Come può il ministro del Decreto Sicurezza mettersi poi a citare Il Pescatore?
Io capisco che Dori Ghezzi si ritrova ad essere la vedova di una leggenda e il suo ruolo è essere conciliante, quindi continua a ripetere che “Fabrizio appartiene a tutti”.
Io però che non sono nessuno posso permettermi di scendere più nel dettaglio. E lo faccio perché ogni volta che sento uno che reputo uno stronzo dire che è fan di De André, mi sale una rabbia da testate al muro. Inutile dire che il caso limite è quando lo sento dire a Salvini.
Sentire uno fra gli uomini che odio di più, vantarsi di “adorare” uno degli uomini che ho amato di più, mi manda in depressione.
Ma come si permette Salvini ad essere fan di De André, mi viene da pensare. Come può Salvini che propone di censire i Rom su base etnica, sentirsi affine all’uomo che ha scritto Khorakhané? Come può il ministro del Decreto Sicurezza mettersi poi a citare Il Pescatore?
L’unica risposta che ho trovato è che Salvini in realtà non capisce le parole. Non capisce le parole e fa come me che ho sempre cantato “Cicale” di Heather Parisi dicendo “cicale cicale cicale” nel ritornello, prima di scoprire che in realtà lei dice “ci cale ci cale ci cale” nel senso di “c’importa c’importa c’importa”.
Io quando ho scoperto questa cosa ho avuto una crisi d’identità andata avanti per giorni, e si trattava di Heater Parisi. La speranza è che ciò possa avvenire anche con Salvini quando un giorno scoprirà che De Andrè nelle sue canzoni ha sempre professato l’esatto opposto di quel che professa lui.
Ma non divaghiamo: volevo solo dire che non è vero che De André appartiene a tutti, appartiene solo a chi se lo merita. Ed è giusto che sia così.
L’articolo è chiaro e per sommi capi lo condivido. Non c’è coerenza tra gli ideali di Fabrizio de André e le idee di Salvini. Ma quando leggo di uno più giovane di me che ama de André, mi viene l’orticaria. Ogni generazione ha i suoi de André, liberiamoci dai mostri degli anni ’60, divinizzati solo perché si sono inseriti nel solco politico del tempo. De André non è per me e per le generazioni post anni ’60, questo amato cantante è simbolo di idee e sensibilità di quel tempo. Un giovane che lo segue è un giovane già morto. Liberiamocene e saremo liberi da chi crede, con odiosa supponenza e ipocrisia, di detenere il senso nobile della cultura e degli alti valori.
Nunzio escludendo il fatto che l’ultimo disco di De André è del 1996, quindi non proprio anni ’60, ho gioco fin troppo facile nel dirti che quando l’arte raggiunge certe vette riesce a superare le coordinate spazio-temporali in cui viene prodotta. Solo per farti un esempio: Il testamento di Tito è una canzone di una bellezza senza tempo. Avrei una vita davvero triste se fossi costretto a fruire solo dell’arte a me contemporanea, per fortuna non è così.
A me dispiace leggere un articolo in cui si dice di odiare qualcuno. Quel sentimento annulla ogni Buon proposito.
Franco io invece ritengo l’odio un sentimento umano al pari degli altri, non capisco cosa ci sia di sbagliato nel provarlo.
HeatHer non Heater …oltre al testo devi imparare a scrivere bene il suo nome. Ma questi sono i fondamentali 😉
Ellapeppa… mi è sfuggita l’H la seconda volta (la prima l’ho scritto bene)… come siamo fiscali. Io chiedo venia, però tu dimmi: ti è andata di traverso qualcosa dell’articolo?