Il mio Bianconiglio ha le sembianze della politica e inseguendolo sono finita in un onirico, eppure reale, Paese delle Meraviglie: il Mondo. Il pasticcino che mi ha ristretta per  farmi passare per la porta si chiama IAPSS,  “International Association of Political Science Students”. Giunta al suo sedicesimo anno di vita, è ormai un ombrello che accoglie sotto di sé studenti di ogni Paese europeo ed extra europeo che si incontrano due volte all’anno con le cosiddette Ac-Ga (Academic Conference and General Assembly). La prima si è tenuta a Thessaloniki, antica capitale del Regno Macedone.

All’Assemblea Generale di IAPSS prendono parte sessanta membri individuali da almeno dieci Paesi diversi e nove Associazioni studentesche.

In questo meravigliosa Macedonia (sia geografica che culturale) mi sono resa conto di quanto sia sconvolgente e pervasiva la differenza culturale che convive in Europa. Nell’associazione c’è un divario tra i membri dei Paesi del Nord, più attivi e propositivi, e quelli dei Paesi Mediterranei (nonostante fossero le delegazioni più numerose), che difficilmente prendono parola.

La ragione principale risiede nella formazione: nella zona dell’Europa Continentale, con un approccio culturale individualista, gli studenti vengono abituati sin da subito ad avere un’opinione e a parlare in pubblico, con un percorso che solo raramente prevede lezioni frontali.

Nelle università mediterranee prevale un approccio collettivista, secondo cui io sono se ci sono anche gli altri. Di fatto, raramente lo studente cerca di farsi una propria opinione e di sottoporla alla tanto cara confutazione popperiana.

Sebbene sia un’accesa sostenitrice del multiculturalismo, non posso negare quanto sia limitante questa cultura in un contesto competitivo come un’assemblea. Figuriamoci in un contesto più istituzionale come il Parlamento Europeo.

Secondo lo scienziato politico Sergio Fabbrini, la forza di un Paese è pari alla forza con cui la classe politica riesce a tenere unito il Paese. Perciò ritengo che annasperemo sempre finchè non pacificheremo i nostri dissidi interni, né tantomeno riusciremo a comprendere appieno la forza e la bellezza dell’Europa finchè l’Europa stessa punterà solo ad una omogeneizzazione economica e istituzionale.

È intollerabile che non si sia ancora pensato ad una unificazione a livello di formazione, possibilmente prendendo ciò che c’è di buono da entrambi le culture, e ad un effettiva equivalenza di tutti i titoli di studio in tutti i Paesi europei. Il grosso limite che gli universitari italiani devono fronteggiare è il mancato riconoscimento dei master esteri come “laurea specialistica”, e perciò chi ha studiato all’estero rischia di avere qualcosa in meno rispetto a chi è rimasto in Italia.

Nonostante i cigolii, l’Europa resta di una bellezza straordinaria. Come bere una birra olandese con un ragazzo romeno parlando di politica tedesca e scoprire che possiamo avere opinioni differenti o culture differenti, ma siamo umani legati nel modo più viscerale e sanguigno e che l’Unione Europea può funzionare solo se adotta la stessa filosofia che fa funzionare le unioni matrimoniali: esaltare le somiglianze, rispettare le differenze (e smussare le spigolosità).

Maria-Chiara Pomarico


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