Non puoi ricordarti di me, caro Marco Travaglio…

Non puoi ricordarti di me, caro Marco, sono tantissime le persone che si imbattono in te, quotidianamente, ma ancor oggi non riesco a dimenticare la sommarietà e la sufficienza con cui mi liquidasti quel lontano giorno dell’estate 2014. Uomo di settant’anni, docente in pensione che ha sempre avuto come faro Don Milani. E pensare che mi ero avvicinato per congratularmi per lo splendido servizio culturale e giornalistico.

Lasciatasi alle spalle Barletta, terra dei pittori Giuseppe De Nittis e Paolo Ricci, il treno, dopo oltre sette ore di sobbalzante marcia, sferraglia tra campi di ondeggianti foraggere, frutteti colorati e filari frangivento della profonda Emilia, incisa da un reticolo di canali costeggiati da siepi, quando una carezzevole voce femminile annuncia l’arrivo nella stazione di Sant’Ilario.

La mia mente viene terremotata da un improvviso sussulto. Quel nome che improvvisamente fende una calda ed appiccicaticcia aria immota, evoca il paese della Liguria, dove Fabrizio De André aveva artisticamente incontrato “Bocca di rosa”, costretta da un’ordinanza del commissario ad abbandonare forzosamente il paesino, per aver scatenato “l’ira funesta delle cagnette a cui era stato sottratto l’osso”.

Un breve tratto di strada, costeggiato da civettuoli casolari assediati da balle cilindriche di fieno, ed ecco al margine di Tanedo di Gattatico, l’insegna di “Fuori orario”, un circolo Arci, sperduto nella pianura tra Reggio e Parma. E’ giovane, il ritrovo rock, festeggia le prime venti primavere, nonostante le fattezze di una vecchia, minuscola stazione ferroviaria di vagoni per viaggiatori di terza classe. A prezzi abbordabili ha fatto amare i gruppi più famosi della scena musicale ed avviato generose iniziative di solidarietà.

Due giorni di intensa attività culturale e di allegra vita sociale, allietata da comici, buona musica, canzoni pregnanti di denuncia e speranza, e cibo genuino venuto, a piedi o pedalando, dai vicini campi. Manca quest’anno don Andrea Gallo, ma è come se fosse presente, perché si respira lo stesso coinvolgente entusiasmo, all’insegna del motto “Viva l’Italia viva!

Gli occhi mi si sgranano nell’ascoltare la voce di tanti sindaci italiani per i quali è “impegnativo e bello”… migliorare, con servizi tempestivi ed efficaci, la qualità di vita di vecchi e bambini, disabili e sani, uomini e donne di tutte le condizioni sociali … recuperare la sacralità del territorio, da lasciare, valorizzato, agli inquilini che verranno. Sane scelte politiche, diametralmente antitetiche alla mia dura realtà quotidiana, stagnante per inazione politica, vuotezza programmatica, ingordigia e cecità amministrativa. Mi verrebbe da piangere.

In mattinata, un giovane docente dell’Università degli studi di Bari, Nicolò Carnimeo, racconta del suo rapporto con Charles Moore, grande ambientalista, e manifesta il suo drammatico sconcerto nell’imbattersi nella sterminata discarica di plastica del pianeta, un immenso “blob” di particelle di plastica che galleggia nel Pacifico. Acquisto il libro “Come è profondo il mare”, una perla che non può mancare nella mia libreria.

Nel pomeriggio l’intervista al sindaco di Parma ai ferri corti con il M5s per il problema dell’inceneritore, che non verrà più smantellato nonostante l’impegno assuntosi con la cittadinanza. Successivamente in uno spiazzo esterno interviene Stefano Fassina, che non riscuote consensi da parte del pubblico. A seguirlo una deputata del M5s. Incrocio il bravissimo giornalista Andrea Scanzi, impegnatissimo con un frotta di gente, e stringo con grande piacere la mano a Vauro Senesi, dall’umanità stampata nel viso e nei gesti cordialissimi.

All’improvviso il mio sguardo cade su di te, addossato alla porta d’ingresso del bar. Conversi amabilmente con una signora. I miei occhi si illuminano. Ma subito la luce svanisce! Stai fumando! Sì, fumi! Mi cadono le braccia. Non riesco proprio a capacitarmi che tu, il mio idolo giornalistico, fumi. Tu, abilissimo nello spaccare un capello in quattro, tu, autore di articoli da sogno, tu, brillante conversatore televisivo, tu, attore accattivante, tu, scrittore di fama…. tu, proprio tu, schiavo delle sigarette!

Aspetto che la conversazione termini, ma vedendo che va per le lunghe, mi presento: “Accanito ed entusiasta lettore del tuo giornale.” Con garbo, sollevo la questione del fumo, affermando con affetto sincero, senza la moralistica pretesa di censurarti: “Una persona come te, Marco, non può cedere alle lusinghe del fumo. È vero che nessuno è insostituibile, ma l’Italia ha bisogno di te per lunghissimi anni ancora. Il tuo ruolo pubblico, poi, non consente, a personaggi della tua levatura e del tuo carisma, sbavature personali capaci di innescare comportamenti devastanti per sé e per i giovani.”

Mi rampogni, per la mia umile ed affettuosa considerazione, con le seguenti parole: “E lei si permette di interrompere la mia conversazione con la signora, per fami questo rilievo?”  Poi, la chiacchierata si svelenisce, quando ti riferisco che vengo dalla Puglia. Esco, però, disgustato dall’incontro per la rozza risposta.

Ebbene, in questi giorni sull’argomento del fumo vi è stata la presa di posizione netta di Papa Francesco. A partire dal 2018 nel Vaticano non si venderanno più sigarette. “La Santa Sede”, ha dichiarato il portavoce vaticano, Greg Burke, “non può cooperare con un esercizio che danneggia chiaramente la salute delle persone. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, ogni anno il fumo è la causa di più di sette milioni di morti in tutto il mondo.”

Sarebbe opportuno, caro Marco Travaglio, che tu riflettessi più seriamente sulla questione. “Abbi cura di te, del tuo talento che ti è stato dato per elargirlo agli altri, ai tanti altri che credono in te.” La tua salute ne beneficerebbe, ai tuoi figli ed a tua moglie farebbe piacere godere della tua insostituibile presenza umana, culturale ed etica per tantissimi anni. A livello giornalistico, i lettori ne sarebbero compiaciuti. Potresti, inoltre, pensare ad un numero di Millennium sulla questione. I politicanti ed i criminali, che ti odiano radicalmente, gradirebbero, invece che incrementassi cospicuamente il consumo delle sigarette.

I veri cambiamenti, caro Marco, nascono dallo sforzo di cambiare noi stessi, prima che dalla speranza, spesso vana, di poter intervenire positivamente sugli altri.

Con gratitudine ed affetto. Mimmo Dalba.


Fontehttp://www.dagospia.com/img/foto/10-2011/marco-travaglio-michele-131332.jpg
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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.

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