del progetto TRAC – Sezione Nuova Drammaturgia, dedicata al giudice Paolo Borsellino nel trentennale della sua tragica scomparsa. A parlarcene è l’attrice brindisina e protagonista, Sara Bevilacqua, e il drammaturgo e autore, Osvaldo Capraro.
Ciao, Sara. Come nasce “La stanza di Agnese”?
“La Stanza di Agnese” nasce da una richiesta della scuola di formazione antimafia Antonino Caponnetto di Milano che ha sede anche a Brindisi. Due anni fa ci chiese di pensare a uno spettacolo sulle figure di Falcone, Borsellino, Pio La Torre o il Generale Della Chiesa. Io e Daniele Guarini abbiamo immediatamente coinvolto l’autore Osvaldo Capraro (dopo la bellissima collaborazione per realizzare Stoc Ddò) e abbiamo scelto di iniziare a studiare Paolo Borsellino. Osvaldo ha scritto alla figlia Fiammetta Borsellino e lei, disponibile e generosa, ci ha detto “ci vediamo giovedì a casa mia a Palermo”…e siamo volati immediatamente da lei. Successivamente abbiamo intervistato anche gli altri due figli, Manfredi e Lucia, e (da remoto) il fratello di Paolo, Salvatore Borsellino. Lo studio è durato un anno. Tra letture, visioni di film, documentari, interviste, Osvaldo ha scritto il copione e poi abbiamo iniziato le prove. Abbiamo deciso insieme che Agnese dovesse essere la protagonista, raccontando la vita del suo amatissimo marito, padre premuroso e giudice con un’umanità eccezionale.
A tuo parere, Sara, che tipo di eredità ci ha lasciato Agnese della strage di via D’Amelio?
Agnese ci insegna ancora oggi, dopo trent’anni, cosa sia la fedeltà allo Stato, il forte senso di giustizia. La sua classe e dignità nell’affrontare i momenti di gioia, di dolore estremo e perfino l’ingiustizia dei processi farlocchi dopo la strage di Via D’Amelio.
Secondo te, Osvaldo, quali nuances e sfaccettature ci sono dietro il Paolo Borsellino privato?
Per rispondere devo partire dall’inizio. Quando ho manifestato a Fiammetta Borsellino il desiderio di mandare in scena questa storia, ho premesso che non sarebbe stato l’ennesimo tentativo di dire qualcosa sulla strage di via D’Amelio, sull’agenda rossa o sui depistaggi. A me interessava sapere come si diventa la persona Paolo. Quel suo modo di intendere il proprio lavoro, quell’umanità riconosciutagli da tutte le persone in buona fede (in malafede ne ha incontrate tante) proveniva da relazioni umane, studi, convinzioni che hanno determinato il suo modo di essere. Soprattutto dal rapporto con una famiglia che ha pagato e continua a pagare un prezzo molto alto. Penso che in tutto questo la figura di Agnese abbia avuto un ruolo di assoluto rilievo. Una donna che ha accettato di cambiare la propria visione del mondo per stare accanto all’uomo che ha amato anche dopo la strage, fino all’ultimo istante della propria esistenza. Pervenire alla consapevolezza che tante persone “perbene” che circondavano suo marito, in realtà lo hanno tradito e abbandonato, deve essere stato terribile.
Con quali parole spiegheresti, Osvaldo, ad un bambino quella vergognosa stagione mafiosa?
C’era una volta, in un paese bellissimo, una piccola popolazione di furbi e prepotenti che viveva alle spalle delle persone oneste, costrette a subire ogni tipo di angheria. Nessuno riusciva a cambiare lo stato delle cose, anche perché certa gente, molto importante e molto cattiva, interveniva sistematicamente per proteggere i lestofanti. Un giorno, un gruppo di cinque magistrati, aiutati da tante persone oneste, decise che questa situazione doveva finire. I cinque riuscirono a portare in tribunale tutti coloro che si credevano intoccabili e li fecero rinchiudere in carcere per il resto dei loro giorni. Ma il resto del paese non ebbe il tempo di festeggiare. Le persone importanti e cattive tramarono di nascosto per far saltare in aria due leader di quel gruppo di magistrati e, purtroppo, ci riuscirono, uccidendo anche otto persone oneste incaricate di proteggerli. Da allora tutto il paese cerca disperatamente le prove per punire i responsabili di quegli omicidi.
Finora, ogni tentativo è fallito.