I più scelgono di distrarsi, pensando ai fatti propri…
“Fare il palo”, cioè collaborare anche con la semplice indifferenza ad ogni sorta di illegalità ed ingiustizia è una delle condotte più diffuse tra gli umani di ogni condizione sociale, economica, culturale e politica. Perché è redditizia. Procura, infatti, un piccolo tornaconto. Delle briciole. Vere esche avvelenate, però, per i risvolti sociali, culturali e politici.
Passeggiando per le strade della città, nei pressi di un parcheggio incustodito, il tuo sguardo è attratto da qualcosa che lo incuriosisce. Un giovane, dalle poderose braccia interamente asfaltate da tatuaggi, sta, infatti, armeggiando presso la portiera di un auto in sosta. Intuisci, dal modo guardingo di arrabattarsi, che non ne è il proprietario. La conferma ti viene presto fornita dal gracidante rumore della serratura forzata.
Se qualcuno si avvicinasse alla tua macchina con fare sospetto, immediatamente, di corsa ti precipiteresti per scongiurare il furto dell’autoradio o dell’intero veicolo, mettendo in conto persino un’eventuale colluttazione con lo scassinatore.
Invece… placidamente ora volgi la testa dall’altra parte, poi dolcemente alzi il capino verso il cielo e noti che le nuvole bighellonanti veleggiano di gran carriera verso orizzonti lontani. Preso dalla tua sensibilità poetica, ti lasci lusingare dalle sirene del cielo e… via di corsa con un etereo salto ti poni a cavalcioni sulla nuvola più ammaliante, che ti trasferisce verso i paradisi esotici del sesso a buon mercato con bambini/e (Sono, purtroppo, alcune migliaia i/le cittadini/e, che ogni anno si lanciano nell’inquietante ed avvilente avventura!)
A chi non è capitata un’esperienza che ha fatto vacillare la sua condizione di cittadino integro, onesto, generoso? I più hanno scelto solitamente di distrarsi, pensando ai fatti propri. Sarebbero pure intervenuti, se avessero avuto del tempo a disposizione, ma ahimé! erano proprio impegnati.
Solo uno stormo di inguaribili sognatori, esiguo come le lucciole, che ormai hanno smesso di baluginare nelle notti, occhieggiando alle stelle, si avventura in un impegno autenticamente civile, sociale, culturale e politico. Solidale. E vengono considerati ingenui, perché si illuderebbero di voler cambiare il mondo.
Tanti anni fa a Barletta il preside di una scuola media ordinò per più giorni ad un bidello di raggiungere il suo poderetto e di coltivarlo. Il pover’uomo, disabile, obbediva senza batter ciglio. Tutti i docenti ne erano a conoscenza, ma nessuno fiatava. Eppure assistevano ad un reato inquadrabile sostanzialmente nella fattispecie di furto, alla collettività, per giunta.
Quasi tutti volsero lo sguardo altrove ed in classe pontificavano sul valore dell’onestà e della legalità. Per il loro piccolo ritorno personale (arrivare tranquillamente in ritardo a scuola, esibire certificati medici fasulli, trascurare l’impegno didattico, fare persino vacanze bianche), che il capo d’istituto perdonava immancabilmente, ne scaturiva un immane danno agli alunni.
Solo un manipolo di docenti si permise di dissentire, rivolgendosi agli inquirenti per il ripristino della legalità. Proprio non tolleravano che sotto i loro occhi si consumasse un crimine, in un’istituzione che avrebbe dovuto essere in prima linea nell’educare a valori fondamentali. E mal gliene incolse
A chi non è mai capitato di recarsi da uno specialista per una visita di controllo? Alla fine della prestazione sanitaria, sovente, viene rivolta la fatidica domanda: “Con fattura o senza?”. Ci pensi un attimo, provi una stizza incontenibile, e quasi immancabilmente con l’amaro in bocca sussurri: “Senza fattura, dottore!”. Il medico, per parte sua, gongola.
La casistica degli esempi di iniziative immorali ed illegali, che ci vedono protagonisti, si allunga chilometricamente: non pretendere lo scontrino per gli acquisti; evadere il pagamento delle tasse; fittare senza regolare contratto di locazione un appartamento; assumere una badante senza corrisponderle il compenso dovutole; costruire l’abitazione abusivamente; vendere il proprio voto alle consultazioni elettorali.
Raramente viene contestata la violazione delle regole. Strizzando l’occhiolino, sommessamente ci vien suggerito: “Fai pure!”. Le élite dominanti così’ si sentono liberi di mettere le mani in silos di marmellata. E noi di conseguenza, diventiamo schiavi. Consenzienti! Condizione servile peggiore di quella dalla quale pensavamo di esserci liberati.
È possibile imboccare un percorso di serietà? “Sì, perbacco! Con la cultura! Pretendendo ad ogni piè sospinto da se stessi e dalle autorità di essere permeati dalla cultura. Fino alle midolla. In tutti i luoghi. In ogni momento della giornata.” Suggerisce, inascoltata la coscienza, e sono dello stesso avviso le persone per bene, che sono tante in Italia.
Naturalmente, si fa riferimento alla cultura autentica, capillare, creativa, umile, generosa, partecipata che tempra gli animi ed intenerisce i cuori…non certo alla paccottiglia che si acquisisce frequentando una scuola allo sbando o a quella che fornisce, starnazzando, la televisione.
La cultura alta, in tutte le sue forme, (letteratura, scienza, film, poesia, arte, musica, danza), consente di…. scegliere, come autentici amici, persone meravigliose… impegnarsi per la giustizia sociale.… lottare contro le ingiustizie …stigmatizzare i ciarlatani che avidamente e senza scrupoli si oppongono strenuamente all’accoglienza dei migranti (il pensiero corre a Salvini ed a tutti quelli che gli danno credito)… comprendere che l’interesse del singolo passa solo attraverso l’interesse della collettività.
Quando si coltiva in sé la cultura, che porta i cittadini ad essere vigili e presenti… gli ulivi del Salento vengono difesi… i terreni non vengono avvelenati con i pesticidi ed il glifosate… i ponti non cadono… i paesi terremotati vengono ricostruiti rapidamente… la democrazia si irrobustisce… ci si prende cura delle fasce sociali più deboli… i migranti vengono accolti ed ospitati fraternamente, in attesa che si eliminino le cause di sfruttamento, guerre e carestie..
Ci si sente confortanti dal pensiero che il poeta greco Costantino Kavafis era dello stesso avviso:
Mura
Senza riguardo, senza pudore né pietà,
m’han fabbricato intorno erte, solide mura.
E ora mi dispero, inerte, qua.
Altro non penso: tutto mi rode questa dura sorte.
Avevo da fare tante cose là fuori.
Ma quando fabbricavano fui così assente!
Non ho sentito mai né voci né rumori.
M’hanno escluso dal mondo inavvertitamente