Una legge scritta da accademici e intellettuali che sarà conclusa solo dopo l’apporto dei cittadini, destinata a cambiare nei prossimi anni i connotati della Regione

Chi per lavoro o anche solo per passione si trova ad occuparsi quotidianamente di politica lo sa bene: non capita spesso. Non capita spesso di trovarsi di fronte a qualcosa d’innovativo, lungimirante, ragionato, in definitiva, di fronte a qualcosa d’ispirato. Invece così sembra essere il disegno di legge sulla bellezza che la Regione Puglia ha presentato lo scorso luglio, e che adesso vorrebbe rendere effettivo. Conta 7 titoli e 23 articoli, ed è accompagnato ad un “Manifesto” in cui si spiegano i principi, le ragioni e gli obiettivi che hanno guidato la stesura della legge. Che poi più che di legge sarebbe meglio parlare di “progetto giuridico”.

Voluto dall’Assessorato Regionale alla Rigenerazione Urbana e al Territorio, il testo è stato scritto a titolo gratuito da un comitato tecnico-scientifico di accademici, giuristi, storici dell’arte, antropologi, economisti, architetti. Un testo in cui si cita Peppino Impastato, Goethe, Calvino, Concetto Marchesi, Marc Augè, e che leggendolo dà l’impressione che per una volta le cose siano state fatte con tutti i crismi del caso. Ma che cosa dice questa legge sulla bellezza? Bisogna andare per grandi perché la proposta è articolata.

Innanzitutto nel marzo scorso si è dovuto inserire nello Statuto regionale un riferimento esplicito alla “bellezza”, altrimenti la legge non sarebbe stata possibile. In secondo luogo, gli autori, hanno dovuto decidere a quale concetto di bellezza riferirsi. A questo proposito hanno propeso per un’accezione ampia che include non solo la bellezza dell’ambiente naturale, ma anche l’ambiente antropico, i manufatti dell’uomo, il paesaggio agrario, il paesaggio urbano, il tessuto architettonico. Questo ha fatto sì che si scrivesse una legge capace di proteggere la bellezza della Puglia in tre modi: perseguendo un’alta “qualità costruttiva” nei futuri interventi che si andranno a fare nei luoghi urbani e periubani; abbattendo o recuperando i cosiddetti “detrattori di bellezza” che oggi deturpano i territori; preservando e valorizzando le peculiarità delle diverse provincie che formano il “Mosaico Puglia”. Proviamo a spiegare.

Per quanto riguarda la “qualità costruttiva” si tratta, da parte della Regione, di riordinare gli strumenti di pianificazione assicurandosi che il livello strategico sia regionale, invece quello attuativo comunale. In questo modo si dovrebbe assicurare un’armonia fra gli interventi da eseguire. I criteri su cui la “qualità” viene misurata sono quelli della vitalità, del significato, della coerenza e dell’accessibilità. Circa i “detrattori di bellezza”, con questa espressione il Manifesto intende tutti quei luoghi, o non-luoghi, che abbruttiscono  gli spazi. Certe periferie, certe costruzioni nei centri storici, i vuoti urbani, gli ecomostri, costruzioni abusive. Questa legge permetterà d’intervenire su di essi facendoli rientrare nell’idea di bello della comunità in cui sorgono. Infine parlando di “Mosaico Puglia” il Manifesto riconosce le differenze fra i diversi luoghi che formano la Regione e invece di appianarle, le incoraggia. Per questo la Legge sulla Bellezza contiene solo delle linee guida e starà al processo partecipativo che vedrà coinvolti i singoli territori che le darà il connotato finale.

Proprio quest’ultimo punto – ossia il puntare sulla valorizzazione dell’Identità dei territori – è quello che rende questa legge unica nel suo genere. Sì perché non è la prima legge sulla bellezza che ti tenta di scrivere in Italia, però è certamente unica nel suo genere. Nel 1922 ne propose una Benedetto Croce, la quale però mirava a tutelare solo il paesaggio naturale. L’idea di bellezza che ne stava alla base era quella di “ornamento”. Proprio per superare una simile accezione i padri costituenti nel 1947 inserirono nell’articolo 9 della Costituzione che la Repubblica “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Solo ampliando questo concetto si è arrivati poi all’idea ecologica di bellezza inserita nella legislazione italiana ed europea dopo gli anni ’70 fino, a giungere alla “Convenzione Europea del Paesaggio” del 2006.

Da tutto quanto detto fin qui è facile capire che non siamo di fronte a una legge i cui effetti si vedranno il giorno dopo la sua approvazione. Si tratta invece di un atto, che se reso esecutivo, sarà destinato a cambiare il volto dei paesaggi pugliesi nei prossimi anni. Abituati a una pratica amministrativa vittima della tirannia del presente, si potrebbe considerare una buona notizia. Vista la sua complessità, inoltre, si tratta di una legge che andrà sperimentata e, se necessario, modificata nel corso nel tempo. Questo non dovrà stupire: le imprese audaci lo sono proprio per questo, perché non hanno la strada segnata e tocca trovare la via passo dopo passo, aggiustando i passi falsi.

“I Greci erano belli perché avevano piazze belle e città belle” diceva il grande storico dell’arte Ernst Gombrich. Per fortuna quella bellezza in Puglia, dai tempi della Magna Grecia, è ancora tutta lì. Non resta allora che preservarla e, se possibile, aggiungerne ancora un po’.


3 COMMENTI

  1. Cosa dice la nuova legge,
    riguardo gli artisti di strada?.
    Sono passati 23 anni da quando occupo un piccolo angolo su Castel del Monte,facendo regolarmente presente al comune di Andria di regolarizzare la mia posizione, ma tutto tace cosa devo
    Aspettarmi ancora?.

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