Nel 2016 sono stati 3827 i giovani fra i 15 e i 18 anni che hanno abbandonato la scuola. Il dato più alto fra le province pugliesi.

È stato da poco pubblicato il rapporto IPRES (Istituto Pugliese di Ricerche Economiche e sociali) riguardante l’abbandono scolastico in Puglia. Un rapporto che analizza l’andamento del fenomeno nel 2016 paragonandolo con gli anni precedenti. Se pure la ricerca ci parla di un sostanziale miglioramento della situazione, segnala anche ostinate criticità.

Iniziamo dal 2016. In base ai dati elaborati, i giovani pugliesi in età 15-18 anni che abbandonano prematuramente la scuola e non sono occupati ammontano a 13.532 persone, di cui il 61% sono maschi. Cifre che – anche se ancora troppo elevate – lasciano ben sperare considerato che solo nel 2012 gli abbandoni sono stati 7000 in più. Il rapporto spiega che tale contrazione è da attribuirsi fondamentalmente a due fattori: uno demografico, con la contrazione della popolazione giovanile della medesima classe di età nei 4 anni presi in esame (circa 5.300 giovani in meno); un secondo fattore dovuto, molto probabilmente, alle policy regionali, in particolare “diritti a scuola”. In questo contesto a fare sicuramente male è la provincia Bat che mostra un valore assoluto di abbandoni superiore alle altre province e, sotto il profilo dinamico, un aumento di giovani che non vanno più a scuola.

Lo scenario cambia prendendo in considerazione gli anni scolastici 2013/2014 e 2014/2015. Gli alunni che hanno abbandonato la scuola in questo periodo sono 10.901, cioè il 5,1 per cento degli iscritti. A livello nazionale il dato è del 4,2. Gli abbandoni in Puglia dunque sono un punto sopra la media e rappresentano l’8 per cento del totale nazionale. In questo caso il dato della Bat, con il suo 5 per cento, risulta pienamente in linea con la media nazionale. A vestire la maglia nera sono invece la provincia di Brindisi con un 6,2 per cento e quella di Taranto con un 5,7.

Se si passa ad analizzare le singole città capoluogo non si può non notare l’ottimo risultato di Barletta che con il suo 3,9 per cento è il capoluogo pugliese in cui i giovani abbandonano meno la scuola. Un risultato discreto lo consegue anche Trani, con il 4,8 per cento, che rimane al di sotto della media regionale. Mentre un brutto posizionamento tocca ad Andria che con il 5,8 per cento è una delle 4 città capoluogo che superano il tasso regionale medio di abbandoni scolastici (le altre sono Brindisi, Taranto e Lecce).

Un dato interessante è quello che registra come gli allontanamenti si concentrino per circa l’89% negli istituti professionali e tecnici, mentre le percentuali restano molto basse nei licei. Se si tiene conto che in Italia – come dimostrano gli studi di ricercatori quali Cavaletto, Romito, Pizzalis – resta fortissima l’associazione fra percorsi formativi dei giovani e ambiente socio-culturale di provenienza, si capisce facilmente come l’abbandono scolastico colpisca prevalentemente i ragazzi appartenenti alle classi meno abbienti. Ciò contribuisce indubbiamente al perpetrarsi delle disparità sociali, che la scuola pubblica, almeno nelle intenzioni, era chiamata ad appianare. Ma qui finiamo in un campo che non è il nostro e, forse, è troppo più grande di noi.