“Il Promesso Sposo, Lui, Lei e l’Altro”, o, forse, questo, codesto e quello

Quella in scena il 25 e 26 gennaio e il 2 febbraio, presso l’Auditorium SS. Sacramento, Mons. Di Donna, è una rivisitazione del “ramo del lago di Como”, oggi, probabilmente spezzato dall’incedere del tempo e degli eventi simpaticamente nefasti raccontati dal Manzoni; ma, all’epoca, QUEL ramo apparteneva, probabilmente, ad un albero non ancora piantato o, quasi sicuramente, spoglio e scevro di tutti quei fiori che, per anni, ci hanno falsamente raccontato sui banchi di scuola.

Già, perché di fake news (o minchiate) se ne sparavano tante anche secoli fa.

La “Compagnia Hurricane”, diretta dal capocomico Vincenzo Tondolo, dopo i successi di “Chessa divina è nouta commedia”, “Greeze” e “Ulisse il re dei viaggi e dei bugiardi”, ci riporta indietro nel tempo nei sotterfugi di bramosi desideri, ipocrisie che annientano e cavalcano apparenze. Il suo nuovo spettacolo è la Vittoria di Pirro da cui tutti escono, sostanzialmente, sconfitti, disintegrando le certezze e differenze tra eroi e antieroi, facendo del buon viso al cattivo gioco della letteratura classica, è la deflagrazione di bombe ad orologeria pronte a far esplodere in fragorose risate un pubblico stupito ma, non per questo, meno affascinato.

Trattasi, in soldoni, dell’abito che non fa il monaco o la monaca di Monza, della reputazione di Lucia Monella più che Mondella, dell’ignavia di Renzo, bradipo perditempo che non a caso si faceva chiamare Fermo, e poi ancora di Don Abbondio, Agnese, Fra Cristoforo, e di tutti gli ingredienti di una minestra che PERPETUA (non sarei stato un recensore degno, senza aver fatto almeno un gioco di parole!) si lascia cuocere sui carboni ardenti del pettegolezzo…

Insomma, nella quarta commedia in vernacolo della Compagnia Hurricane, nulla è come ci viene descritto.

Ma, a pensarci bene, Manzoni qualche indizio ce l’aveva dato: oh, vuoi vedere che i bravi tanto cattivi poi non erano…?


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.