
Edwige: «Il carattere è il tuo destino perché quando sei carina e famosa non ti viene risparmiato nulla, tutto si paga»
Una sua foto in intimo, uno spezzone di film in cui improvvisa uno spogliarello con il sorriso che la caratterizza da sempre, lei è una delle donne più belle e sensuali del cinema italiano degli anni ‘70 e ‘80: sto parlando di Edwige Fenech.
Edwige è nata nel 1948, il 24 dicembre, in una città algerina che all’epoca apparteneva alla Francia: suo padre era maltese e sua madre un’italiana di origine tunisina. Era già bella all’età di 16 anni quando vinse il concorso di bellezza francese Lady France che poi la portò a partecipare senza vincere al successivo Lady Europe.
Il suo primo film “Samoa, regina della giungla” dovrebbe risalire al 1967. La sua carriera di attrice tuttavia ha una svolta negli anni ‘70 in Italia, tra questi: “5 bambole per una luna d’agosto”, di Mario Bava nel 1970, “Lo strano vizio della signora Wardth”, nel 1971, “Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer”, del 1972, di Giuliano Carmineo.
Oggi molti suoi film prima giudicati senza ragioni obiettive troppo scabrosi e spinti, sono considerati dei cult: uno su tutti è “Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda” di Mariano Laurenti del 1972; una curiosità? Edwige litigò con il regista in fase di produzione per quel solito titolo che lasciava molto spazio al gossip e che era e una furba operazione di marketing, ingegnoso e studiato per stuzzicare la curiosità del pubblico cinematografico. Funzionava.
Ovazione di pubblico e incassi record per il nudo integrale di Edwige Fenech nel film “La pretora”, del 1976, diretto da Lucio Fulci. Tanti altri titoli tra cui “La dottoressa del distretto militare” del 1976 assieme ad Alvaro Vitali. Indimenticabili i suoi duetti comici di amante focosa con un voglioso e sfortunato Lino Banfi.
Decide, passati i 30 anni, di dare una svolta alla sua carriera, cambiando genere e arrivando a presentare l’edizione 1989-90 di Domenica In con la regia di Gianni Boncompagni. Nel 1991 conduce il Festival di Sanremo con Andrea Occhipinti. Vuole dimostrare di essere una donna coraggiosa, determinata e soprattutto intelligente, una conferma, divenendo produttrice di una serie per la Televisione: “Il coraggio di Anna”. Sempre sua la produzione del “Il mercante di Venezia” con Al Pacino, passato inosservato, e dell’horror “Hostel 2” del 2007 in cui si ritaglia una parte.
Uno dei suoi massimi ammiratori è Quentin Tarantino che ama i suoi film italiani anni ‘70.
Nel 2012, Edwige Fenech ha una piccola parte nella serie Tv “La figlia del capitano”. Nel 2015 una parte nella fiction di RaiUno “È arrivata la felicità” nel ruolo della madre dell’attore Claudio Santamaria.
In una intervista recente ha dichiarato: «Il carattere è il tuo destino perché quando sei carina e famosa non ti viene risparmiato nulla, tutto si paga. Avevo un figlio e bisogno di lavorare, ma non ho mai venduto il mio corpo e la mia anima».
La sua vita privata? Molti pettegolezzi e tanti segreti per fortuna. La sua conosciuta relazione con Luca Cordero di Montezemolo. Un figlio, Edwin nato nel 1971, di cui i media non conoscono ancora l’identità del padre e che l’ha resa nonna.
È una di quelle donne la cui fisicità non ha dovuto confrontarsi con la tristezza di una taglia imposta o di una dieta figlia dei tempi: il suo corpo era formoso, sensuale, rispecchiava i canoni di una bellezza cui anela ancora oggi la stragrande maggioranza degli uomini pur senza confessarlo apertamente. Viveva e per lavorare si spogliava in un paese culturalmente influenzato da un cattolicesimo bigotto: bisognava nascondere nell’intimità i propri desideri, sembrare puliti e corretti, quasi casti e probi, convincere dell’apparenza. Qualcosa è cambiato oggi?
Posso dire, e questa è “orgogliosa” nostalgia, di essere cresciuto con l’icona Edwige e di averne apprezzato nel tempo la sua caratura di donna, madre ed artista. Quanto detto nella sua intervista circa la definizione del “carattere” mi ha ulteriormente colpito; spero che tale affermazione sia di riferimento e monito per chi, come lei, si troverà a preferire gratuite, tardive e, per questo, inopportune affermazioni.