
La denuncia di Christophe Deloire
“I regimi dittatoriali e autoritari stanno riempiendo più velocemente le loro carceri imprigionando i giornalisti“: a denunciarlo è Christophe Deloire, segretario generale dell’Ong per la difesa della libertà di stampa. Una valutazione che Rsf (Reporter Senza Frontiere) ha stilato partendo dal numero senza precedenti di donne giornaliste costrette alla misura cautelare: 78 (rispetto alle 60 dell’anno scorso): “Le giornaliste rappresentano ora quasi il 15% dei detenuti, rispetto a meno del 7% di cinque anni fa“, secondo la Ong.
Allargando la stima per genere a tutto il 2022, sono 533 i giornalisti arrestati, un vero e proprio record, a fronte dei 488 del 2021, arrivando a quota 57 quelli, addirittura uccisi. Più della metà dei giornalisti detenuti nel mondo, al 1° dicembre 2022, è allocata in cinque Paesi: Cina (110), Birmania (62), Iran (47), Vietnam (39) e Bielorussia (31).
Presentando questo rapporto, annualmente, dal 1995, la Ong, con sede a Parigi, sottolinea come l’Iran sia stato, fino a dodici mesi fa, l’unico Paese non facente parte della singolare black list. La Repubblica islamica, infatti, ha imprigionato più professionisti durante l’ultimo movimento di protesta per la morte di Mahsa Amini, a settembre, che negli ultimi vent’anni.
Trentaquattro nuovi giornalisti si sono aggiunti ai tredici dell’inizio dei disordini.
Con la speranza che l’orrore per le inaccettabili esecuzioni di Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard possa far cessare questo disumano trend.