Si intitola “Panni Sporchi per Martinengo” l’ultimo libro di Fabrizio Borgio che, attraverso tutti gli elementi del noir, racconta vicende familiari strettamente e mestamente legate all’annosa questione del caporalato:
Ciao, Fabrizio. Si può dire che il tuo libro nasca quasi per “sedimentazione”?
È corretto. Un termine che ho utilizzato in più occasioni per descrivere il processo creativo che porta alla nascita del libro. Non c’è mai una sola idea di base ma l’aggregazione di più spunti, inizialmente nati magari per altre storie.
Che differenza c’è tra il concetto di famiglia inteso come sentimento rispetto alla famiglia come istituzione?
Abissale. La famiglia come istituzione è una convenzione, un obbligo. Un’armatura morale che può divenire una camicia di forza. Il sentimento della famiglia è Amore. Semplice, puro e altruistico Amore.
Pur dipanandosi tra le Langhe e Monferrato, il noir tange anche la questione meridionale legata al caporalato. Tale condizione lavorativa è appannaggio solo del passato o è viva e fiorente anche nelle odierne dinamiche contrattuali?
Non è assolutamente retaggio del passato e non è solo una questione meridionale. È una realtà che si mimetizza nella selva contrattuale del mondo del lavoro, negli strati più bassi della povertà e dell’emarginazione. Come aveva previsto Eco nel suo saggio Il passo del gambero. Oggi vedo ben più di un passo…
I panni sporchi si lavano in casa?
Solo quando i problemi sono interni alla famiglia.