di Andrea Colasuonno

La nuova rotonda di viale Gramsci, quella che sorge esattamente al posto del passaggio a livello che per decenni, insieme alla linea ferroviaria, ha diviso in due la città di Andria, è pronta. Certo, ci sono le ultime sistemazioni definitive da fare ma la sostanza c’è, indietro non si torna.

Si può guardare con emozione una rotonda? Solitamente no, ma questo caso fa eccezione. Non c’è andriese che guardando il lavoro sulla rotatoria prendere forma non abbia provato un pochino di intima soddisfazione, non ce n’è uno che non si sia detto fra sé e sé, “finalmente”.

È indubbiamente lei, quella rotonda, il simbolo della più grossa trasformazione strutturale vissuto dalla città negli ultimi decenni – l’interramento della ferrovia, appunto – una trasformazione destinata ad allontanare Andria dallo status di paese e ad avvicinarla di qualche centimetro a quello di città.

A guadarla, fin dal primo colpo d’occhio, si capisce subito che non è una rotonda come un’altra. È in una posizione troppo strategica della città. Uno snodo frequentatissimo da macchine, mezzi, pedoni, proprio di fianco alla stazione centrale, all’ospedale, e proprio sulla via di accesso principale al centro urbano per chi arriva da fuori, non solo il centro storico, ma anche il centro più commerciale (corso Cavour e via Regina Margherita). Proprio sull’asse di collegamento, infine, fra la città e il suo polmone verde, la Villa Comunale.

Per via di questa posizione unica, a guardarla, quella rotonda, fin dal primo colpo d’occhio, si capisce che non può rimanere una struttura semplicemente dal valore strumentale, si candida invece naturalmente ad ospitare qualcosa che abbia valore evocativo e simbolico. Ad esempio, una scultura.

Ovviamente non può essere una scultura qualunque, dovrebbe essere una scultura in cui si riconoscano gli andriesi, che rappresenti plasticamente passato e presente della città e che dica immediatamente qualcosa di Andria a un forestiero che vi arrivasse e ci passasse di fianco.

Ecco allora una proposta: perché non installare su quella rotonda una scultura che celebri gli agricoltori andriesi? Sarebbe un omaggio della città a una figura cardine del suo passato, del suo presente e probabilmente del suo futuro.

L’agricoltura è stata, ed è, il principale motore economico di Andria, l’ossatura intorno alla quale essa si è sviluppata e ha prosperato. Allo stesso tempo la civiltà contadina, con il suo portato valoriale, è l’elemento cardine intorno al quale la società andriese e la sua cultura popolare si sono formate, certamente mutando in seguito, ma anche conservando intatto un nucleo originario. Non c’è famiglia andriese che non abbia o non abbia avuto un rapporto con la terra di Andria, e che non abbia all’interno della propria discendenza qualcuno che quella terra l’abbia lavorata. Una statua agli agricoltori andriesi sarebbe allora una statua che i cittadini di Andria farebbero a loro stessi.

L’idea di un “monumento ai braccianti”, tra l’altro, non è nuova. La sua genealogia si perde nei decenni, ma a farsene latore in anni più o meno recenti è stato Michele Palumbo nella sua introduzione al libro “Da Andria contadina a Torino operaia” di Alfonso Leonetti. In quelle pagine Palumbo scrive “Ad Andria da tempo giace, nei cassetti delle buone intenzioni, il progetto di realizzare in città un monumento al bracciante andriese (…), ma il monumento al bracciante, figura storica della storia, della società e dell’economia andriese, non è stato ancora realizzato. È destino del bracciante, dunque avere tutto a caro prezzo (…) anche una statua”.

Che il tempo per una per una statua simile non sia effettivamente giunto? Parliamone.


Articolo precedenteIl volo della rondine
Articolo successivoRivestimenti Moderni: Materiali, Texture e Colori di Tendenza
"Andrea Colasuonno nasce ad Andria il 17/06/1984. Nel 2010 si laurea in filosofia  all'Università Statale di Milano con una tesi su Albert Camus e il pensiero meridiano. Negli ultimi anni ha vissuto in Palestina per un progetto di servizio civile all'estero, e in Belgio dove ha insegnato grazie a un progetto dell'Unione Europea. Suoi articoli sono apparsi su Nena News, Lo Straniero, Politica & Società, Esseblog, Rivista di politica, Bocche Scucite, Ragion Pratica, Nuovo Meridionalismo.   Attualmente vive e lavora a Milano dove insegna italiano a stranieri presso diversi enti locali".

1 COMMENTO

  1. Assessore bisogna rimettere subito il doppio senso su corso Cavour da via Firenze verso la rotonda.
    Togliere quella pista ciclabile inutile e così non facciamo il giro di quattro strade per arrivare alla rotonda.

LASCIA UNA RISPOSTA

Please enter your comment!
Please enter your name here