Yes, you can!
Metà asiatica e metà afroamericana, cresciuta nella parte più liberal della California. Sono questi i segni particolari di Kamala Harris, avvocato ed ex procuratrice che ha deciso di correre alle Primarie democratiche, candidandosi alla presidenza per le elezioni degli Stati Uniti del 2020.
Quarta donna a scendere in campo per i democratici, la Harris segue la candidatura della senatrice progressista, Elizabeth Warren, della deputata delle Hawaii, Tulsi Gabbard, e di una delle pioniere del #MeToo, Kristen Gillibrand.
La propaganda elettorale di Kamala è lontana anni luce dalla politica di Trump, è figlia, invece, dell’impostazione multirazziale del Paese, un Continente, quasi, che si fonda sull’immigrazione, sull’abbattimento dei muri, valorizzando chi insegue il cosiddetto “American Dream”.
Ribattezzata “l’Obama donna”, la 54enne Kamala sta ricalcando, sempre di più, le orme dell’ex Presidente, raccogliendo la stimolante eredità di un partito che intende riportare in auge contro le derive populistiche del tycoon.
“Guardiamo al momento che stiamo vivendo: le persone meritano una persona che davvero combatta per loro e che metta i loro interessi davanti ai propri interessi personali“, ha dichiarato la Harris che coltiva l’ambizioso obiettivo di diventare il primo Presidente donna degli USA.
Un programma suggestivo da condividere, al momento, fra gli altri, con Bernie Sanders, Beto O’Rourke e Joe Biden, forti candidature anti Trump, così come quella di Michael Bloomberg, l’ex sindaco di New York sostenitore della lotta ai cambiamenti climatici, e di Howard Schultz, ex ceo di Starbucks intenzionato a correre indipendentemente rispetto al sostegno offerto in precedenza a Hillary Clinton.
Kamala. Yes, you can.